Chiara ValerioLa tecnologia è religione

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Che differenza c’è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo? In entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. Nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinità e il dispositivo che ne attiva l’intervento è il nostro corpo. Nel secondo caso il dispositivo è un prolungamento del corpo.

Norbert Wiener, matematico, sottolineava, già negli anni Cinquanta del Novecento, la pericolosa e facile identità tra religione e tecnologia. È dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network.

Leggi un estratto.

«Partendo da esperienze del suo quotidiano e intensi ricordi della sua infanzia, Chiara Valerio ci guida in un viaggio scientifico, filosofico e personale nella tecnologia digitale del nostro tempo» (Giuliano Castigliego, «Il Sole 24 Ore»).

«Non troveremo qui citazioni colte dai pensatori della biopolitica, bensí riferimenti a Quelo o a Siri, ai Jedi o ancora allo stupore di un bambino di cinque anni e così via, provando a dare carne e comprensione a quello spirito del tempo che è il nostro. Qui salmodiato con la necessità, vitale, di un pensiero critico» (Marco Filoni, «il venerdí»).

Chiara Valerio parla del libro su «la Repubblica»

e al programma di Massimo Gramellini Le parole