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Viola ArdoneIl treno dei bambini

Liceo classico Stellini, Udine
Classe: II A
Docente: Mariaelena Porzio

La storia raccontata ne Il treno dei bambini parla del trasferimento di molti bambini dal sud verso il nord nel dopoguerra. Perché ti sei appassionata all’argomento?

Questa storia mi è stata raccontata da un amico di famiglia. Non diede molta importanza all’episodio, ma notai che lo ricordava con tenerezza, ne parlava come di una cosa bella della sua infanzia. Da Napoli partirono moltissimi bambini, eppure non faceva piú parte della memoria collettiva. L’iniziativa ne aveva coinvolti ben 70000 su tutto il territorio italiano. Pensai subito che fosse una storia bellissima, epica, in cui c’era già tutto quel che serviva: il trasferimento e quindi il distacco, il ritorno, il concetto di solidarietà, insomma mi sono innamorata dell’idea.

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Lidia Beccaria RolfiL’esile filo della memoria

Istituto Arimondi Eula, Savigliano (CN)
Classi: III D, IV A, IV B, V B, V D

Intervista al figlio Aldo Rolfi.

Quando e quanto sua madre le ha raccontato della sua esperienza e che effetto le ha fatto da bambino ascoltarla?  In che modo l’esperienza del campo di lavoro ha influenzato il vostro rapporto? 

Mia madre è stata una madre normalissima. Nel momento in cui ho iniziato ad avere cognizione, intorno ai 6, 7, 8 anni, ho intuito però che mia madre non era come le madri dei miei compagni di scuola: quando si parlava tra di noi io portavo delle esperienze ascoltate in casa completamente diverse dagli altri. Però, almeno nella prima infanzia, non è che avvertissi questa sua condizione particolare, né mi sono sentito diverso. Tutto è venuto fuori in maniera graduale. È nell’adolescenza che ho iniziato a fare domande. E ad ogni domanda c’era una risposta, a differenza di quanto accadeva a molti ex deportati.

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Viola ArdoneOliva Denaro

Liceo classico Ariosto, Ferrara
Classe: III S
Docente: Laura Comparato

«Mio padre fotografa la vita, e nella vita ci sta tutto. Anche quello che uno non vuole vedere» (p. 30). Con queste parole Liliana intende dire che la vita va affrontata in tutti i suoi aspetti con coraggio, senza temere il giudizio degli altri?

Sí, certo, ma c’è anche il coraggio dei fotografi e i giornalisti che documentavano gli omicidi di mafia e di camorra. Non solo le immagini della Sicilia bella, da cartolina, ma anche di quella violenta.

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Marcello FoisPietro e Paolo

Liceo scientifico A. Roiti, Ferrara
Classi: III A, III M, III P, IV B, IV P

Cosa l’ha portata a scrivere il romanzo Pietro e Paolo?

Pietro e Paolo è un libro riassuntivo di cose scritte precedentemente, ci sono molti temi che mi sono cari sviluppati in opere precedenti, citazioni, libri importanti della mia vita. Un libro apparentemente piccolo che per me rappresenta una specie di chiusura di un ciclo, dentro al quale ho messo tutte le cose che mi piacciono: i romanzi di formazione, le storie di amicizia, la Prima Guerra Mondiale come condizione di rapporto con la storia, la mia terra, la Sardegna.

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FilelfoL’assemblea degli animali

Istituto D’Alessandro-Risorgimento, Teramo
Docente: Francesca Mincione
Classe: II C

Intervista immaginaria a Filelfo, autore de L’assemblea degli animali.

Sappiamo che Filelfo è solo lo pseudonimo di un misterioso autore che ha composto una «favola selvaggia», in grado di raccontare di quanto l’uomo sia irresponsabile e lontano da un rapporto vivo e rispettoso nei confronti del pianeta, e di come nel tempo abbia smarrito una vera a propria coscienza ecologica. Per quale ragione, tu, hai deciso di rimanere nell’anonimato, pur avendo annunciato un messaggio cosí urgente e importante?

Ho preferito nascondermi fra tutti gli uomini, piuttosto che rivelare la mia identità, poiché, in fondo, sono uno di loro, e ho pensato che fosse adeguato rappresentare il punto di vista di una collettività piú estesa, per sollecitare chiunque a una riflessione profonda sul modo migliore di abitare il Pianeta.

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J. D. SalingerIl giovane Holden

IISS Paciolo-D’Annunzio, Fidenza
Classi: I A, IB, IIA, II B linguistico
Docente: Marilisa Antifora

Intervista degli studenti al traduttore Matteo Colombo

Quanto tempo ha impiegato per tradurre Il giovane Holden?

Ho avuto due anni per lavorare a questo libro. Sono tempi veramente insoliti per l’editoria, ma siccome non c’era una particolare urgenza e volevamo tutti fare un buon lavoro e curare questo libro che è simbolico del catalogo Einaudi, abbiamo deciso di fare le cose con calma. Questo mi ha dato modo di lavorarci tanto, e il tempo è una delle cose che in traduzione servono di piú: puoi lasciar riposare il lavoro che hai fatto, te ne allontani un po’ per essere meno coinvolto e ti riavvicini poi come se non fosse tuo, come se anche tu leggessi quelle pagine per la prima volta.

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Antonio GaldoPrigionieri del presente, L’egoismo è finito, Basta poco

Liceo scientifico A. Roiti, Ferrara
Classi: III L, III M, V M, V B, IV O, V O

In Prigionieri del presente lei critica il panorama politico, paragonandolo a un «evento calcistico» in cui si tifa l’una o l’altra fazione e ci si concentra sulla critica e sull’offesa al partito di idee opposte. Tuttavia i politici, in quanto rappresentanti, sono lo specchio della popolazione, e la loro incapacità – o meglio, la loro assenza di volontà – di comunicare gli uni con gli altri, riflette forse un problema piú grande che si estende alla società intera. Non direbbe dunque che l’attuale classe politica sia la rappresentazione di una società incapace di comunicare e di pensare criticamente? Se sí, crede che la scuola abbia una responsabilità nel formare i giovani cosí che siano in grado di discutere dei problemi che riguardano il futuro?

Nel quarto capitolo faccio riferimento a una popolarissima trasmissione radiofonica degli anni Sessanta, chiamata Tutto il calcio minuto per minuto, grazie alla quale potevi seguire in diretta l’andamento delle partite. Era tutto un continuo sovrapporsi di interruzioni e battute per annunciare il goal, il rigore. Tutto il contrario di ciò che la politica dovrebbe fare in un ordinato modo di procedere, fermo restando che la propaganda è uno degli elementi essenziali del gioco politico.

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Giorgio SciannaCose piú grandi di noi

ISIS Isaac Newton, Varese
Classe: V B mec
Docente: Giuseppe Finocchio

Nella mattinata di sabato 16 maggio 2020 a partire dalle ore 08:30, l’ISIS Newton di Varese ha ospitato in piattaforma lo scrittore Giorgio Scianna, nell’ambito del progetto Biblioteca per tutti – Lo Struzzo a scuola Einaudi, per discutere di argomenti e curiosità sul suo ultimo libro Cose piú grandi di noiletto da diverse classi del nostro Istituto, che racconta la storia di una ragazza adolescente che si ritrova a vivere l’esperienza degli arresti domiciliari nella Milano degli anni 80, piú precisamente verso la fine dei cosiddetti “anni di piombo”.

C’è un motivo dietro alla scelta di un personaggio femminile come protagonista?

Nei miei ultimi libri che parlano di ragazzi, c’erano personaggi maschili molto presenti; mettere al centro della storia una ragazza, per me era una sfida nuova ed interessante.

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Massimo MantelliniBassa risoluzione

Liceo A. Casardi, Barletta
Classi: V C scienze umane
Docenti: Giovanni Antonio del Vescovo

«Internet, luogo della documentabilità, si trasforma nello spazio in cui ogni cosa sarà rapidamente dimenticata». Quando la bassa risoluzione riempirà completamente le nostre vite ci sarà una via d’uscita? O andiamo incontro a un irreversibile precipizio?

Per molti anni abbiamo immaginato Internet come il luogo della memoria, della conservazione, dentro uno spazio infinito, di tutti i documenti del mondo. Poi ci siamo resi conto che era tutto piú complicato di cosí e che la Rete non era poi troppo diversa dagli altri archivi.

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Nadia TerranovaAddio fantasmi

Liceo Nomentano, Roma
Classi: II M, III B, III M, IV B, IV I
Docenti: Silvia Vitucci e Claudia Indovina

Vitucci: Ida si vergogna, si sente in colpa del proprio vissuto; il suo dolore è difficile da raccontare, evidentemente per tanti motivi, ma soprattutto per motivi legati alla differenza profonda che c’è tra la morte di un padre e la scomparsa di un padre. Quello di Ida «è scivolato via». Il tema della vergogna mi sembra un aspetto fondamentale che riguarda il personaggio di Ida. In un’intervista bellissima raccolta da Anais Ginori sulle pagine de «la Repubblica» che ha visto dialogare Nadia Terranova con una scrittrice francese che io amo moltissimo, Annie Ernaux, Nadia ha proprio parlato della vergogna come requisito ineliminabile da cui scaturisce il bisogno di scrivere. Volevo chiedere a Nadia di raccontare anche a noi il nesso tra vergogna e scrittura, in che modo la vergogna alimenta la sua scrittura e talvolta la letteratura di genere.

Credo che sia molto bella la frase di Annie Ernaux in cui dice che nel passato ha voluto scrivere solo libri che le rendessero insostenibile lo sguardo degli altri; io penso che, se uno deve scrivere un libro, piú o meno deve metterci dentro proprio questo.

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