La storia di Alex, della violenza che si porta dentro e di quella del mondo cinico e ottuso che pensa di poterlo curare. Un grande classico contemporaneo, terrificante e meraviglioso.
«Per molti versi il libro sono io: perché quello che scriviamo riguarda molto quello che siamo. E il libro rivela una battaglia interiore con questa idea: quella del male. Non solo il male, ma il pericolo di provare a correggerlo. In linea di massima sono molto scettico riguardo all’uso del potere per cambiare gli altri. Alla fine noi, in quanto esseri umani, dobbiamo scendere a patti da soli con il dilemma del bene e del male, di ciò che è giusto e sbagliato, come di qualsiasi altra cosa. Dio non lo farà al posto nostro. Se un Dio c’è, è un Dio sovrumano: a lui poco importa delle motivazioni umane. Anche se al mondo non ci fossero piú esseri umani i principî del bene e del male continuerebbero a esistere. Non credo che tra duemila anni, sempre se esisterà ancora, il mondo sarà meno malvagio, o meno buono. Il conflitto non finisce mai» (Anthony Burgess).
Completano il volume un glossario, un’appendice di testi inediti dell’autore, alcune pagine annotate del manoscritto originale.
Leggi un estratto.
«È un libro che si può ancora leggere con un piacere assoluto, un divertimento incessante, e – a tratti – con ammirazione incredula» (dalla Prefazione di Martin Amis).
«L’opera di Burgess è una meditazione sulla violenza insensata, ma anche sugli inconvenienti della tecnologia. Che oggi sembra conoscerci piú di ogni altro» (Nicola Lagioia su «la Repubblica»).
Il traduttore e scrittore Marco Rossari su «Il Tascabile» afferma: «Mentre traducevo Arancia meccanica, mi capitava di avere leggeri fastidi percettivi. Mi svegliavo di notte con un lieve spaesamento mentale, un’accensione cerebrale simile a quella di chi dimora in un paese straniero di cui non conosce una parola […]. Burgess diceva d’avere usato il gergo per il lavaggio del cervello. E in effetti capitava una cosa simile. Metamorfosi encefaliche, piccoli smottamenti sinaptici. Era esilarante ed era straniante».
Marco Rossari presenta Arancia Meccanica con Benedetta Pallavidino:
Nel 1971 Stanley Kubrick realizzò il film omonimo che rese ancor piú celebre il romanzo: