Gianni SollaVite incredibili

Attraverso le storie abbiamo la possibilità di osservare da punti di vista differenti il territorio che vediamo ogni giorno. La nuova prospettiva nasce dall’angolazione con cui la luce colpisce gli oggetti del quotidiano. Alla fine di ogni romanzo, la nostra toponomastica sentimentale viene riscritta. La magia avviene vivendo le vite dei protagonisti. In realtà è un semplice trucco: fingere di essere qualcun altro. Ma funziona, perché riusciamo a vivere un’esperienza anche senza averla vissuta direttamente.

 

I personaggi dei romanzi che preferisco sono quelli che hanno molta forza, capaci di sopportare e ribaltare gli eventi, e la forza del protagonista è la forza del romanzo. Se penso a una vita incredibile penso a quella di Giuseppe Felice Angiolino Ramundo, a quella di Ida e di Nino raccontata ne La storia da Elsa Morante. Un giorno Ida detta Iduzza incontra Gunther, un soldato tedesco. È spaventata perché le sue origini ebree che tenta di nascondere modificando l’accento del suo cognome non la tengono al sicuro. Gunther è in cerca di piacere e lo otterrà con la forza, e in cambio lascerà a Ida un coltellino. È in quel gesto che sopravvive l’umanità nel carnefice. Ecco la forza di tutti i protagonisti, quella che impiegano non per restare vivi, ma per restare umani. Ida, maestra di scuola e vedova, darà alla luce Giuseppe, figlio bastardo da tenere nascosto. È cosí che comincia La storia, con la venuta al mondo di un bambino durante uno dei periodi piú complicati della nostra storia recente. I bombardamenti e le corse al rifugio, l’oscuramento e la borsa nera. L’amore di Nino per la vita dentro e fuori dalle regole ma che continua a sfuggirgli e che giunge sotto forma di cane, Blitz. La capacità di questo romanzo unico è quella di trasformare la storia in esperienza, di attenersi ai fatti continuando a essere un grande romanzo pieno di sentimenti.

Esistono vite silenziose che trasformano un grande dolore in una grande forza, e allora mi viene in mente L’Arminuta, il romanzo di Donatella Di Pietrantonio pubblicato nel 2019. È la storia di una adolescente restituita dalla ricca famiglia adottiva a quella naturale. La famiglia di origine è povera e la protagonista ignora le ragioni del trasferimento. La scoperta della povertà come condizione umana e del ruolo che le viene assegnato nella famiglia la portano in un mondo sconosciuto; infine, scoprire di avere una sorella piccola che però la prenderà sotto la sua ala protettiva sarà la sua salvezza. Lo stato di incertezza e la speranza di ritornare nella famiglia che l’ha cresciuta sono le corde che risuonano per il tempo del romanzo fino alla rivelazione finale, quando troveremo una protagonista forte e capace di sostenere la verità. Un viaggio di ritorno indispensabile per crescere. Una storia che ci insegna che la luce filtra anche nelle caverne piú profonde e che non siamo mai davvero soli. È una vita incredibile quella dell’Arminuta, la ritornata.

Un’altra vita incredibile è quella raccontata nel romanzo di Alba Donati, La libreria sulla collina. Un memoir pieno di luce su un desiderio che si realizza, su un desiderio che diventa destino, quello di aprire la Libreria Sopra la Penna a Lucignana, un piccolo borgo della Garfagnana con meno di duecento abitanti. È una storia di rinascita, della libraia protagonista e della sua libreria, ma anche la storia di una comunità che si identifica attraverso i libri che compra, e la libreria si trasforma in una sorta di anagrafe del paese.

 

La forza, dicevo, delle volte è contenuta nelle persone che incontriamo, la riconosciamo e la mostriamo al legittimo proprietario. Almarina di Valeria Parrella è la storia di un dentro e di un fuori, che racconta l’incontro tra l’insegnate di matematica Elisabetta Maiorano del carcere minorile di Nisida con la giovane detenuta di origini rumene, Almarina. Elisabetta è una cinquantenne vedova, infelice come lo sono tutti quelli che vivono sotto la superficie della vita. Elisabetta avrà in affidamento Almarina per i giorni di Natale e durante questo periodo inizia la costruzione di un rapporto che ribalterà la vita di entrambe.

Addio, a domani, invece è il racconto di Sabrina Efionayi. Ambientato a Castel Volturno in provincia di Caserta. La madre di Sabrina si chiama Gladys ed è venuta in Italia a diciannove anni per lavorare e sostenere la famiglia rimasta a Lagos, ma la vita mostra il suo lato duro e Gladys bussa alla porta della sua vicina, Antonietta, affidandole la sua bambina di undici giorni. Da quel momento Sabrina avrà due madri ma anche due patrie. Attraverso i suoi occhi scopriamo mondi che si sovrappongono e si mischiano. «Quando scrivo mi sento al sicuro», dice Sabrina, confermando che la letteratura è una patria che non controlla passaporti e che offre cittadinanza a tutti quelli che hanno bisogno di comprendere. Un racconto che ho trovato di grande ispirazione.

Infine, in questo mio viaggio tra vite incredibili, tra i miei appunti, compare una storia di grande complessità, quella raccontata da Fuani Marino in Svegliami a mezzanotte. Si comincia con un salto dopo il quale la vita della protagonista non sarà piú la stessa. Ho ammirato la precisione di questa scrittura e la disciplina dell’indagine interiore a cui si sottopone l’autrice, e ancora una volta, una storia mi ha fatto vivere una vita differente, piú coraggiosa della mia.