storia

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Federico PaceOgni cosa aveva un colore

«Anche se di mio padre so molto, c’è una cosa, forse la piú importante di tutte, di cui non mi ha mai parlato. Qualcosa che, in un tempo distante, ha ferito e mutato per sempre la sua esistenza».

Suo padre è morto da pochi mesi, quando Federico Pace sta lavorando all’opera del fotografo svizzero Werner Bischof. Mentre scorre le foto scattate in Olanda dopo la fine della Seconda guerra mondiale, scova una serie di ritratti molto diversi dagli altri. Tra questi, uno è un pugno nello stomaco: la foto di un bambino che somiglia al padre, soprattutto per via delle cicatrici che ne hanno sfigurato il volto. Parte da qui, da questa folgorazione, il viaggio di Pace.

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Marco BalzanoBambino

Una storia veloce quanto un proiettile che attraversa guerre, confini, tradimenti. Come in Resto qui, Marco Balzano torna al grande romanzo storico e civile. E lo fa con il suo personaggio piú duro, impossibile da dimenticare.

Mattia nasce a Trieste nel 1900. La sua infanzia irrequieta, forse, è già un presagio: un fratello che parte per l’America, un amico che presto lo abbandona. Quando scopre che la donna che lo ha cresciuto non è la sua vera madre, dentro di lui qualcosa si spezza e nel petto divampa un fuoco freddo che non saprà mai domare.

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Mario DesiatiMare di zucchero

Ervin e Luca sono due ragazzini di dodici anni che, oltre all’età, in comune hanno solo il mare che li separa, l’Adriatico. Ervin è albanese e vive a Durazzo, e la mattina del 7 agosto 1991 è al mare con i suoi amici. Quella stessa mattina anche Luca è al mare, ma in Puglia, in vacanza con i genitori. Ervin, però, quel mare decide di attraversarlo a bordo della Vlora, una grande nave che sa ancora di zucchero e che quasi per miracolo approda alle coste italiane con ventimila albanesi a bordo, tutti spinti dal sogno di una libertà senza paura.

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Sabrina Pisuil mio silenzio è una stella

La storia inedita di Francesca Morvillo, unica giudice donna uccisa in Italia, nell’attentato di Capaci, accanto a Giovanni Falcone. La sua vita testimonia un profondo impegno per la giustizia.

Dal 23 maggio del 1992, strage di Capaci, Francesca Morvillo è stata ingabbiata e resa invisibile nella definizione «moglie di» Giovanni Falcone, che muore per una tragica fatalità. Invece è stata una magistrata di estremo valore, per oltre sedici anni sostituto procuratore al Tribunale minorile di Palermo dove, con un approccio all’avanguardia, ha cercato di recuperare i bambini finiti in carcere.

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Puliga, Panichi_In Grecia

Donatella Puliga, Silvia PanichiIn Grecia

Creta e Micene, Corinto, Olimpia, Delfi, Atene, il Partenone, Eleusi, Epidauro, Tebe, Rodi: un viaggio nella Grecia classica alla ricerca dei luoghi dove hanno abitato gli dèi.

Le mura di Micene con i lutti e i capolavori tragici che ne scaturirono. La vita di Atene nel racconto che si sviluppa sulle ceramiche. I fregi del Partenone e le loro peripezie attraverso l’Europa, ma anche le guarigioni pericolose di Epidauro all’ombra del grande teatro. I misteri di Demetra e quelli di Orfeo giunti fino a noi in musica e poesia. E infinite altre storie che, nate in un preciso ambito geografico, ne hanno travalicato i confini, diventando leggende.

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Nicoletta VernaI giorni di Vetro

Intenso, coraggioso, I giorni di Vetro è il romanzo della nostra fragilità e della nostra ostinata speranza di fronte allo scandalo della Storia.

Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto. È cosí che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta, della sua famiglia, della sua gente.

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Daniela PadoanCome una rana d’inverno

«Considerate se questa è una donna | Senza capelli e senza nome | Senza piú forza di ricordare | Vuoti gli occhi e freddo il grembo | Come una rana d’inverno». È con questa immagine scarnificata che Primo Levi, nell’incipit di Se questo è un uomo, indica la necessità di riflettere sulla condizione delle donne prigioniere ad Auschwitz. Eppure per molti anni la storiografia e la testimonianza hanno appiattito l’esperienza femminile in una declinazione universale, in un neutro linguistico che, dimenticando i corpi sessuati, ha reso opaca l’intenzionalità stessa dello sterminio.

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