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Herman MelvilleMoby-dick

Un romanzo d’avventura che è anche una fiaba mostruosa e un’allegoria intollerabile. E senza dubbio, un capolavoro indiscusso della letteratura americana, riproposto in una nuova traduzione.

Ishmael arriva a New Bedford un giorno d’autunno, e dopo aver conosciuto Queequeg, un ramponiere polinesiano, decide di avventurarsi con lui in mare aperto a bordo della baleniera Pequod. Ad accoglierli è una ciurma di pazzi d’ogni colore, razza e fede, dai quaccheri ai cannibali agli adoratori del fuoco, e un capitano sul quale si vociferano molte storie, che si mostra loro solo a navigazione iniziata. Ahab, questo il suo nome, appare sul ponte con una gamba d’osso di balena e un’unica ossessione: trovare Moby-Dick, l’inafferrabile e feroce capodoglio che lo ha mutilato con un colpo di coda.

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Passaparola

Kevin PowersYellow Birds

Christian Frascella, scrittore

Caro ragazzo,

ciao. Sono Christian e sono una specie di scrittore. Ho pensato in questi giorni che dovresti farmi e farti un favore: tra una whatsappata e l’altra, se ti riesce, potresti accomodarti da qualche parte e leggere (ma anche in piedi va bene, conosco un sacco di ragazzi che leggono in piedi e mi dicono che alla fine è la stessa cosa che leggere seduti) un libro che secondo me non solo è bellissimo ma è anche fico, fico nel senso che dopo averlo letto potresti tirartela un po’ e affascinare chi ti ascolterà raccontandone la storia e il significato. Un libro che ti renderà più sexy e intelligente di chi ancora non l’ha letto o addirittura non ne conosce nemmeno l’esistenza.

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Andrea De BenedettiLa situazione è grammatica

Liceo scientifico A. Einstein (Torino)
Classi: II B – II CS
Docente: Mariester Negro

Ha mai incontrato qualche difficoltà nell’esprimersi? Quali sono stati i suoi errori? È riuscito a sorridere delle sue difficoltà cosí come interviene su quelle altrui?

Naturalmente sí. Anzi, mi capita spesso. Ma quando mi capita, credo che a mancarmi sia piú la chiarezza dei concetti che le parole o la grammatica. «Rem tene, verba sequentur», diceva Catone il Censore: tieni – nel senso di domina, possiedi – i fatti, e le parole seguiranno. Ecco, secondo me è verissimo. Se non conosci i fatti (la «rem»), o non ti chiarisci prima le idee su ciò che vuoi dire, è difficile che ti escano di bocca le parole giuste.

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Andrea De BenedettiLa situazione è grammatica

Accellerare o accelerare? Se stesso o sé stesso? Valige o valigie? Un pò o un po’?

Capita a tutti di commettere errori di grammatica. Per distrazione, per un riflesso condizionato, non necessariamente per ignoranza. A volte, strano ma vero, a sbagliare è proprio la lingua, con le sue prescrizioni illogiche e le sue regole irragionevoli. In questo piccolo e agile volume, non privo di ironia, il linguista Andrea De Benedetti ricostruisce la storia del vocabolario italiano attraverso gli errori più comuni, le distrazioni e i lapsus.

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Akhil SharmaVita in famiglia

La famiglia Mishra, padre, madre e due figli, si trasferisce dall’India frugale degli anni Settanta negli Stati Uniti. Tutto è nuovo ed entusiasmante: cose mai viste, odori sconosciuti, acqua corrente, ascensori, semafori, tv a tutte le ore, pubblicità; ma anche spaesamento linguistico e razziale e segregazioni incomprensibili e talora comiche. Tutto è una scoperta. Ajay cresce e va a scuola con ottimi risultati, ma è Birju, il primogenito, il vanto della famiglia: è un ragazzo eccezionale, viene ammesso in una scuola superiore prestigiosa, vuole diventare medico. È in lui che la famiglia Mishra ripone le speranze di integrazione e ascesa sociale. Ma all’improvviso questo universo in costruzione crolla. Tre minuti appena. Un tempo cosí breve, eppure sufficiente a deviare il corso di un’esistenza, azzerandone il futuro.

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Passaparola

Ester ArmaninoStoria naturale di una famiglia

Stefania Bellitti, libraia

A volte non basta leggere la quarta di copertina di un libro. Per sceglierlo, a volte occorre parlarne con qualcuno.

Parliamo del bel romanzo di Ester Armanino, Storia naturale di una famiglia.

Parliamo di Bianca, un’adolescente curiosa, attenta ai particolari, meticolosa nelle sue descrizioni. La sua è una storia di cambiamenti, alcuni naturali, altri meno. Con i suoi occhi e le sue parole seguiamo quell’esistenza, in fotogrammi puntuali. La madre, il padre, il fratello, i cambiamenti in una sequenza di movimenti, necessari per liberarsi dal bozzolo, e trasformarsi in altro, spiegare le ali.

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Ester ArmaninoStoria naturale di una famiglia

Per cercare di capire il mondo degli adulti, Bianca lo osserva con gli occhi spalancati e con la curiosità di una piccola entomologa. Come attraverso la lente di un microscopio, cerca nei gesti affannati dei genitori e del fratello i movimenti ordinati e rassicuranti degli insetti, finendo per sovrapporre quel mondo in cui non esistono i tradimenti e le famiglie non si sfasciano a quello reale: «Mi vedevo piccoli uncini al posto delle mani, con quelli potevo rimanere arpionata alla terra e guardare le cose da lì, dove non era possibile cadere».

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Leonardo CaffoLa vita di ogni giorno

Centro studi Excol
Docente: Melissa Trevisan

Quali criteri etici determinano la scelta di un leader?

All’interno della prospettiva della prima lezione del mio libro, La vita di ogni giorno, ciò che viene fuori è che un leader è colui che è in grado di mettersi nei panni dell’altro: esattamente colui che si ferma a soccorrere il motociclista caduto. Nell’ipotesi tale per cui, affinché si possa governare uno spazio comune, bisogna innanzitutto mettersi nei panni di coloro che andrebbero aiutati in quest’arte del governo; intendo coloro che normalmente in una società divisiva come la nostra chiamiamo «dipendenti» ma che sono in realtà ciò da cui tu dipendi (attraverso il loro percorso e il tuo puoi essere «compiuto»). Per cui la prima scelta di un leader è la capacità di essere empatico, dove per empatico si intende quasi di più la simpatia, nel senso di condividere il pathos, di comprendere le posizioni, le strumentazioni e le forme in cui si trovano gli altri.

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Classe

Primo LeviLa tregua

IISS Cezzi De Castro Moro, Maglie (LE)
Classe: III A CAT
Docente: Elena Tamborrino

«Giunsi a Torino il 19 di ottobre, dopo trentacinque giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava».

Bastano queste poche parole per riconoscere il senso del viaggio maledetto di Primo Levi, all’epoca giovane chimico torinese di famiglia ebraica, iniziato in Se questo è un uomo dove si narra della deportazione e della prigionia ad Auschwitz, e terminato con il racconto di un ritorno a casa, ne La tregua, scritto tra il 1961 e il 1962 e pubblicato da Einaudi la prima volta nel 1963, ben diciotto anni dopo le terribili esperienze vissute dall’autore.

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