Ersilia Zamponi I Draghi locopei

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«I Draghi locopei sono nati per metamorfosi anagrammatica dalla frase “Giochi di parole”. Nel 1982, quando incominciai nella mia scuola il corso complementare di giochi di parole (che prosegue tuttora), gli diedi questo titolo per suscitare la curiosità dei ragazzi: il nome draghi, infatti, è ricco di molteplici simbologie ed evoca un mondo fantastico di miti, fiabe, leggende; l’aggettivo locopei, che è parola inventata, è privo di significati e quindi – potenzialmente – li contiene tutti».

Ersilia Zamponi è un’insegnante sensibile e ricca d’inventiva. Con i suoi studenti della scuola media – sul lago d’Orta, non a caso intitolata a Gianni Rodari – ha iniziato a usare le parole non per parlare o scrivere, ma per trasformarle. Ecco che i loro nomi, quelli delle squadre di calcio preferite, le parole dei libri e quelle della pubblicità diventano qualcosa di nuovo: Paolo Ripamonti diventa Parla, topino mio!O scali sei dune o torni in tre afoni treni è il risultato dell’anagramma di Ascoli, Udinese, Torino, Inter, Fiorentina; fino all’esilarante rovesciamento dell’Inno di Mameli: Sorelle di Francia, la Francia va a letto col piede infilato in una ciabatta. È stata sconfitta: le chiome si strappa, regina in soffitta ormai morirà. Aprite le porte, sfuggite alla morte! Nessuno fiatò.

 

«Sono gli Esercizi di stile della scuola e hanno sedotto molti altri insegnanti, studenti e lettori comuni: è quasi impossibile incontrare I Draghi locopei senza sentire la voglia di emularne i giochi» (Stefano Bartezzaghi).

«La scuola come gioco, piacere, divertimento. In cui non solo si impara, ma si fa quello che gli scrittori di tutti i tempi hanno fatto, si capiscono le potenze bifide, esplosive nel linguaggio; e col linguaggio si esplorano i meandri della coscienza. Alle origini, enigma, poesia e metafora sono strettamente intrecciati, Aristotele lo sapeva. La piú alta delle metafore poetiche e il piú meccanico degli enigmi hanno in comune il fatto che le parole possano dire piú di quel che sembrano dire. Tra gioco di parole, lapsus, sogno e invenzione corrono legami sottili. Coraggio ragazzi, malgrado i programmi ufficiali la scuola sopravvive» (Umberto Eco).