Carlo LeviCristo si è fermato a Eboli

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La scoperta del problema meridionale non solo come episodio di una condizione arcaica, intollerabile nella nostra società, ma anche come teatro di una straordinaria civiltà contadina.

Torino, 1943. Carlo Levi, medico e intellettuale di origini piemontesi, figura di spicco del movimento antifascista e rivoluzionario Giustizia e Libertà, viene mandato al confino nelle terre desolate e dimenticate della Basilicata. Dapprima a Grassano e poi ad Aliano, viene a contatto con una realtà mai immaginata, dove il tempo e lo spazio sembrano essersi fermati: «una terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte».

Eppure, i due anni passati in queste terre, con i giorni sempre uguali a sé stessi, lo rendono partecipe di una dimensione nuova, che trae la sua linfa vitale dalla grande forza interiore dei contadini, dalla loro rassegnazione e pazienza, dal grande senso di ospitalità e di saggezza. Valori che altrove sembrano essere stati dimenticati.

Leggi un estratto.

«La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all’interno del nostro tempo, è l’ambasciatore d’un altro mondo all’interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell’opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono piú, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo piú complesse e piú elementari» (Italo Calvino).

«In Levi tutto si accorda, tutto si tiene. Medico dapprima, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l’immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all’origine del suo impegno politico, cosí come alla sorgente della sua arte» (Jean-Paul Sartre).

«Cristo si è fermato a Eboli è il piú appassionante e crudele memoriale dei nostri paesi» (Alberto Asor Rosa).

Dal romanzo il regista Francesco Rosi ha tratto un film (1979):