George Orwell1984

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Uno dei piú importanti classici moderni, un tassello fondamentale per comprendere la Storia del Novecento e purtroppo anche la nostra.

Londra, 1984, un futuro distopico in cui il mondo è stato spartito fra tre superpotenze dittatoriali. In cielo volano elicotteri e le strade, tappezzate di manifesti del Grande Fratello, il tiranno che tutto vede, sono pattugliate dalla psicopolizia. Winston Smith lavora per il Ministero della Verità, il suo compito è fabbricare menzogne. La sua vita però non è cosí distante da quella di un qualsiasi impiegato. La sua storia è la storia senza tempo di chiunque si senta prigioniero di un sistema opprimente, schiacciato da una quotidianità grigia, schiavo della routine e intrappolato in una serie di relazioni inumane.

A salvarlo potrà essere soltanto l’amore. Quello per una vita diversa, che abbia davvero un senso, di cui prova nostalgia pur senza averla mai vissuta. E, soprattutto, quello per una donna: Julia. Sarà lei ad aprirgli le porte di un’esistenza libera dal controllo sui sensi e sui sentimenti; sarà lei, con la sua fisica ingenuità, a dargli il coraggio per provare a ribellarsi davvero.

«La grandezza di 1984 non è aver capito, non è aver visto, non è aver previsto. È avere localizzato una radice profondissima, che è quella della fragilità umana, capace di volta in volta di trasformarsi in codardia o violenza. Da quella considerazione, da quello scampolo di sogno intuito in un isolotto delle Ebridi alla fine dei suoi giorni, dove Orwell tramutò ogni esperienza in allucinazione, non c’era ritorno. E infatti 1984 non è un romanzo consolatorio, non c’è la riscossa della resistenza, non arrivano i nostri e sistemano le cose. È un abisso del quale non si vede mai il fondo, e quando ti sembra di intravederlo la vita quotidiana ricomincia, piú scialba e piú triste» (dalla Nota di Marco Rossari).

«Le Monde» posiziona 1984 al ventiduesimo posto nella classifica dei 100 libri migliori che siano mai stati scritti.

Su artedelnarrare.com l’intervista al traduttore Marco Rossari.

«1984 è fra i rari romanzi del secolo scorso che basta nominare perché evochino qualcosa anche in chi non li ha letti. […] In sette decenni, questo romanzo – per chi ama giocare con le distopie – ha offerto conferme di tutti i tipi» (Paolo Di Paolo, «il Venerdí»).

«Un libro cruciale, che ha aperto la nostra mente da adolescenti, con gli inquietanti squarci premonitori della sua spietata riflessione sul potere» (Adriano Ercolani, «il Fatto Quotidiano»).

«Rileggere 1984 oggi significa, da una parte, provare sollievo per quello che non si è (ancora) avverato, ma anche avvertire inquietudine (tanta) per le profezie che fanno parte del nostro quotidiano» (Riccardo De Palo, «il Messaggero»).

«1984, la piú blasonata e citata distopia narrativa novecentesca, sembra non averci mai abbandonato, come se Orwell avesse voluto scrivere una profezia senza tempo» (Giuliano Malatesta, «Rivista Studio»).

Il romanzo ha avuto una grandissima influenza in campo musicale – basti pensare a 1984 e Big Brother di David Bowie e Karma Police dei Radiohead – e letterario – Murakami Haruki, 1Q84. Diversi sono stati anche gli adattamenti teatrali e cinematografici, tra cui quello diretto da Michael Radford del 1984: