Tiziano Scarpa Stabat mater
È notte, l’orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte l’assale la solitudine piú assoluta. E per combattere quel vuoto, scrive delle lettere alla persona piú lontana: la madre che l’ha abbandonata.









