Sara LoffrediFronte di scavo

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«La Regina Bianca mi aveva tradito, scatenando la valanga. Ero convinto che la potessimo domare, che si sarebbe piegata al nostro volere, ma lei era antica, vigorosa, feroce».

All’inizio degli anni Sessanta, centinaia di uomini sono impegnati nella piú grande operazione di «chirurgia geografica» del secondo dopoguerra: il traforo del Monte Bianco. Devono procedere spediti, e soprattutto dritti, altrimenti la galleria italiana e quella francese non s’incontreranno. Ettore è un uomo di città, chiamato in valle per partecipare al progetto. I calcoli e le misurazioni sono il suo pane quotidiano, l’ingegneria il suo mestiere; di colpo viene precipitato in uno scenario che gli allarga la mente e il respiro. Insieme a lui ci sono Hervé, capocantiere di poche parole che di quei sentieri conosce ogni segreto, e Nina, indomita, che lavora alla mensa ed è sola con un figlio piccolo.

Il fronte di scavo avanza, mentre Ettore impara a conoscere loro e sé stesso, accordando pian piano il suo ritmo a quello della montagna. La Regina Bianca è volubile e capricciosa, dorme per giorni, ma nella strana partita di conquista e seduzione che gioca con gli operai può trasformare il tunnel in un campo di battaglia.

Con una scrittura limpidissima, Sara Loffredi ci guida nelle profondità della montagna e degli uomini, e ci mostra una pagina epica della nostra storia, scritta da un’Europa appena uscita dalla guerra ma capace di guardare con fiducia al futuro.

Leggi un estratto.

«Un romanzo introspettivo bellissimo» («Robinson – la Repubblica»).

«Fronte di scavo è un romanzo con vista (anche) sulla cultura d’impresa in Italia. Siamo noi oggi e noi sessant’anni fa» (Raffaella Polato, «L’Economia – Corriere della Sera»).

«In questo breve romanzo, quasi un racconto lungo, l’autrice disvela il complesso rapporto che l’essere umano intreccia con sé stesso e ciò che lo sovrasta perché gli preesiste e gli sopravvive» (Valentina Berengo, «Il Foglio»).

«Loffredi ha talento da vendere. Tanto che quando finisci Fronte di scavo hai voglia di rileggerlo e riassaporarlo» (Davide Turrini, «il Fatto Quotidiano»).

«Un racconto di grande qualità espressiva, dove la fragilità dei sentimenti sposa la materialità della roccia» («Il Piccolo»).

«Un cammino materiale e morale, individuale e collettivo, narrato dall’autrice con scrittura limpida, con stile essenziale, preciso, tecnico dove necessario» (Giuseppe Mendicino su doppiozero.com).

All’interno della vasta documentazione di cui si è servita l’autrice per la stesura del romanzo, l’intervista della BBC a Franco Cuaz, primo direttore di esercizio del tunnel:

L’intervista di Rai Letteratura.