Viola ArdoneOliva Denaro

Liceo classico Ariosto, Ferrara
Classe: III S
Docente: Laura Comparato

«Mio padre fotografa la vita, e nella vita ci sta tutto. Anche quello che uno non vuole vedere» (p. 30). Con queste parole Liliana intende dire che la vita va affrontata in tutti i suoi aspetti con coraggio, senza temere il giudizio degli altri?

Sí, certo, ma c’è anche il coraggio dei fotografi e i giornalisti che documentavano gli omicidi di mafia e di camorra. Non solo le immagini della Sicilia bella, da cartolina, ma anche di quella violenta.

«Chi in prigionia ci è sempre stato l’indipendenza non se la può nemmeno rimpiangere» (p. 41). Che cosa spinge alla fine la madre di Oliva ad appoggiare la coraggiosa scelta della figlia?

Il fatto di avere sperimentato il suo dolore, di aver visto la sofferenza sul suo corpo, e infine il grande amore che prova per lei, che si trasforma in fiducia.

Nel paese di Martorana la vita delle persone è molto condizionata dalle dicerie della gente. Oggi, l’esistenza di strumenti che aiutano la divulgazione di opinioni, dicerie, giudizi piú o meno fondati, quanto influenza il nostro modo di pensare e quanto condiziona il nostro modo di agire?

I social sono le piazze virtuali del paese di un tempo: servono a conoscersi, a condividere, a divertirsi ma possono diventare anche luoghi di maldicenza, bullismo, pettegolezzo, violenza. Con l’aggravante che dietro il monitor di un computer o lo schermo del telefonino ci si può nascondere, si può sfruttare l’anonimato per dare il peggio di sé.

Perché Lei associa ad alcuni personaggi determinati fiori? Qual è il significato di questa scelta? Ad esempio, perché Pino Paternò viene associato sempre ai gelsomini?

L’uso di tenere un gelsomino dietro l’orecchio proviene dal mondo arabo, il fiore è un ornamento per l’uomo come per la donna. È un modo per dire che le mode e le convenzioni cambiano nel tempo e nello spazio, cosí come l’idea di mascolinità e di femminilità.

La società è in continuo sviluppo e mutamento e le leggi vengono scritte in modo che la rappresentino. Molto spesso accade, tuttavia, che le norme non vengano aggiornate: quindi finiscono per non essere piú rappresentative della società stessa. Perché, secondo Lei, in Italia, l’adeguamento del diritto che normava il reato di violenza sessuale è avvenuto con tanto ritardo?

Perché il dibattito si è arenato per anni su un tema ancora oggi molto delicato, il tema del consenso. Inoltre è stato complicato arrivare alla definizione di che cos’è una violenza sessuale. Anche questo è un argomento oggi molto dibattuto: una mano sul sedere è una violenza sessuale, una molestia, un gesto goliardico? Emanare leggi nuove non è semplice perché queste devono valere per tutti e in ogni circostanza. È anche vero però che alla legge sulla violenza sessuale il parlamento italiano è arrivato con imbarazzante ritardo, cosí come per altri diritti.

Nel testo il nome della protagonista del libro è composto da due parole comuni, che hanno un significato proprio, oliva e denaro. Diverse volte si dice che Oliva ha gli occhi «a forma di oliva» e si fa riferimento anche alla condizione economica della sua famiglia e al fatto che lei non volesse accettare i soldi di nessuno, in quanto voleva dimostrare che se la sarebbe cavata da sola: il nome della protagonista ha quindi un valore simbolico?

Mi piace che i nomi dei personaggi abbiano sempre qualcosa da dire, non siano neutri ma portino con sé una micronarrazione. A volte questa precede il personaggio, altre volte si rivela man mano che la storia procede e io scopro perché avevo pensato a quel nome.

Nella società in cui Oliva vive sussiste una condizione di sudditanza della donna nei confronti dell’uomo e della moglie nei confronti del marito. Nel romanzo, invece, notiamo che la figura silenziosa è rappresentata dal padre della protagonista, mentre è la madre che svolge quasi il ruolo di capofamiglia. Perché ha fatto questa scelta?

Perché la figura del padre-padrone è stata una realtà ma anche uno stereotipo e io credo che la narrazione debba girare alla larga dagli stereotipi. È anche vero inoltre che le donne nelle società tradizionali sono state il braccio armato del patriarcato, coloro che perpetravano l’ordine instaurato dagli uomini all’interno della famiglia.

Perché il rapporto tra Oliva e sua madre si fa piú forte soltanto dopo l’evento dello stupro?

Perché esce dalla teoria, dalle mille regolette insegnate dalla madre e imparate dalla figlia ed entra nella realtà. E la realtà è che quella era una società profondamente ingiusta per le donne.

Nel libro ricorrono espressioni del tipo «sono nata al femminile e il femminile singolare non esiste», oppure «nascere femmina è tutta una sfortuna», oppure ancora «chi non ha marito non ha nome». Il testo sottolinea in maniera molto precisa e toccante quanto le donne siano state e talvolta siano tuttora poco considerate nella loro individualità. Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo e ad affrontare certe tematiche? È venuta a conoscenza da vicino di situazioni che l’hanno portata a porre questo argomento al centro della Sua opera?

Mi ha spinto il fatto che nonostante tanti cambiamenti e passi avanti ancora oggi essere donna nel nostro paese per certi aspetti è complicato e che la violenza sulla donna purtroppo non è un capitolo archiviato della nostra storia.

Oliva non sa spesso cosa vuole, anche se altrettanto spesso dichiara di essere favorevole oppure no agli eventi quotidiani che le accadono. Da dove deriva questa iniziale debolezza della volontà quando deve esprimersi con le altre persone?

È una ragazza molto giovane, si sta ancora sperimentando ed è in cerca di conferme e smentite rispetto all’identificazione dei suoi desideri.

Oliva, dopo aver insegnato a Napoli per qualche anno, decide di ritornare a Martorana: da cosa è determinata questa scelta?

Dal fatto che non vuole piú scappare, desidera riannodare la sua vita nel punto in cui era stata spezzata, vuole realizzarsi nel posto in cui è nata senza dover chiedere il permesso a nessuno.