Michail BulgakovIl Maestro e Margherita

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«Che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre?»

Nella Mosca staliniana degli anni Trenta, due letterati, Michail Berlioz e Ivan Ponyrëv, stanno discutendo dell’esistenza di Dio. A intromettersi nella loro conversazione arriva uno strano personaggio, che dichiara di essere stato presente al secondo interrogatorio di Gesú da parte di Ponzio Pilato. È un esperto di magia nera, si chiama Woland. Ma in realtà è Satana in persona.

La sua presenza crea non pochi disordini nella ordinata e asfissiante società sovietica: imprevisti bizzarri e tragicomici si abbattono su piccoli funzionari ed esponenti della Mosca letteraria e teatrale. Solo per il Maestro, uno scrittore emarginato a cui è stata rifiutata la pubblicazione di un romanzo sul dramma di Pilato, e per la sua infelice amata Margherita, questo incontro rappresenterà finalmente un riscatto.

«Un romanzo-poema, o se volete, uno show in cui intervengono moltissimi personaggi, un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col piú alto dei possibili temi: quello della Passione» (Eugenio Montale).

«Bulgakov voleva creare un libro destinato a essere letto non una volta sola: un libro da leggere e rileggere, una seconda Bibbia, se non vogliamo aver paura delle parole» (Marietta Čudakova, nell’Introduzione al Meridiano Mondadori).

«Forse è bene che lo dichiari subito, sfacciatamente: per me Il Maestro e Margherita è il piú grande romanzo del Novecento» (Francesco M. Cataluccio su Doppiozero.com).

«Non si tratta solo dell’opera piú celebre dell’autore, quanto di uno dei capostipiti della letteratura russa» (Martina Marasco su illibraio.it).

«Uno dei piú famosi romanzi russi del Novecento, e uno di quei libri che compare puntualmente nelle liste di libri consigliati, come quelle dei romanzi da leggere prima di compiere 25 anni» (ilpost.it).

«Un romanzo incredibile e inafferrabile che parla del veleno che entra nei rapporti interpersonali, ma anche di caos, complessità e desiderio»: le parole del regista Andrea Baracco che ha diretto uno degli ultimi adattamenti teatrali del romanzo.

Al personaggio di Woland è ispirata la famosissima canzone dei Rolling Stone Sympathy for the Devil, uscita poco dopo la prima edizione inglese del romanzo:

Massimo Popolizio legge il romanzo a Radio3.