Un’epica intergenerazionale divertentissima e coinvolgente, che commuove e conferma il talento di Adichie e la sua sconfinata sensibilità» (Dave Eggers).
Ifemelu ha una borsa di studio a Princeton ed è l’autrice di «Razzabuglio», un blog di largo seguito che denuncia con arguzia i pregiudizi ancora diffusi negli Stati Uniti. Ne ha fatta di strada da quando, tredici anni prima, appena arrivata dalla Nigeria, faticava a pagare l’affitto e si sforzava di adeguare accento e aspetto agli standard americani.
Eppure c’è qualcosa che Ifemelu non riesce a lasciarsi alle spalle: il ricordo di Obinze, il ragazzo amato e poi d’improvviso abbandonato. Tornare indietro nel tempo è impossibile, ma non nello spazio. Contro il buon senso e il parere di tutti, Ifemelu sale su un aereo per Lagos intenzionata a riprendere il filo di una storia interrotta.
Leggi un estratto.
Americanah non è stato il primo romanzo che ho scritto nella mia America – ne avevo già pubblicati due, L’ibisco viola e Metà di un sole giallo – ma è stato, credo, il primo di cui ho piantato il seme. Quando alla fine mi sono sentita pronta per scriverlo, qualcosa mi cresceva dentro, una sorta di ribellione letteraria. Volevo emanciparmi attraverso la fantasia, volevo essere libera dalle regole convenzionali della narrativa, che sentivo ormai inadeguate di fronte alla mia urgenza. Che tipo di urgenza? Quella di scrivere un libro diverso da quelli che avevo scritto in passato.
«Ci sono romanzi che raccontano grandi storie e romanzi che ti fanno cambiare il modo di guardare il mondo. Americanah riesce in entrambe le cose» (Elizabeth Day, «The Guardian»).
«Un romanzo tagliente ed estremamente empatico» (Mike Peed, «The New York Times»).
«Americanah conferma il talento di Adichie, la sincerità espressiva e la personalità fiera» (Antonio Monda, «la Repubblica»).
Su «Vogue» l’intervista di Chiara Bardelli Nonino all’autrice.