Dopo Cromorama e Figure, Riccardo Falcinelli rivoluziona ancora il nostro sguardo su qualcosa che diamo per scontato: le facce. Nell’arte, nei film, nelle pubblicità, su TikTok e anche nello specchio ogni mattina.
Pubblicando i selfie su Instagram ci poniamo gli stessi problemi che si è posto ogni artista e comunicatore nella Storia: cercare di rendere una faccia piú eroica, autorevole, addirittura divina. O magari conferirle valori morali, come i pittori del Rinascimento, che ritraevano i sovrani accanto a una colonna o una tenda per esprimere maestà e prestigio. La faccia è la parte del corpo piú soggetta ad attribuzioni di senso: anche se tendiamo a considerarli qualcosa di «naturale», i volti sono sempre una costruzione culturale.
Da Alessandro Magno a Rita Hayworth, da Elsa di Frozen al bambino della Kinder, dall’icona di Cristo fino alle foto sulle lapidi dei nostri nonni, con immensa profondità di analisi e verve narrativa, Falcinelli inventa una «facciologia», chiamando in causa l’arte, la semiotica, le neuroscienze, la storia politica, la moda e i cosmetici. Perché il volto che ci costruiamo può determinare la vita che faremo.
«Falcinelli è un autore non tradizionale. Guarda la Storia dall’alto ed esce dai confini delle tre arti maggiori per abbracciare discipline molteplici. Utilizza metodi moderni per scrivere e per spiegare l’arte visiva anche ai passanti» (Di Jia, «The Beijing News»).
«Falcinelli mette in rilievo, con affabilità e senso dell’umorismo, questioni personali che, in fondo, hanno sempre una morale che riguarda il design» (Rebeca Yanke, «El Mundo»).
«La leggerezza, coniugata con una vertiginosa profondità di pensiero, ne fa uno degli scrittori piú amati dal grande pubblico» (Stefano Lorenzetto, «Corriere della Sera»).
«Falcinelli ci aiuta a guardare le cose con occhi nuovi, prima decostruendo ciò che si osserva e poi ricomponendolo ad unità tramite le connessioni esistenti con il tutto. Questo processo, in fondo, è la cultura» (Gaia Montanaro, «Il Foglio»).
Riccardo Falcinelli parla del libro su «la Repubblica» e a Rai News 24.
L’autore è stato ospite al programma di Rai3 Quante storie.