Natalia GinzburgLa strada che va in città

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Uscito nel 1942 sotto lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, La strada che va in città è la storia di una ragazza che sceglie di fare un matrimonio d’interesse, di prendere la strada che va in città. Per poi accorgersi che il vero amore è altrove. Passioni senza via di uscita, vite alla deriva, anime alla ricerca di un approdo sicuro dove lenire le proprie delusioni: con uno sguardo impietoso ma distaccato, Natalia Ginzburg, in questo suo primo romanzo, descrive la solitudine di un’esistenza che nel gioco della memoria rievoca ciò che le è passato accanto come un mistero incomprensibile e inafferrabile.

Questa edizione, corredata da Notizie sul testo, antologia della critica, bibliografia e cronologia della vita e delle opere, ripropone la versione ristampata nel 1945 con il nome dell’autrice, che comprendeva anche i racconti Un’assenzaCasa al mareMio marito. Completano l’opera un’introduzione di Cesare Garboli e una prefazione dell’autrice.

Leggi un estratto.

Ricordavo che mia madre, quando leggeva un romanzo troppo lungo e noioso, diceva «Che sbrodolata». Prima d’allora non mi era mai capitato di pensare a mia madre quando scrivevo. E se ci avevo pensato, sempre mi era sembrato che non m’importasse nulla della sua opinione. Ma adesso mia madre era lontana e io ne avevo nostalgia. Per la prima volta sentii il desiderio di scrivere qualcosa che piacesse a mia madre. Per non sbrodolare, scrissi e riscrissi piú volte le prime pagine, cercando di essere il piú possibile asciutta e secca. Volevo che ogni frase fosse come una scudisciata o uno schiaffo.

«Aspro, pungente, pieno di sapori nuovi come un frutto appena un po’ acerbo, La strada che va in città è uno dei libri piú belli di Natalia Ginzburg» (Cesare Garboli).

Nella puntata di Testimoni del tempo, Giulio Ferroni ricostruisce  il profilo intellettuale di Natalia Ginzburg: