Fëdor DostoevskijMemorie del sottosuolo

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Non soltanto non ho saputo essere cattivo, ma non ho saputo essere niente di niente: né cattivo né buono, né canaglia né galantuomo, né eroe né insetto. E adesso passo i miei giorni qui nel mio cantuccio, burlando me stesso con la maligna e del tutto inutile consolazione che, comunque sia, una persona intelligente non può diventare sul serio qualcosa, giacché a diventar qualcosa ci riesce solamente l’imbecille.

Pubblicato nel 1864, Memorie del sottosuolo è il libro che annuncia i capolavori della maturità (Delitto e castigo uscirà appena due anni dopo). Già inconfondibilmente dostoevskiana è la voce che procede allo scandaglio dell’animo umano senza risparmiarsi nulla e senza indietreggiare davanti alle verità piú amare.

Con i suoi tratti ampiamente autobiografici, il protagonista delle memorie è un uomo timido, senza risorse e protezioni, che la brutalità della vita sociale respinge nel sottosuolo, e a cui non resta che cercare uno sfogo provvisorio tormentando chi sta ancora piú in basso di lui: Liza, misera prostituta alle prime armi, incontrata in una sera di neve bagnata.

 

«A cominciare dalle Memorie del sottosuolo, le idee che Dostoevskij trasporta sul piano dell’arte, con l’assillante e spoglia necessità espressiva con cui si comunicano i sentimenti piú gelosi, commuovono prima di persuadere, come blocchi incandescenti di cui non si riesca a individuar bene la forma» (dall’Introduzione di Leone Ginzburg).

«La poesia è come la musica, è il pathos, e questo libro, sia nel primo che nel secondo capitolo è pieno, di musica e di pathos. Vi consiglio, se posso dar dei consigli, e se ne avete voglia, di leggerlo ad alta voce. Credo che cambi. Ci son delle pagine che non si riescono a leggere senza accelerare, ci son delle pagine in cui manca il fiato» (Paolo Nori).

«Uno dei libri piú intensi, drammatici, neri e imbevuti di assoluto di sempre» (Maurizio Di Fazio, «Il Fatto Quotidiano»).

«Le Memorie del sottosuolo sono lo snodo, la Damasco narrativa di Dostoevskij: il protagonista è sprofondato nel sottosuolo e cerca di fondare la sua identità senza Dio, e titanicamente cerca di costruire quest’io, che si deve puntellare da qualche parte, e lo auto-fonda» (Alessandro D’Avenia su «Avvenire»).

«Un romanzo incredibile, la prosa ha un passo irresistibile e attualissimo. È talmente in anticipo sui tempi che ti costringe a farti delle serie domande su ciò che scriviamo e leggiamo adesso» (Gianni Montieri su doppiozero.com).

Su Radio 3 Chiara Guidi legge il romanzo.

Su Rai Cultura uno speciale dedicato alla vita dello scrittore: