Cesare PaveseIl diavolo sulle colline

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Un romanzo di entusiasmi e passioni che ha coinvolto generazioni di lettori. Con la nuova prefazione di Paolo Giordano.

Tre giovani amici lasciano la città per una vacanza nella campagna piemontese e qui, tra gite, incontri, scoperte e avventure sentono prepotente la tentazione di violare la norma, di superare il limite, nella ricerca del vizio che porterà il piú inerme, il piú giovane a esserne travolto.

Se dal tempo in cui è stato scritto Il diavolo sulle colline la giovinezza è cambiata, la paura del desiderio che Pavese racconta è ancora la stessa. E identiche sono le tensioni e le fragilità di un’adolescenza sognatrice, piú portata a fantasticare che ad agire, in attesa di un evento straordinario che sconvolga la noia di giornate sempre uguali.

«Eravamo molto giovani. Credo che in quell’anno non dormissi mai».

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«È esistita per ognuno di noi una fase simile. Un periodo in cui il mondo dei grandi era ancora una mescolanza di esperienza personale e preconcetti. In questa fase transitoria si gioca la vicenda del Diavolo sulle colline» (Paolo Giordano).

«A Il diavolo in collina dicono che Pavese tenga molto; e si spiega. Formalmente, è il racconto piú bello, cosí vario, veloce, modulato in una sintassi studiatissima, elaborato in dialoghi che sfiorano la perfezione. È il racconto dove il narratore si abbandona di piú al suo gioco preferito, i chiaroscuri, l’insinuazione, il frammento, l’ammicco, l’intreccio sottile dei fatti che, a guardarlo, fa una musica, la palese ambiguità della vita» (Geno Pampaloni).

Il 4 ottobre 1948 nel suo diario Cesare Pavese scrive: «Finito Il Diavolo in collina. Ha l’aria di qualcosa di grosso. È un nuovo linguaggio. Al dialettale e calligrafico colto, aggiunge la “discussione studentesca”. Per la prima volta hai veramente piantato simboli. Hai recuperato La spiaggia innestandovi i giovai che scoprono, la vita di discussione, la realtà mitica».

La copertina è stata realizzata dall’illustratore e fumettista Manuele Fior.