Giulio GuidorizziEnea, lo straniero

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La storia di Enea è la storia di un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo e della dolorosa sorte che tocca a chi scappa dalle avversità e dagli orrori. È la storia senza tempo di un eroe che dopo tanto peregrinare trova una nuova terra da poter chiamare casa. È la storia delle radici di Roma e delle nostre.

Enea in questi tempi lo definiremmo un migrante, un profugo. Come molti che oggi raggiungono le coste europee scappa da una guerra, quella di Troia; costretto a lasciarsi alle spalle la propria casa e la donna che ama, portandosi in spalle il vecchio padre Anchise e tenendo per mano il figlio Ascanio. Insieme ad altri uomini e donne, che come lui hanno perso quasi tutto, si mette in mare senza una meta, senza un porto sicuro a cui approdare; con la sola certezza di dover fuggire per sopravvivere. Da quel momento per lui inizia un’esistenza da straniero. Accolto a Cartagine dalla regina Didone, malgrado il sentimento che li unisce, è costretto ad abbandonarla per seguire il suo destino.

Giulio Guidorizzi si immerge nei versi di Virgilio e interpretandoli, con lo sguardo attento del classicista, li trasforma in un grande saggio dal respiro narrativo, rinnovandone la forza senza tempo.

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Da quel mare giunse un tempo il loro eroe fondatore, fuggito anche lui, come Saturno, da un mondo splendido per rifugiarsi tra i boschi di un paese che nessuno conosceva, all’infuori dei suoi pochi abitanti. Il destino gli aveva concesso di salvarsi dalla distruzione di una città famosa per fondarne un’altra, che sarebbe diventata ancora più grande e gloriosa.

«Per raccontare un uomo cosí, ­dopo i tanto diversi Agamennone e Ulisse, ci voleva un narratore come Guidorizzi: attento all’Eneide, all’antropologia che sta dietro all’antica narrazione, ma libero ri­scrittore» (Piero Boitani, «Il Sole 24 Ore»).

«E la riscrittura di Guidorizzi tende a recuperare proprio questo lato della storia: il suo Enea non è l’eroe “pio”, l’uomo che deve rinunciare a tutto per obbedire al destino che vedrà Roma capitale del mondo. In questo libro Enea è profondamente umano e anche, diremmo, profondamente solo» (Eva Cantarella, «Corriere della Sera»).

«Enea è sempre lí, a ricordarci la discendenza da un esule dell’altra sponda del Mediterraneo, un profugo, un naufrago errante nel mare nostrum come oggi ce ne sono tanti» (Annamaria Guadagni, «Il Foglio»).

«Guidorizzi segue da vicino il dettato dell’Eneide, integrandolo di notazioni illuminanti» (Alessandro Zaccuri, «Avvenire»).

«Un viaggio leggendario […] Con il racconto della vicende del principe dei Dardani il grecista Guidorizzi completa un trittico narrativo incominciato con la storia di Agamennone, e portato avanti con le peripezie di Ulisse» (Paolo Mattei, «L’Osservatore Romano»).

«Giulio Guidorizzi ripercorre il mito dell’Eneide virgiliana, riscrivendolo come un romanzo nel quale possiamo trovare molti tratti della nostra contemporaneità» (Camillo Bacchini, «Gazzetta di Parma»).

Giulio Guidorizzi con Einaudi ha pubblicato anche Io, AgamennoneUlisse: