Sabrina EfionayiAddio, a domani

14+

Il romanzo sincero, potente, di una giovane donna che a soli vent’anni ha vissuto molto piú di una vita.

Sabrina Efionayi ha due madri. Una è Gladys, la sua madre biologica, che è nata in Nigeria ed è venuta in Italia a diciannove anni per lavorare e sostenere la famiglia rimasta a Lagos; non sapeva che il suo mestiere sarebbe stato vendere il proprio corpo. L’altra è Antonietta, è napoletana, e non immaginava che un giorno Gladys avrebbe attraversato la strada tra le loro case e le avrebbe messo in braccio Sabrina, chiedendole di occuparsi di lei, di diventare sua madre.

Non lo immaginava, ma quando è successo ha accettato. Da quel momento Sabrina si è ritrovata in una situazione speciale, perché i rapporti con la sua madre biologica, con le sue origini, non si sono interrotti, e cosí lei è cresciuta tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità. Un’identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell’aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.

Leggi un estratto.

Questa storia avrei voluto scriverla dicendo: io. Perché è la mia. A mano a mano che ci entravo, però, mi sono resa conto di non riuscirci – troppo difficile, troppo doloroso. Ecco perché l’ho scritto dicendo: lei. Sabrina. Una ragazza napoletana afrodiscendente che un bel giorno decide di fare i conti con il tempo, di aprire certi cassetti della memoria e di ordinarne il contenuto sul letto, come quando si parte per un viaggio e si prepara la valigia. Ecco, io ora vi chiedo di partire con me. Abbiate fiducia. Datemi la mano.

«Una storia che si dipana tra Scampia e Castel Volturno, tra Prato e Lagos, e al centro un’identità che non è semplicemente definita dalle origini africane o europee, ma che parla di colpe, omissioni, amore e speranza» (Igiaba Scego su «Internazionale»).

«Un prezioso racconto autobiografico» (Goffredo Buccini, «7 – Corriere della Sera»).

«Una storia incredibile ma vera» (Valentina Furlanetto, «Il Foglio»).

«Un romanzo scritto per raccontare le difficoltà di una vita iniziata in condizioni apparentemente senza speranze e poi costruita superando con tenacia e determinazione un ostacolo dopo l’altro» («Il Messaggero»).

Su «Elle» l’intervista all’autrice.

«Un’opera letteraria con cui Sabrina Efionayi spera di riuscire a smuovere le coscienze in un Paese ancora indietro in materia di diritti e inclusione» (Gabriella Cantafio, «Io Donna»).

«Questo romanzo, che si legge tutto d’un fiato, non parla soltanto di identità e radici, di rapporti e relazioni genitoriali e della necessità di fare i conti con l’altro che ci appartiene. È un romanzo, anche, su come ci vedono gli altri, sul razzismo» (Enrica Riera, «L’Osservatore Romano»).

Al programma di Rai Tre, Le parole, Massimo Gramellini ha detto: «Mi ha molto commosso e mi ha molto colpito il libro, scritto benissimo. Lo consiglio anche per il piacere di leggere un italiano splendido, con un ritmo, una personalità e un’identità forte».

Sabrina Efionayi al Salone del libro di Torino con Irene Graziosi e Sofia Viscardi: