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Riccardo GazzanigaNon devi dirlo a nessuno

Luca ha tredici anni ed è genovese. È l’estate del 1989 e la sua famiglia decide di trascorrere le vacanze estive a Lamon, un piccolo centro sulle montagne bellunesi. Al centro della storia c’è l’adolescenza, con i suoi rituali e le sue scoperte: i ragazzi che si sentono i padroni del mondo, le serate passate al campetto di calcio, le gare in bici, le ragazze, i primi baci, Luca che ha una cotta per Chiara, che ha una cotta per Samuele. Finché una sera, succede qualcosa di inquietante. Addentratosi nel bosco con il fratellino Giorgio, Luca si accorge che nel buio due occhi li stanno fissando.

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Nadia TerranovaGli anni al contrario

Liceo Nomentano, Roma
Classe: IV L
Docente: Silvia Vitucci

Il 28 novembre 2016 diverse classi del liceo Nomentano di Roma, grazie alla preziosa collaborazione della responsabile del Punto Einaudi di via Bisagno Simona Pedicone, hanno avuto modo di incontrare Nadia Terranova e di discutere con lei del suo romanzo d’esordio, Gli anni al contrario. L’autrice si è mostrata molto disponibile a rispondere ai dubbi dei ragazzi e molto interessata alle loro opinioni personali; l’intervista si è svolta in una piacevole atmosfera di curiosità reciproca.

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Michele MariRoderick Duddle

«Una volta presa una direzione, quel primo passo avrebbe innescato una catena di conseguenze lunga quanto la sua vita».

Figlio di una prostituta, Roderick cresce all’Oca rossa, una locanda malfamata di Castlerough frequentata da furfanti, ubriaconi e vagabondi. Quando la madre muore, il padrone della locanda pensa bene di cacciarlo, abbandonandolo al proprio destino. Cosí, a soli dieci anni, Roderick si ritrova da solo, in possesso di un unico oggetto: un medaglione che porta appeso al collo.

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Maurizio BettiniA che servono i Greci e i Romani?

A che servono i Greci e i Romani? Una domanda che viene rivolta sempre più spesso a chi si occupa di discipline umanistiche, soprattutto classiche. Ma questa volta il tono è volutamente provocatorio: nell’uso del verbo «servire» si nasconde la denuncia verso una politica scolastica e un modo di pensare sempre più diffuso che svilisce il concetto di cultura, ridimensionandolo a qualcosa che deve creare un’utilità immediata, principalmente di tipo economico. E quale può essere il punto da cui partire per sovvertire questa tendenza? Far comprendere ai ragazzi la bellezza e l’utilità esistenziale della cultura classica e la sua capacità di dar loro quel senso critico che li accompagnerà per tutta la vita.

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Percorsi

Demetrio PaolinIl racconto diverso della Resistenza: Pavese e Fenoglio

L’altro giorno in un incontro a scuola, durante il famigerato silenzio seguito a «ci sono domande», il preside della scuola, che aveva assistito alla mia lezione su La casa in collina di Pavese e su Una questione privata di Fenoglio, ha preso la parola e ha dichiarato il suo stupore nel vedere come nessuno dei due autori veda riconosciuto il giusto valore all’interno dei programmi scolastici. Io ovviamente non ho le competenze tecniche per dire se questo è vero, se e come si devono rivedere i programmi ministeriali. Posso spiegare perché mi pare incredibile che due autori come Pavese e Fenoglio non siano studiati con piú cura e attenzione dai nostri ragazzi.

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Beppe FenoglioUna questione privata

«Tu non devi sapere niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima».

Langhe, tempo di Resistenza. Fenoglio racconta temi a lui molto cari: le guerre partigiane, la Storia pubblica e militare, gli scontri a fuoco, i movimenti delle truppe e delle bande fasciste e antifasciste, la crudeltà e la morte che ne consegue. Ma non è tutto. A questo si intreccia una storia piú piccola, piú personale e intima, eppure vissuta in modo non meno tragico, che vede protagonista il giovane Milton, studente universitario ed ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome.

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Passaparola

Akhil SharmaVita in famiglia

Virginia Verna e Eleonora Tonelli, studentesse-giurate del Premio Letteraria

Questa è la Vita in famiglia di Ajay.

Dal giorno in cui lui e i suoi si trasferiscono da Oriente a Occidente, ha inizio una vita varia e travagliata: la ricostruzione di una comunità, l’abituarsi a un mondo diverso. E poi il dolore, quando dopo il tragico incidente del fratello, Ajay deve imparare a convivere con un nuovo Birju, in stato vegetativo.

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Herman MelvilleMoby-dick

Un romanzo d’avventura che è anche una fiaba mostruosa e un’allegoria intollerabile. E senza dubbio, un capolavoro indiscusso della letteratura americana, riproposto in una nuova traduzione.

Ishmael arriva a New Bedford un giorno d’autunno, e dopo aver conosciuto Queequeg, un ramponiere polinesiano, decide di avventurarsi con lui in mare aperto a bordo della baleniera Pequod. Ad accoglierli è una ciurma di pazzi d’ogni colore, razza e fede, dai quaccheri ai cannibali agli adoratori del fuoco, e un capitano sul quale si vociferano molte storie, che si mostra loro solo a navigazione iniziata. Ahab, questo il suo nome, appare sul ponte con una gamba d’osso di balena e un’unica ossessione: trovare Moby-Dick, l’inafferrabile e feroce capodoglio che lo ha mutilato con un colpo di coda.

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Passaparola

Kevin PowersYellow Birds

Christian Frascella, scrittore

Caro ragazzo,

ciao. Sono Christian e sono una specie di scrittore. Ho pensato in questi giorni che dovresti farmi e farti un favore: tra una whatsappata e l’altra, se ti riesce, potresti accomodarti da qualche parte e leggere (ma anche in piedi va bene, conosco un sacco di ragazzi che leggono in piedi e mi dicono che alla fine è la stessa cosa che leggere seduti) un libro che secondo me non solo è bellissimo ma è anche fico, fico nel senso che dopo averlo letto potresti tirartela un po’ e affascinare chi ti ascolterà raccontandone la storia e il significato. Un libro che ti renderà più sexy e intelligente di chi ancora non l’ha letto o addirittura non ne conosce nemmeno l’esistenza.

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Andrea De BenedettiLa situazione è grammatica

Liceo scientifico A. Einstein (Torino)
Classi: II B – II CS
Docente: Mariester Negro

Ha mai incontrato qualche difficoltà nell’esprimersi? Quali sono stati i suoi errori? È riuscito a sorridere delle sue difficoltà cosí come interviene su quelle altrui?

Naturalmente sí. Anzi, mi capita spesso. Ma quando mi capita, credo che a mancarmi sia piú la chiarezza dei concetti che le parole o la grammatica. «Rem tene, verba sequentur», diceva Catone il Censore: tieni – nel senso di domina, possiedi – i fatti, e le parole seguiranno. Ecco, secondo me è verissimo. Se non conosci i fatti (la «rem»), o non ti chiarisci prima le idee su ciò che vuoi dire, è difficile che ti escano di bocca le parole giuste.

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