I libri

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Paolo MaurensigIl diavolo nel cassetto

«Il diavolo non sopporta che si rida di lui, questo era il suo punto debole. Di sicuro si sarebbe vendicato».

Dichtersruhe è un paesino svizzero incastonato tra le montagne, che deve la sua fortuna a un breve soggiorno di Goethe in una delle locande della zona. D’altronde la letteratura qua è una cosa molto seria: tutti e mille gli abitanti sono accomunati dalla passione smodata per la scrittura. Dal prete anzianissimo che redige le sue memorie alla ragazzina un po’ sciocca autrice di filastrocche, passando per il fabbro e il borgomastro, tutti si sentono scrittori e ambiscono alla gloria letteraria

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Massimo MantelliniBassa risoluzione

Entro in camera di mia figlia. Sulla sua scrivania l’attrezzatura tecnologica per ascoltare la musica è molto semplice. Un vecchio Mac mini di dieci anni fa, una connessione a internet, Youtube e un paio di casse in plastica da otto euro. Alla domanda: «Francesca, ma come suona la musica qui nella tua stanza?» la risposta è: «Benissimo».

Davvero il nuovo è sinonimo di migliore? L’uso sempre piú frequente di internet e delle tecnologie ha modificato in modo radicale il nostro rapporto con la realtà, con le informazioni, con le relazioni sociali.

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Cesare PaveseLa luna e i falò

All’indomani della Liberazione, dopo molti anni passati in America, Anguilla fa ritorno al paese delle Langhe in cui è cresciuto. Eppure, a Santo Stefano Belbo tutto sembra essere rimasto uguale, immobile: «stessi rumori, stesso vino, stesse facce di una volta. I ragazzetti che correvano tra le gambe alla gente erano quelli; i fazzolettoni, le coppie di buoi, il profumo, il sudore, le calze delle donne sulle gambe scure, erano quelli. E le allegrie, le tragedie, le promesse in riva a Belbo». Anche Nuto, l’amico di sempre, è ancora là. E con lui Anguilla decide di ripercorrere i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza alla ricerca delle proprie radici.

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Mario Rigoni SternIl bosco degli urogalli

Storie di cacciatori, di animali selvatici, di cani, di montagne in cui si respira l’anima degli spazi aperti e di paesaggi impervi solo sfiorati dalla presenza umana. Questo è Il bosco degli urogalli: una serie di racconti pubblicati dapprima in varie riviste e poi raccolti in un’antologia per volere di Italo Calvino, riproposti in quest’edizione con una nuova prefazione di Paolo Cognetti.

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Luca MastrantonioEmulazioni pericolose

Noi siamo fatti della stessa sostanza delle storie che ci appassionano. Mescolando finzione e realtà, fantasia e cronaca, esse stimolano desideri materiali, spirituali, vocazioni professionali, pulsioni sessuali, criminali. Suscitano emozioni, modificano la morale, facilitano azioni che la mente ha vissuto riproducendole come un simulatore. Quando nel 1774 Goethe scrisse I dolori del giovane Werther, gli uomini iniziarono a vestirsi con giacca blu, pantaloni gialli e stivali, e le donne iniziarono a comprare il profumo «Eau de Werther». Ma soprattutto, ci fu un’ondata spaventosa di suicidi di giovani innamorati.

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Speciale Estate

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Delphine de ViganLe fedeltà invisibili

Cosa succede se le fragilità dei genitori ricadono sulla vita dei figli? Come può un bambino non restare fedele all’amore per la madre e il padre malgrado ogni mancanza?

Théo ha dodici anni e i suoi genitori sono separati. Vive in affido condiviso, una settimana dall’uno e una settimana dall’altra, senza raccontare mai niente. Sia perché il padre, che vive in uno stato di pietoso abbandono, gli ha chiesto di non farne parola con la madre, sia perché la madre, anaffettiva e rancorosa nei confronti dell’ex marito, ogni settimana riprende il filo del discorso da dove l’ha interrotto sette giorni prima. Come se nulla fosse. E a non raccontare nulla, con la stessa invisibile fedeltà è Mathis, suo unico amico e compagno di classe, col quale Théo ha iniziato un gioco pericoloso: bere superalcolici a scuola per non sentire dolore.

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Gaia RayneriPulce non c’è

«Pulce qualche volta piange, ma non sa dire che è triste; anzi, a volte sembra che non sappia nemmeno piangere, perché lo fa in un modo che non le scendono le lacrime, ma le piange solo la faccia. È difficile da spiegare, comunque non è molto importante, perché Pulce piange poco».

Pulce ha nove anni, beve solo tamarindo, ascolta Bach, fa sculture con il pecorino e va pazza per le persone arrabbiate. È una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti piú forte che può. Ma non parla, perché è autistica. E quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c’è.

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Fortunato CerlinoSe vuoi vivere felice

«Quello che immagini, accade. Da qualche parte accade».

Pianura, periferia di Napoli, anni Ottanta. Chi ci abita lo chiama il Far West. Fortunato ha dieci anni e un’immaginazione sfrenata. È cresciuto in mezzo alla strada, tra sparatorie in pieno giorno e inseguimenti sul Califfone. Potrebbe raccogliere da terra la Smith & Wesson 357 Magnum di Patrizio, ’o figlio d’o bulldog, e mettersi a sparare come tutti gli altri. E magari fare anche la fine di Spaidermàn, chissà. Invece Fortunato ha un sogno piú grande di lui: andare lontano, schizzare via.

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Aldo MoroLettere dalla prigionia

«Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. […] Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo».

Sono trascorsi quarant’anni dal rapimento e dall’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse, tragico spartiacque della storia dell’Italia repubblicana. Nei 55 giorni di prigionia l’uomo politico scrisse un centinaio di lettere, qui pubblicate integralmente.

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