contemporaneità

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Concita De GregorioIn tempo di guerra

«Questa storia, se avrete voglia di leggerla, mostra che c’è sempre un luogo dove andare. Qualcosa da cambiare. Anche quando non sembra».

A volte basta fare un passo, dire una parola, spostare appena lo sguardo per vedere il mondo, come una sorpresa, con occhi diversi. È quello che accade a un ragazzo di trent’anni quando inizia a ripensare alla propria vita: Marco è alla ricerca di una strada e si è sempre sentito estraneo a una famiglia, la sua, che riassume le contraddizioni del secolo scorso. Una famiglia in cui ognuno crede in qualcosa, sia un’idea, un partito, una chiesa. Lui, invece, si sente in lotta contro tutto: il soldato di un esercito invisibile.

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Agus MoralesNon siamo rifugiati

Ulet è somalo e ha quindici anni. Quando viene soccorso in mare ha con sé soltanto una canottiera gialla e i segni della violenza dei centri di detenzione libici. È fuggito dall’inferno eppure non riuscirà ad approdare sulle coste italiane: il suo ultimo atto di libertà, prima di perdere conoscenza per sempre, sarà guardare il mar Mediterraneo.

«Volevo scrivere un libro su persone che – come Ulet – fuggono dalla guerra, dalla persecuzione politica e dalla tortura, e che alcuni in Occidente vogliono trasformare nel nemico del ventunesimo secolo».

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Antonio GaldoNon sprecare

Un manifesto per un nuovo stile di vita, un nuovo modello di sviluppo, una nuova economia, una nuova crescita.

Siamo tutti diventati spreconi. Terribilmente. Per i motivi piú disparati: abitudine, indifferenza, distrazione. Eppure una tumultuosa trasformazione sta investendo il destino di ognuno di noi, costringendoci a ripensare in un colpo solo all’economia, alla politica, alla società. Ai modi di produrre e di consumare. Al modello di sviluppo e al prezzo della spesa.

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Francesca MannocchiIo Khaled vendo uomini e sono innocente

«Ci chiamano mercanti della morte, immigrazione clandestina, la chiamano. Io sono la sola cosa legale di questo Paese. Prendo ciò che è mio, pago a tutti la loro parte. E anche il mare, anche il mare si tiene una parte della mia mercanzia. Mi chiamo Khaled, il mio nome significa immortale. Mi chiamo Khaled e sono un trafficante».

Khaled è libico, ha poco piú di trent’anni, ha partecipato alla rivoluzione per deporre Gheddafi, ma la rivoluzione lo ha tradito. Cosí lui, che voleva fare l’ingegnere e costruire uno Stato nuovo, è diventato invece un anello della catena che gestisce il traffico di persone.

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Michela MurgiaIstruzioni per diventare fascisti

«Essere democratici è una fatica immane. A dire il vero, se guardiamo all’Italia di oggi, sembra che non interessi piú a nessuno, tanto meno alla politica».

Lungi dall’essere un’ideologia, il fascismo di oggi è un metodo, un modo di fare. È il metodo non di chi combatte un avversario, ma di chi costruisce un nemico, di chi fa leva su una costante condizione di pericolo, di chi pensa che un capo unico e forte possa risolvere tutti i problemi.

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