Come avranno fatto i soldati italiani e austriaci ad arrivare con i loro zaini, le armi, l’equipaggiamento sulle vertiginose pareti alpine? A vivere e sopravvivere tra terra, fango, freddo, ghiaccio, roccia e acciaio?
Quando, il 24 maggio 1915, si aprí il fronte italo-austriaco, nessuno di coloro che avevano teorizzato la guerra di montagna avrebbe mai immaginato che cosa sarebbe stata. Tanto meno coloro che si accingevano a combatterla. La guerra di montagna fu molte guerre: di masse sugli altopiani, alpinistica sulle Dolomiti e sui ghiacciai, sotterranea in tutti i settori, tecnologica e di saperi. Infine, si fece sistema che si autoregolava, sovrapponendosi e sostituendosi a quello alpino.
Il libro di Leoni racconta come tutto ciò poté accadere, di come la sfida militare fosse stata preannunciata da quella turistico-alpinistica fin dalla seconda metà dell’Ottocento; di come vissero e raccontarono quell’esperienza i combattenti, ma anche i prigionieri, i civili; di come cambiarono le relazioni fra uomo e ambiente. Lo fa mettendo in campo al pari degli eserciti, molte discipline, molti saperi, molte voci e molti corpi.
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Con questo romanzo Diego Leoni ha vinto il Premio Mario Rigoni Stern 2017: «La guerra verticale costituisce l’esito solido e intenso di un lucido e appassionato itinerario. Spicca anche per originalità e varietà di approcci alla quotidianità della guerra. Il libro di Leoni è l’esatto contrario dell’occasionale e dell’effimero».
«Diego Leoni ci rende magnificamente il quadro della incredibile complessità di una guerra tanto immobile quanto spericolata, tanto arcaica quanto tecnologizzata» (Claudio Vercelli, «il manifesto»).
«Che cosa comportò la “guerra verticale” per gli uomini, gli animali e le cose, lo spiega con l’esattezza dei dati e dei documenti e con l’agilità del racconto appassionato il volume di Diego Leoni» (Roberto Raja, «Il Foglio»).