Davide LongoIl mangiatore di pietre

16+

In una valle selvaggia e silenziosa del Piemonte, Cesare, ex passeur che portava clandestini e merce di contrabbando oltre il confine con la Francia, vive in una baita con l’unica compagnia della lupa Micol. Indurito dal mestiere svolto e dall’ambiente che lo circonda, trascorre i suoi giorni lontano dal mondo. Ma tutto cambia quando una notte, in fondo a una scarpata Cesare trova il cadavere di Fausto, l’amico a cui aveva consegnato il suo lavoro e la sua esperienza, freddato da due colpi di fucile.

Tutti considerano il delitto legato al traffico di clandestini, di cui la polizia ritiene Fausto una figura chiave. Eppure ben presto quel ritrovamento scuote gli equilibri precari della valle. Cesare avvia cosí una personale indagine sulla morte di Fausto, che lo costringerà a rivivere antichi tradimenti, svelare verità scomode e affrontare un mondo di traffici illeciti e segreti a lungo taciuti.

Con Il mangiatore di pietre Davide Longo costruisce un romanzo che intreccia la tensione del noir con l’introspezione di una storia umana profonda e dolorosa. La natura, protagonista quanto i personaggi, diventa specchio delle loro fragilità, con le montagne imponenti e i silenzi delle valli ad amplificarne solitudine e rimorsi.

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La strada, le finestre, i muri del vicolo erano gli stessi di sempre, ma adesso gli pareva di sentir venire da quelle case il suono di tante mandibole che masticano. Avevano fatto cosí anche suo padre e la zia e tutti quelli che sapevano: avevano tenuto in bocca quella cosa sporca e mentre si scioglieva avevano continuato a parlare, mangiare, ridere e far la loro vita. E in qualche maniera anche la sua. A quel pensiero Sergio si sentí stordire e dovette sedere sul bordo della fontana. Adesso capiva che la luce triste negli occhi di sua madre era la stessa che aveva visto in Fausto, e poi nel Francese e nei suoi questa mattina che s’era svegliato grande. Era lo sguardo di chi non sapeva sciogliere in bocca quelle pietre.

«Un noir ruvido e incalzante, scritto nel segno dei grandi autori italiani del secolo scorso. Un romanzo essenziale e grandioso, come le valli e le montagne in cui è ambientato» (Ermanno Paccagnini, «Corriere della Sera»).

Dal romanzo il regista Nicola Bellucci ha tratto l’omonimo film (2018). Il trailer: