Franco FicheraLe belle tasse

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«Tutto è cominciato quando l’assessore all’infanzia e alla famiglia del Comune di Roma, nel 2005, mi ha chiesto di andare a spiegare le tasse ai bambini. Non potendo fare una lezione universitaria, mi sono inventato un gioco».

Le tasse sono in genere viste come un «male», perché consistono in un sacrificio. Dire che sono belle crea un po’ di sorpresa. Ma perché dire che sono «belle»? Perché reggono la vita in comune, sono alla base della convivenza civile: tutti siamo chiamati a concorrere alle spese pubbliche, e a sostenere la realizzazione di obiettivi che riguardano tutti. E questo è possibile farlo solo con le tasse. Allora, esse sono un sacrificio per il singolo, è vero, ma per soddisfare un interesse collettivo.

Nella vita reale, però, il legame a volte si perde. Resta cosí, impropriamente, solo l’idea del sacrificio. È un equivoco che va spiegato, soprattutto ai piú piccoli: «quando mi fu chiesto di spiegare le tasse ai bambini accettai l’invito e chissà perché la prima cosa che mi venne in mente fu quella di distribuire loro dei cioccolatini». Ne è nato un gioco di ruolo utile ed entusiasmante. E questo libro.

Leggi un estratto.

Il sito dell’iniziativa è www.lebelletasse.com.

Il gioco realizzato in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia:

«Nessuno è disposto facilmente a farsi fare la morale, meno che mai in democrazia. Se c’è un sistema di governo che dovrebbe essere alieno dalla propaganda, questo è per l’appunto la democrazia. Eppure, l’esigenza di una pedagogia democratica esiste, come per qualsiasi altro regime politico […] L’esperimento di Fichera indica un’altra via, tra le nozioni e la propaganda: la sperimentazione» (Gustavo Zagrebelsky).

«Quando Fichera spiega che gli esattori sono quelli che passeranno a riscuotere le tasse, i bambini abbracciano il proprio gruzzolo e urlano dei “No!” pieni di apparecchi per i denti. Ma poi ritirano la protezione non appena il moderatore spiega che se ci sono le scuole, se le strade sono illuminate, se le aiuole sono ben custodite è perché ci sono le tasse […] Son cosí disarmati i bambini, di fronte a questa versione inedita delle tasse, che in un attimo la sala diventa una foresta di mani alzate» (Andrea Bajani).

«Chi, come noi, ebbe la fortuna di assistere a quel singolare evento, non dimentica ciò che vide. Il presidente del consiglio, una bambina serissima, fissò l’aliquota al quaranta per cento. Un gruppetto di temibili esattori passò a riscuotere le somme con le labbra già sporche di cioccolata. I contabili si misero all’opera. Cosa scoprirono? Nel baule avrebbero dovuto esserci quattrocentoquaranta euro. Invece ne risultarono venticinque di meno. Dov’erano i furbacchioni che, al posto delle monete, avevano messo solo l’involucro? Girarono sguardi imbarazzati. Poi accadde qualcosa di inatteso. Dalle tribune scese un bambino che disse di aver sbagliato i calcoli e consegnò tre monete di cioccolata in segno di risarcimento…» (Eraldo Affinati).

«Rispetto ad altri esperti che si propongono di spiegare cose da adulti ai bambini, Fichera ha il merito di non partire dalle sue idee e cercare argomenti per dimostrarle, ma di seguire il percorso opposto, muovendo da alcune semplici domande e arrivando gradualmente alle risposte» (Giuliano Milani, «Internazionale»).