Lidia Beccaria RolfiL’esile filo della memoria

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Un romanzo. Una testimonianza. Una storia privata. Una voce da salvare: la guerra e la pace raccontate da una donna.

Ravensbrück, 1945: Lidia Beccaria Rolfi, deportata politica, liberata dagli Alleati, inizia la lunga marcia verso l’Italia. Russi, americani, donne e bambini, prigionieri nazisti, malati e moribondi: tutti insieme incontro a una pace ancora da inventare. I primi anni di libertà. L’Italia del postfascismo: anni di speranze e delusioni, ingiustizie e discriminazioni, persino tra i familiari, gli amici, gli ex compagni. Il Lager è una colpa che non si deve cancellare.

Questa edizione contiene anche i Taccuini del Lager, vergati dall’autrice durante i mesi di prigionia, che testimoniano lo sforzo quotidiano per restare vivi e l’uso della memoria come forma di resistenza.

Schermata 2022-01-25 alle 15.43.58«Voglio vivere per tornare, per ricordare, per mangiare, per vestirmi, per darmi il rossetto e per raccontare forte, per gridare a tutti che sulla terra esiste l’inferno».

Leggi un estratto.

«Nel terribile Lager femminile di Ravensbrück dal 1939 al 1945 passarono circa 110 000 donne. 92 000 di loro non fecero ritorno. Invece Lidia ritornò, e raccontò questo ritorno, come Primo Levi raccontò il suo in La tregua, in un libro bellissimo, L’esile filo della memoria» (Anna Foa).

«Un libro sorprendente» (Bruno Maida).

«Non è facile narrare la memoria, alcuni ci riescono, altri no. Bisogna possedere molte doti, tra cui l’intelligenza, il controllo di sé, il senso di responsabilità, una profonda umanità, la misura delle parole, senza prevaricare con le proprie emozioni ed esperienze il senso della tragedia collettiva. Ma non basta ancora, chi narra deve essere “capace di cogliere le emozioni degli uditori, di coinvolgerli nella sua drammatica esperienza, di trasmettere conoscenze, in grado di convincere con il pathos del racconto”. Cosí è stata per tanti studenti e insegnanti Lidia Beccaria Rolfi» (Cetta Berardo, «La Stampa»).