biografia

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Eleonora MazzoniIl cuore è un guazzabuglio

 Il Manzoni, sempre chiamato con l’articolo a precedere il cognome, che immaginiamo da studenti è un uomo perennemente di mezz’età, dallo sguardo grave e un po’ assente, simile a quello ritratto da Francesco Hayez in uno dei suoi dipinti piú celebri. Un uomo che difficilmente riesce a ispirare simpatia, cosí come difficilmente può ispirarla il suo capolavoro, I promessi sposi, che da adolescenti svogliati sorbiamo come una medicina amara da ingerire perché «fa bene». 

Ma, leggendo con attenzione le milleottocento lettere che ci ha lasciato e le testimonianze di familiari e amici, Manzoni risulta molto diverso da cosí.

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Silvia RomaniSaffo, la ragazza di Lesbo

Un «viaggio sottopelle» verso la prima e la piú grande poetessa della letteratura occidentale e ciò che di lei non muore.

Saffo è stata una ragazza di Lesbo, una figlia e una madre. Ha diretto cori di giovani coetanee, ha insegnato loro a cantare e a danzare. Forse ha persino sussurrato al riparo delle stanze chiuse i segreti del piacere femminile. Ha educato alla bellezza le signorine bene nella Lesbo della fine del VII secolo a.C. È stata omosessuale, bisessuale, persino un’icona LGBT.

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Piero Negri ScaglioneQuestioni private

Con scrittura chiara e narrata, e un montaggio quasi cinematografico, la prima biografia di Beppe Fenoglio.

«Il piú solitario di tutti noi, Beppe Fenoglio, riuscí a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno piú se l’aspettava, Una questione privata». Quando Calvino scrive queste righe è il 1964. Fenoglio è morto un anno prima, a quarant’anni, dopo aver pubblicato tre libri: I ventitre giorni della città di AlbaLa maloraPrimavera di bellezza. Ma il destino un po’ beffardo di essere un autore piú che altro postumo non è l’unico interesse di una vita cosí insolita nel mondo delle lettere italiane.

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Sergio LuzzattoI bambini di Moshe

Sopravvivere alla Shoah e alla follia omicida del nazismo non è cosa da bambini. Eppure, grazie a Moshe Zeiri, settecento di loro ci riuscirono.

Falegname per formazione, teatrante per vocazione, Moshe è un giovane ebreo della Galizia orientale. Immigrato in Palestina negli anni Trenta, fra il 1944 e il 1945 risale l’Italia come soldato volontario nel Genio britannico per cercare di salvare il salvabile. Se non la civiltà yiddish irrimediabilmente distrutta, almeno gli ultimi resti del popolo sterminato.

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Federico PaceControvento

«Andare via. È allora che la vita sembra poter accadere in maniera piú decisa e repentina. Intensa e imprevista».

Viaggiare non vuol dire soltanto attraversare il cuore segreto dei continenti. Viaggiare è anche l’uscita dall’infanzia, l’inizio di un’amicizia, la rottura di un legame che credevamo non potesse finire mai, il disincanto e la delusione, il conforto e il riscatto. Controvento racconta le storie di personaggi famosi – artisti, scrittori, architetti, scienziati – che attraversando un ponte, mettendosi su una strada, salendo su un autobus o un treno, hanno trovato il modo di cambiare e trasformarsi.

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Massimo ZamboniNessuna voce dentro

«La vita pare troppo lunga per accontentarsi».

Reggio Emilia, estate 1981. Un giovane è sul ciglio della strada con il pollice alzato. Un camionista desideroso di condividere la propria solitudine lo fa salire: direzione Berlino Ovest. È la storia di Massimo Zamboni, che, come ogni ragazzo di ogni epoca, ha addosso una fame inappagata di vita, e la provincia non basta piú.

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Benedetta TobagiCome mi batte forte il tuo cuore

«Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell’asilo non mi credono. Allora insisto: “Hanno ammazzato papà, gli hanno sparato, bum! bum!, con la pistola” e mimo con le dita la forma dell’arma. Una P38».

Milano, 28 maggio 1980. Alcuni membri della «Brigata XXVIII marzo», formazione terroristica di sinistra, sparano a Walter Tobagi, una delle firme piú prestigiose del «Corriere della Sera», uccidendolo. Benedetta ha soli tre anni, conserva di lui qualche ricordo e una grande incolmabile mancanza.

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Roberto VecchioniLa vita che si ama

«Non si è felici nell’imperturbabilità, ma nell’attraversamento del vento e della tempesta».

Che cos’è la felicità? Una cosa transitoria che incrocia la vita per brevi momenti, o un modo di essere e di affrontare l’esistenza, nonostante i dolori e le difficoltà quotidiane? È intuile chiederlo. Lo scrive un padre ai propri figli, Francesca, Carolina, Arrigo ed Edoardo: la felicità non è una questione di istanti, ma una presenza costante; il problema è saperla intravedere, imparando a non farci abbagliare. Il padre è Roberto Vecchioni, che decide di spogliarsi dei panni di cantautore per vestire quelli di uomo comune e affrontare la sfida dell’essere felici partendo dagli affetti più cari.

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