FilelfoL’assemblea degli animali

Istituto D’Alessandro-Risorgimento, Teramo
Docente: Francesca Mincione
Classe: II C

Intervista immaginaria a Filelfo, autore de L’assemblea degli animali.

Sappiamo che Filelfo è solo lo pseudonimo di un misterioso autore che ha composto una «favola selvaggia», in grado di raccontare di quanto l’uomo sia irresponsabile e lontano da un rapporto vivo e rispettoso nei confronti del pianeta, e di come nel tempo abbia smarrito una vera a propria coscienza ecologica. Per quale ragione, tu, hai deciso di rimanere nell’anonimato, pur avendo annunciato un messaggio cosí urgente e importante?

Ho preferito nascondermi fra tutti gli uomini, piuttosto che rivelare la mia identità, poiché, in fondo, sono uno di loro, e ho pensato che fosse adeguato rappresentare il punto di vista di una collettività piú estesa, per sollecitare chiunque a una riflessione profonda sul modo migliore di abitare il Pianeta. E chi, meglio degli animali che lo abitano in modo giusto, avrebbe potuto farsi portavoce di un’emergenza che gli stessi uomini ancora non vogliono afferrare e comprendere? Cosí, da Filelfo, ho scritto questa favola moderna.

Gli animali sono, dunque, i protagonisti assoluti della tua storia e decidono di inviare all’uomo un grande avvertimento, attraverso la pandemia. Sono, quindi, messaggeri di un manifesto importante sulla crisi ecologica che incombe sulla Terra. Ma, in che modo essi hanno compreso che la Natura, che è la casa di tutti dalla quale l’uomo si è allontanato, fosse ferita per via dei tanti errori umani, compiuti nel tempo?

Gli animali hanno ancora un contatto vivo e stretto con la Natura e percepiscono la gravità della situazione che stiamo vivendo, mentre noi uomini che ci siamo creati ambienti artificiali, non ne possiamo essere cosí consapevoli, anzi, litighiamo in continuazione, fra scienziati, ecologisti, negazionisti, umanisti. Noi umani, non sappiamo piú ascoltarci e obbedire alla voce della natura. È come se l’uomo si fosse «tolto dal mazzo», estromettendosi dall’ecosistema…

A proposito di animali, il koala Ash, che è stato l’ispiratore di tutta la storia e al quale essa viene dedicata, che fine ha fatto? Come mai non è presente in Assemblea? Tu, ne sai qualcosa?

Ash, come sapete, è stato il primo koala nato dopo il tremendo Olocausto avvenuto nelle foreste australiane ed è il simbolo di una nuova vita migliore, per gli animali stessi e per tutti gli abitanti della Terra. Esso era molto piccolo e bisognoso di cure, per questo è stato accudito e tutelato da ogni pericolo. Cosí, dalla mia storia, ho preferito tenerlo al di fuori, come a volerlo proteggere, lontano da una vicenda di cui gli adulti devono farsi protagonisti e trasmetterla ai loro eredi, fedelmente, con onestà e con amore verso di loro. Ora sarà cresciuto, avrà un anno, festeggeremo a giorni il suo compleanno!

Sebbene nella favola non siano presenti precisazioni sui luoghi in cui le vicende si svolgono, emergono dei piccoli particolari che rimandano alla città di Roma. Come mai è stato scelto questo ambiente cittadino, sebbene siano stati altri contesti urbani, quelli in cui la pandemia ha inciso piú gravemente sul territorio e sugli umani?

Roma è senza dubbio la città simbolo della storia dell’umanità, simbolo della vita associata, della cultura che ha lasciato tracce profonde, ancora evidenti e visibili agli umani, vive una dimensione che restituisce il valore sacro della bellezza che racchiude e che non può e non deve essere mai dimenticata. E poi, non ditelo a nessuno, ma io sono di Roma!

Si comprende bene, dalla lettura della favola, come l’uomo, nel tempo, abbia dimenticato di appartenere al Tutto, quale entità naturale, vicina alle regole, ai legami, alle rotte che la Natura ha segnato per lui. Ma quando, secondo te, egli ha rotto definitivamente la sua interdipendenza con l’ecosistema?

Non è cosí semplice spiegare come l’uomo, secondo il Mito, abbia bevuto l’acqua del fiume Lete, che scorreva nello stesso giardino dove aveva mangiato anche il frutto proibito della conoscenza. Ma, nessuno degli animali aveva trasgredito, come lui, dissetandosi da quelle acque. Purtroppo, egli ha cosí perso la nozione del suo stato, ha dimenticato chi fosse! La sua tara originaria, non è stata pertanto la Conosocenza, ma la Dimenticanza. Ha smarrito la memoria dell’aggregarsi di acqua, aria, fuoco in composti mutevoli. Cosí ha perso il ricordo di tutti i linguaggi della Natura, delle sue regole, delle sue maniere, dei suoi divieti, delle sue connessioni, dei suoi indirizzi segreti e, non avendone memoria, non poteva conoscere le conseguenze dei suoi atti. Se solo avesse resistito, senza bere la Dimenticanza, forse tante sciagure non sarebbero accadute.

Leggere il tuo libro è stato per noi un’esperienza nuova e molto importante, anche se a volte faticosa. Sai perché? Perché tu sei bravissimo e usi parole raffinate, auliche, preziose e noi dobbiamo ancora impararle. Come mai questa scelta, nel tuo stile, se è vero che la favola deve arrivare a tutti?

Cari ragazzi, la Cultura è una forma di bellezza, alla quale non potete rinunciare, perché i grandi scrittori, pittori, gli artisti, i saggi che hanno tracciato le rotte della conoscenza, sono stati capaci di sentirsi parte della Natura, e da essa hanno tratto ispirazione per realizzare cammini di idee, pensieri, credi, fedi, filosofie e armonie. Ora, secondo voi, scegliere queste parole che avrete trovato sicuramente un po’ difficili, non avrà anche significato darvi la possibilità di raccogliere e studiare elementi nuovi, vivi, come i germogli dei fiori che crescono nel giardino della vostra bellissima scuola? Chi dimentica la Cultura, dimentica anche la Natura!