Giulio GuidorizziEnea, lo straniero

Maura Giannattasio, Torino

Con Enea, lo straniero Giulio Guidorizzi, da grande grecista e studioso dell’antichità classica, ha saputo regalarci un libro per tutti gli amanti della lettura, anche per coloro che non si sono mai addentrati nel mito.

Il genere letterario del romanzo è quello della riscrittura, dietro alla quale c’è il mito che «viaggia nel tempo». Riscrivere significa misurarsi con un grande testo, moltiplicandone il significato; un grande antropologo disse che «il mito è un racconto tradizionale, dotato di significatività».

Guidorizzi parte dalla letteratura, entrando nel mondo di Virgilio, per recuperare i personaggi del mito, e spiegarli al pubblico di oggi. Enea era uno straniero e i Romani scelsero uno straniero, perché la loro cultura era inclusiva. Lo stesso Seneca disse che l’Impero romano aveva avuto un «profugo come fondatore». Enea, lasciando Troia in fiamme, non esita a prendere sulle sue spalle il vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio, portando con sé i Penati, le divinità protettrici della famiglia a rappresentare che solo il passato può garantire un futuro (questo gruppo è stato mirabilmente rappresentato nella scultura di Bernini).

Come tanti migranti, anche Enea è costretto a fuggire dalla sua patria, attraversare il Mediterraneo e, dopo varie tappe, anche molto dolorose, approdare in un luogo selvaggio abitato da uomini primitivi. Che egli, però, non rese schiavi ma fuse in un unico popolo.

Maura Giannattasio insegna Lettere all’Istituto Edoardo Agnelli di Torino.