Sandro BonvissutoLa gioia fa parecchio rumore

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Un romanzo tempestoso che ubbidisce a una sola regola: dire la vita con tutta l’energia che ci si ritrova addosso.

Il nuovo romanzo di Sandro Bonvissuto parte come un trattatello filosofico sull’amore per diventare a poco a poco un romanzo corale di grande forza. A differenza di molte passioni, quella calcistica dura una vita intera e arde sempre, nel bene e soprattutto nel male. Attorno a questa fiamma si condensa un microcosmo di padri, nonni, zii, fratelli di fede giallorossa, una comunità vera e propria, allegra, sterminata, capace d’iniziarti alla vita.

La condivisione delle sconfitte, il divano da cui tutta la famiglia «guarda» la radio, l’epica costruzione della bandiera da portare allo stadio insieme ai panini con la frittata, le trasferte su quel pulmino lentissimo che profuma di mandarini, e le partite, certo, viste con occhi bambini ancora allergici a date, nomi, tecnicismi, ma capaci di vedere pure l’invisibile. Poi c’è Barabba, che vive in una roulotte lungo la ferrovia: spetterà a lui svelare al bambino la quantità di universi concentrati in una sola maglia di calcio. La numero cinque.

La gioia fa parecchio rumore è uno di quei libri che ti fanno immergere totalmente nel mondo che raccontano. E che te lo fanno rimpiangere, alla fine, come se fosse il tuo.

Leggi un estratto.

«A Bonvissuto è riuscito un miracolo: dire quello che hanno detto in tanti – il tifo bambino, i riti tribali da stadio, l’iniziazione maschile, le figurine, la bandiera – come non lo ha detto nessuno: con una grazia romantica e stupefatta, una specie di pianto antico dove ogni lacrima brilla nel buio come una perla» (Maurizio Crosetti, «Robinson – la Repubblica»).

«Bonvissuto riesce a trovare il tono giusto, quello che crea una complicità immediata con il lettore, un misto di tenerezza vagamente malinconica e di ironico distacco, di riflessività e rappresentazione» (Ernesto Ferrero, «TuttoLibri – La Stampa»).

«È un libro con una magia sudamericana e un’asciuttezza nordamericana, dove tutto ha un ordine e tutto sembra scritto come se dovesse piacere a Carver, e a Carver piacerebbe» (Angelo Carotenuto, «il Venerdí – la Repubblica»).

«Un romanzo che è tante cose insieme» (Stefania Ulivi, «Corriere della Sera»).

«Una gemma, a metà tra una storia d’amore e un saggio su una malattia bellissima e incurabile, degenerativa: il tifo per la Roma» (Tommaso Rodano, «Il Fatto Quotidiano»).

«Piú dei libri di storia e anche dei romanzi storici che si danno da leggere a scuola, il romanzo di Bonvissuto racconta una vera e propria educazione sentimentale, del protagonista che narra e di chi ha la fortuna di leggerlo per la prima volta» (Giorgio Biferali, «Il Messaggero»).

«Un romanzo davvero bello» (Giovanni Francesio, «Il Foglio»).

«Un viaggio antropologico alla scoperta dell’amore vero, che parte dal cuore, inesorabile e inesplicabile e forse salvifico, per chi vive un periodo di scarse certezze e passioni» («Corriere dello Sport»).

«Un libro che dipinge un amore puro. Assoluto. Sofferto. Faticoso. Cosí estremo da avviluppare tutta la vita di un ragazzo cresciuto in una borgata della capitale» (Maurizio Cattaruzza, «Il Piccolo»).

L’intervista di Rai Letteratura.