Archivio Mensile: gennaio 2017

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Leonardo CaffoLa vita di ogni giorno

Centro studi Excol
Docente: Melissa Trevisan

Quali criteri etici determinano la scelta di un leader?

All’interno della prospettiva della prima lezione del mio libro, La vita di ogni giorno, ciò che viene fuori è che un leader è colui che è in grado di mettersi nei panni dell’altro: esattamente colui che si ferma a soccorrere il motociclista caduto. Nell’ipotesi tale per cui, affinché si possa governare uno spazio comune, bisogna innanzitutto mettersi nei panni di coloro che andrebbero aiutati in quest’arte del governo; intendo coloro che normalmente in una società divisiva come la nostra chiamiamo «dipendenti» ma che sono in realtà ciò da cui tu dipendi (attraverso il loro percorso e il tuo puoi essere «compiuto»). Per cui la prima scelta di un leader è la capacità di essere empatico, dove per empatico si intende quasi di più la simpatia, nel senso di condividere il pathos, di comprendere le posizioni, le strumentazioni e le forme in cui si trovano gli altri.

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Classe

Primo LeviLa tregua

IISS Cezzi De Castro Moro, Maglie (LE)
Classe: III A CAT
Docente: Elena Tamborrino

«Giunsi a Torino il 19 di ottobre, dopo trentacinque giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava».

Bastano queste poche parole per riconoscere il senso del viaggio maledetto di Primo Levi, all’epoca giovane chimico torinese di famiglia ebraica, iniziato in Se questo è un uomo dove si narra della deportazione e della prigionia ad Auschwitz, e terminato con il racconto di un ritorno a casa, ne La tregua, scritto tra il 1961 e il 1962 e pubblicato da Einaudi la prima volta nel 1963, ben diciotto anni dopo le terribili esperienze vissute dall’autore.

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Percorsi

Walter BarberisGiorno della memoria

Al termine della Seconda guerra mondiale, uno strano silenzio copriva la tragedia della Shoah. Dopo la caduta del nazismo in Germania e dei fascismi in varie parti d’Europa, dopo la vittoria degli Alleati contro i tedeschi, dopo gli episodi gloriosi dei vari movimenti di resistenza contro i regimi dispotici, pareva che l’unica via di uscita verso un futuro di pace e un nuovo progresso fosse dimenticare quanto prima gli orrori della guerra. Guardare avanti era il sentimento più diffuso. In particolare, pareva scomodo e senza vere spiegazioni quel tremendo episodio che aveva visto eliminare milioni di ebrei nei campi di sterminio, nelle camere a gas e nei forni crematori. Come se fosse stato frutto di una allucinazione, di una mostruosa follia da parte degli assassini nazisti; e di una remissività quasi colpevole da parte delle vittime, entrambi intrappolati nelle spire di una cultura del razzismo senza via di scampo.

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Riccardo StaglianòAl posto tuo

Quand’è l’ultima volta che avete comprato un biglietto del treno allo sportello invece di farlo online? O un cd in un negozio di dischi? O che avete messo piede in banca?

P come Posto, il tuo posto di lavoro. Quello che internet e le macchine si portano via.

Le macchine hanno sempre rimpiazzato gli uomini. Prima però lo facevano nei compiti pesanti, colpendo i colletti blu; ora sostituiscono anche il lavoro dei colletti bianchi. In passato l’aumento della produttività dato dalla tecnologia si trasformava in piú ricchezza per la società: se uno perdeva il lavoro in manifattura ne trovava un altro nei servizi. Ormai invece le macchine corrono troppo forte e distruggono piú posti di quanti non ne riescano a creare.

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Benedetta TobagiCome mi batte forte il tuo cuore

«Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell’asilo non mi credono. Allora insisto: “Hanno ammazzato papà, gli hanno sparato, bum! bum!, con la pistola” e mimo con le dita la forma dell’arma. Una P38».

Milano, 28 maggio 1980. Alcuni membri della «Brigata XXVIII marzo», formazione terroristica di sinistra, sparano a Walter Tobagi, una delle firme piú prestigiose del «Corriere della Sera», uccidendolo. Benedetta ha soli tre anni, conserva di lui qualche ricordo e una grande incolmabile mancanza.

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Insegnante

Benedetta TobagiCome mi batte forte il tuo cuore

Silvia Vitucci (Roma)

Lessi Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre di Benedetta Tobagi quando uscì, nel 2009, e mi piacque moltissimo, per la sua scrittura tersa e per il modo in cui dimensione pubblica e privata sono inestricabilmente intrecciate. Mi colpì molto l’editoriale che gli dedicò Ferruccio De Bortoli sul «Corriere della Sera», essendomi ritrovata in particolare in queste parole: «Un libro che andrebbe letto anche a scuola. Noi ci auguriamo leggendo queste pagine così belle e nobili di non dover più rivivere gli anni di piombo, anche se ne vediamo ripetersi alcuni dei sintomi. E immersi nel liquido a volte maleodorante della nostra contemporaneità, ci domandiamo, con senso di angoscia, come ci ricorderanno i nostri figli. E se stiamo facendo di tutto per consegnare loro una società migliore».

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Benni, Crichton, Dahl, Ende, Lodoli e altriCompagni di scuola

Pochi momenti restano impressi in ognuno di noi come quelli vissuti a scuola. È lí che per la prima volta si provano emozioni, passioni, delusioni e rancori che durano una settimana, ma cosí forti da restare indelebili nella memoria. È lí che, mentre impariamo a conoscere il mondo, il mondo impara a conoscere noi. È lí che nascono amicizie destinate a durare per sempre. Che li si ami o li si odi, gli incontri e gli scontri di quei giorni sono spesso destinati a cambiare una vita e per questo sono stati oggetto dell’attenzione di tanti scrittori, che hanno saputo raccontarli nei loro lati comici e in quelli tragici.

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Insegnante

Antonella OssorioLa mammana

Erminia d’Auria (Cava de’ Tirreni)

«La mammana racconta e volge allo sguardo del lettore quelle verità che non si vedono, si sentono con il cuore. Quando stavo per acquistare questo libro, incrociai lo sguardo della mia prof. di lettere e lei mi disse: “Sono sicura che a te piacerà molto!”»

Questo è ciò che una mia alunna ha scritto in un compito in classe dopo aver letto il romanzo di Antonella Ossorio. Autrice di libri per ragazzi, Antonella Ossorio è riuscita, con un romanzo forte ed intenso, ad arrivare al cuore di tutti i miei studenti, che l’hanno acclamata come una rockstar durante l’incontro che si è tenuto presso il nostro Liceo.

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Elena VarvelloLa vita felice

Elia ha sedici anni ed è un ragazzo solitario. Suo padre Ettore ha perso il lavoro e ora sembra perdere, giorno dopo giorno, anche la ragione: si chiude in garage, scrive lettere in cui denuncia un complotto di cui si sente vittima, sparisce per ore a bordo di un furgone. La madre Marta si aggrappa al ricordo di un marito che di fatto non c’è più. E così la routine famigliare si inceppa, fino a precipitare in una notte d’agosto.

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