storia

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Ta-Nehisi CoatesIl danzatore dell’acqua

«È la memoria la via, è la memoria il ponte fra la dannazione della schiavitú e la benedizione della libertà».

Nella piantagione di Lockless vive Hiram Walker: ha diciannove anni ed è nato schiavo, ma possiede qualcosa che lo rende unico. Il padre di Hiram è il proprietario della piantagione: come spesso accadeva all’epoca, ha messo incinta una schiava e l’ha poi venduta quando Hiram era solo un bambino. Della madre Hiram non ricorda niente, nonostante la memoria portentosa che, insieme alla sua intelligenza, gli ha permesso di lavorare a stretto contatto con i bianchi.

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VoltaireCandido o L’ottimismo

«C’era in Westfalia, nel castello del signor barone di Thunder-ten-tronckh, un giovane a cui la natura aveva fatto dono dei modi piú squisiti. L’aspetto annunciava l’animo suo. Al retto giudizio univa la semplicità di spirito, e per questo, credo, lo avevano soprannominato Candido».

Attraverso la girandola di avventure, sciagure, improvvise fortune e delusioni del povero Candido, un inguaribile ottimista, Voltaire porta «uno sguardo rapido su tutti i secoli, tutti i paesi, e di conseguenza, su tutte le sciocchezze di questo piccolo globo».

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Luciano BolisIl mio granello di sabbia

Il resoconto di un partigiano sfuggito all’ultimo momento al suicidio. Un documento e un esempio di coraggio e di civiltà.

Nel febbraio del 1945 Luciano Bolis, militante del Partito d’Azione, fu arrestato dai fascisti. Rinchiuso nelle carceri genovesi di via Monticelli e orribilmente torturato, per non rivelare i nomi dei suoi compagni tentò il suicidio squarciandosi la gola con una lametta. Trasportato in fin di vita all’ospedale, fu poi liberato dai partigiani con un colpo di mano proprio alla vigilia del 25 aprile.

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Alcide CerviI miei sette figli

La storia dei sette fratelli fucilati dai repubblichini agli albori della Resistenza: un’indimenticabile testimonianza di uno degli episodi piú tragici della lotta partigiana.

Stampato per la prima volta nel 1955 e tradotto in moltissime lingue, I miei sette figli è un documento fondamentale dell’epopea partigiana italiana. Mai nella storia di un popolo, neppure nelle sue leggende, si era avuto il sacrificio di sette fratelli caduti nello stesso istante e per la stessa causa.

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Melania MazzuccoVita

Nel 1903 Vita e Diamante, nove anni lei, dodici lui, sbarcano a New York. Dalla miseria delle campagne del Mezzogiorno vengono catapultati in una metropoli moderna, caotica e ostile. Vita è ribelle, possessiva e indomabile, Diamante taciturno, orgoglioso e temerario. Li aspettano sopraffazione, violenza e tradimento. Ma anche occasioni di riscatto, la scoperta dell’amicizia e, soprattutto, l’amore. Che si rivelerà piú forte della distanza, della guerra, degli anni.

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Chimamanda Ngozi AdichieL’ibisco viola

Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia. Ma nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza.

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Michail BulgakovIl Maestro e Margherita

«Che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre?»

Nella Mosca staliniana degli anni Trenta, due letterati, Michail Berlioz e Ivan Ponyrëv, stanno discutendo dell’esistenza di Dio. A intromettersi nella loro conversazione arriva uno strano personaggio, che dichiara di essere stato presente al secondo interrogatorio di Gesú da parte di Ponzio Pilato. È un esperto di magia nera, si chiama Woland. Ma in realtà è Satana in persona.

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Sara LoffrediFronte di scavo

«La Regina Bianca mi aveva tradito, scatenando la valanga. Ero convinto che la potessimo domare, che si sarebbe piegata al nostro volere, ma lei era antica, vigorosa, feroce».

All’inizio degli anni Sessanta, centinaia di uomini sono impegnati nella piú grande operazione di «chirurgia geografica» del secondo dopoguerra: il traforo del Monte Bianco. Devono procedere spediti, e soprattutto dritti, altrimenti la galleria italiana e quella francese non s’incontreranno. Ettore è un uomo di città, chiamato in valle per partecipare al progetto. I calcoli e le misurazioni sono il suo pane quotidiano, l’ingegneria il suo mestiere; di colpo viene precipitato in uno scenario che gli allarga la mente e il respiro.

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