Daniela BrogiLo spazio delle donne

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Per molti secoli sono state ritenute interessanti solo le opere e i libri degli uomini, mentre le donne sono state addestrate a non avere talento. Sono state silenziate, dimenticate, messe fuori. La soluzione ora è ricostruire l’intero campo su cui si gioca la partita della cultura.

La tesi di fondo di questo libro è: come smettere di considerare il mondo solo in termini maschili. Uscire da questa “naturalezza” e da questa “normalità” pregiudiziali non è un obiettivo polemico, ma un’opportunità critica di crescita e di confronto, anche interculturale. Per smettere di considerare il mondo e la cultura solo in termini maschili non si tratta di guardare il paesaggio culturale del Novecento, per esempio, aggiungendo anche le donne, né di ripetere la logica dell’harem, dell’aiuola, o del club per soli uomini. Bensí di far contare la presenza e l’importanza delle donne, anche quando sono state ammutolite o oscurate.

«Per illuminare uno spazio cosí fuori campo non basta aggiungere nomi, né la soluzione è cancellare il passato. Piuttosto, servono altre parole e nuove inquadrature».

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«Quando parliamo di riprenderci gli spazi, a che spazi alludiamo? Daniela Brogi si addentra nella risposta cominciando a fare ordine su quelli che, nella storia, sono stati gli spazi artistici e vitali delle donne, a partire dal recinto di minorità che le ha tenute fuori dalla vita attiva» (Nadia Terranova su «La Stampa»).

«Lo spazio delle donne, sembra dire Brogi, non è un territorio in cui erodere porzioni di visibilità e potere agli uomini, ma uno spazio nuovo in cui chi dice “io” sta cercando di dire anche “noi”; uno spazio dove le cose vengono finalmente nominate perché solo cosí possono esistere» (Carmen Pellegrino, «La Lettura – Corriere della Sera»).

«Un libro necessario, di scrittura limpida e appassionata, in grado di rivolgersi a un pubblico ampio con intelligenza, serietà di studio e l’autorevolezza di un percorso condiviso» (Liliana Rampello, «il manifesto»).

«Un saggio che tutti dovrebbero leggere» (Valentina Pigmei, «L’Essenziale»).