Bruno MaidaLa Shoah dei bambini

16+

Un libro che riattraversa «con occhi di bambino» le tragiche vicende della persecuzione antiebraica.

La storia della persecuzione degli ebrei attuata dal fascismo tra il 1938 e il 1945 ci è ormai ben nota, ma raramente ci si è soffermati a riflettere su cosa abbiano significato quei tragici sette anni per i bambini italiani. Per i bambini «ariani», cresciuti nell’educazione al razzismo e alla guerra, e, soprattutto, per i bambini ebrei, allontanati da scuola, testimoni impotenti della progressiva emarginazione sociale e lavorativa dei genitori, quando non della distruzione e dell’eliminazione fisica della propria famiglia. Da questa prospettiva la storia che abbiamo alle spalle assume nuovi significati e stratificazioni. Il regime fascista iniziò ad attuare la discriminazione proprio dal mondo della scuola, e i bambini ebrei – prima espulsi, poi separati, esclusi ed infine internati – furono vittime tra le vittime.

Bruno Maida ne ripercorre la storia attraverso i progressivi stadi della persecuzione, attento a cogliere non solo lo sguardo che l’infanzia ebbe di fronte al turbinio dei fatti, ma la portata politica di una ferita impossibile da sanare.

Leggi un estratto.

I bambini ebrei di cui parlo in questo libro sono coloro che i fascisti consideravano ebrei indipendentemente dalla consapevolezza che le vittime potevano avere della loro condizione, appartenenza, identità. È il persecutore che costruisce la vittima e non va mai dimenticato. Di quelle migliaia di bambini – ossia coloro che al momento in cui viene raccontata la loro esperienza non avevano piú di quattordici anni – è importante restituire il piú possibile le storie e i nomi. Se ogni bambino ha un nome, allora non sarà un’icona, un simbolo o una metafora utile solo alla definizione del discorso pubblico, ma una persona di cui collettivamente – e non nella sofferenza traumatica individuale – dovremo assumerci la responsabilità storica affinché si costruisca una memoria nel presente.

«Una raccolta di date e numeri, che sono il segno della sofferenza e la dimensione della tragedia, ma soprattutto pagine piene di abitazioni e scuole, di fughe e prigioni, di santi e di traditori. Pezzi di vita insomma» (Massimiliano Nerozzi, «Corriere della Sera»).

«Un libro importantissimo» («Left»).