Percorsi d’autore

Percorsi

Eleonora MazzoniQuestione di donne

Quando osservo le ragazze di oggi, le vedo vogliose di studiare, informarsi, viaggiare, sperimentare relazioni, realizzarsi sul lavoro. Di essere indipendenti economicamente (e non solo). E magari a un certo punto – il se e il quando lo decidono loro – di fare pure un figlio. Insomma, ho l’impressione che le donne odierne, tra slanci e stalli, stiano comunque facendo di tutto per trovare un posto in quella società che in passato, invece, le ha escluse e marginalizzate.

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Percorsi

Giacomo MazzariolFarsi un’idea degli Stati Uniti

Cari studenti e studentesse,

so che la letteratura che si studia a scuola spesso ci può sembrare distante e pesante. È importante quindi leggere dei libri che parlino alle vostre vite giovani e che vi diano l’impressione di conoscervi piú di voi. Per questo state attenti anche agli stimoli esterni che vi portano fuori dai programmi, perché lí potrete trovare ottimi compagni di avventura. I libri sono in grado di definire la nostra personalità e il nostro carattere e non ci sono storie piú potenti di quelle che si leggono alla vostra età.

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Percorsi

Evelina SantangeloI pensieri arditi di Michela Murgia

Ci sono libri che per un autore e un’autrice sono fulcri in cui si concentrano riflessioni e intuizioni che alimenteranno il pensiero successivo. Il saggio narrativo Futuro interiore edito da Einaudi nel 2016 ha una tale centralità nella produzione di Michela Murgia. Forse per questo era cosí contenta quando le telefonai per dirle quanto lo avessi apprezzato, considerandolo un’opera fondativa, una svolta, l’inaugurazione di quello che sarebbe diventato un percorso i cui temi erano già tutti presenti in embrione tra le pagine di questo libro piccolo ma ad alta concentrazione di senso e immaginazione, perché i pensieri piú arditi emanano da lí, dall’immaginazione appunto.

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Percorsi

Benedetta TobagiResistenza con voce di donna (e non solo)

«Dio mio, quanto vi siete divertiti!» pare abbia esclamato Italo Calvino dopo aver letto il Diario partigiano di Ada Gobetti, e credo proprio che sarete d’accordo con lui. Scritto a partire dagli appunti cifrati in inglese tenuti venti mesi della guerra civile 1943-45 dietro sollecitazione di Benedetto Croce nientemeno (il filosofo voleva capire cosa fosse stata davvero la Resistenza, e chi meglio di Ada?) e pubblicato nel 1956, il Diario conserva intatta la sua freschezza, e resta uno dei piú ricchi e vivaci resoconti dell’esperienza partigiana, col valore aggiunto di raccontarla dalla prospettiva di una donna.

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Percorsi

Gianni SollaVite incredibili

Attraverso le storie abbiamo la possibilità di osservare da punti di vista differenti il territorio che vediamo ogni giorno. La nuova prospettiva nasce dall’angolazione con cui la luce colpisce gli oggetti del quotidiano. Alla fine di ogni romanzo, la nostra toponomastica sentimentale viene riscritta. La magia avviene vivendo le vite dei protagonisti. In realtà è un semplice trucco: fingere di essere qualcun altro. Ma funziona, perché riusciamo a vivere un’esperienza anche senza averla vissuta direttamente.

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Percorsi

Emanuela CanepaCrescere con i classici

Appartengo a una generazione che ha iniziato a leggere tirando giú dagli scaffali quel che c’era in casa. Non esisteva una differenza davvero netta tra libri per ragazzi e libri per adulti, e non erano diffuse come ora le biblioteche di quartiere – o almeno non a Roma, dove sono cresciuta – per ampliare l’offerta. Perfino le librerie, a ripensarci ora, erano luoghi austeri, prestigiosi, imponenti, perlopiú in centro storico, e quindi difficili da raggiungere. Senza contare che non avevamo un soldo, e anche se qualcuno ci avesse portato fino a lí non avremmo comunque potuto permetterci di comprare nulla. Se volevi leggere, quindi, avevi a disposizione solo quello che potevi rimediare facilmente a casa tua, o al massimo da un parente compiacente. E nelle case della media borghesia dei primi anni ’70 c’erano quasi solo classici, libri scritti prevalentemente tra la fine del XVIII e il XIX secolo.

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Percorsi

Fabio GedaAbitare l’altrove

Le storie servono a un sacco di roba, lo sappiamo: invitano ad aprirci allo stupore, educano alla bellezza, pongono quesiti esistenziali su noi e sul mondo. Ci intrattengono anche. Fanno ridere e piangere. Se serve ci schiaffeggiano, ci scuotono dal torpore, e se serve ci consolano — sí, anche quello, e diffidate di chi denigra il potere consolatorio delle storie. Ma uno dei motivi che, personalmente, piú mi hanno spinto nel corso della vita a farmi rapire da mondi di carta è quello che chiamerei: abitare l’altrove. Niente di complicato: si tratta di andare in luoghi geografici o dell’animo umano (quelli che chiamo panorami emotivi) in cui non sono mai stato, o in cui sono stato e mi piace tornare.

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Percorsi

Sara LoffrediL’anima delle città

Come l’uomo plasma la sua casa nel corso di una vita, cosí generazioni di uomini modificano le città nei secoli, rendendo visibile il rapporto tra il luogo e chi lo abita. Se persone diverse costruiscono rapporti diversi con sé stessi e i loro simili, lo faranno anche con lo spazio che occupano, ed è per questo che luoghi costruiti con i medesimi elementi – abitazioni, negozi, strade, portici, alberi, a volte un fiume – risultano cosí distanti tra loro.

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Percorsi

Paolo MalagutiIn fuga verso l’avventura

Ogni volta che mi capita di chiacchierare con qualcuno di libri, avverto una lieve sensazione di disorientamento. Questo capita perché, anche se sto parlando di un romanzo letto e riletto, scopro sempre, grazie ai miei interlocutori, particolari a cui non avevo posto attenzione, chiavi interpretative che avevo trascurato, scorci su personaggi che credevo di conoscere già a fondo. Il disorientamento, va da sé, aumenta quando mi ritrovo a dialogare di percorsi di lettura, di generi letterari, insomma non piú di singole opere, ma di intere famiglie di libri: per quanto possa credermi esperto di questo o quel settore, ogni volta mi rendo conto di aver commesso l’errore di reputare completo, o almeno sufficiente, un percorso di lettura che, a conti fatti, risulta essere solo uno tra i tanti possibili.

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Percorsi

Chiara ValerioOgni incontro è una storia di fantasmi

Non credo sia capitato solo a me – e, a dirla tutta, continui a capitarmi – di guardare una persona che conosco e non capirne i comportamenti, addirittura i movimenti, o, viceversa, di incontrare per caso una persona sconosciuta e pensare di averla già vista, e, parlandoci – quando l’estraneo era accessibile, adesso, causa pandemia, purtroppo lo è assai meno – parlandoci, dicevo, o vendendola muovere, pensare di averla già incontrata. Ma dove? Ecco, questo “dove” che cerchiamo, non credo sia solo un luogo, penso sia anche un tempo.

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