Matteo BussolaLa neve in fondo al mare

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Matteo Bussola racconta un nodo del nostro tempo: la fragilità adolescenziale. Scrive una storia toccante, piena di grazia, sul tradimento che implica diventare sé stessi. E ci mostra, con onestà e delicatezza, quel che si prova davanti al dolore di un figlio, ma anche la luce dell’essere genitori, che pure nel buio continua a brillare. Perché è difficile accogliere la verità di chi amiamo, soprattutto se lo abbiamo messo al mondo. Ma l’amore porta sempre con sé una rinascita.

Un padre e un figlio, dentro una stanza. L’uno di fronte all’altro, come mai sono stati. Ciascuno lo specchio dell’altro. Loro due, insieme, in un reparto di neuropsichiatria infantile. Ci sono altri genitori, in quel reparto, altri figli. Adolescenti che rifiutano il cibo o che si fanno del male, che vivono l’estenuante fatica di crescere, dentro famiglie incapaci di dare un nome al loro tormento. E madri e padri spaesati, che condividono la stessa ferita, l’intollerabile sensazione di non essere piú all’altezza del proprio compito. Con la voce calda, intima, di un padre smarrito, Matteo Bussola fotografa l’istante spaventoso in cui genitori e figli smettono di riconoscersi, e parlarsi diventa impossibile. Attraverso un pugno di personaggi strazianti e bellissimi, ci ricorda che ogni essere umano è un mistero, anche quando siamo noi ad averlo generato.

«Le storie che racconto in questo libro accadono ovunque, anche in famiglie piene d’amore. Ai giovani auguro di far fiorire la loro unicità, di essere sé stessi», racconta l’autore nell’intervista di Annarita Briganti su «la Repubblica».

«Un libro che andrebbe letto nelle scuole, in famiglia, negli ospedali, in parrocchia, nei circoli, in palestra, in spiaggia, negli studi medici» (Annachiara Sacchi, «La Lettura – Corriere della Sera»).

«Un racconto potente sul disagio esistenziale degli adolescenti» (Nicolò Menniti-Ippolito, «il mattino di Padova»).

«Con il linguaggio affettivo del romanzo, che non giudica ma apre squarci, Bussola fa luce su una generazione che la pandemia e il lockdown hanno precipitato a migliaia in ospedale». Su «F» l’intervista all’autore.

«Il nuovo romanzo di Matteo Bussola è lungo e largo solo un centimetro: indaga e viviseziona il piccolissimo spazio di ogni persona in cui nessun altro può entrare, il luogo della volontà intima, della decisione che sfugge a ogni controllo e a ogni comando, l’ultima goccia di personalità e di anima» (Francesco Zani, «tuttolibri – La Stampa»).

«Un libro duro, che affronta senza sconti un dramma contemporaneo: la sofferenza degli adolescenti e l’inadeguatezza dei genitori» (Francesca Visentin, «Corriere del Veneto»).

«Un tentativo di dare voce a chi non ce l’ha. Una carezza a genitori e figli» (Francesca Saglimbeni, «L’Arena»).

«Tra le pagine partecipiamo a un amore incondizionato che supera le barriere, anche quelle del senso di colpa o del rifiuto da parte dei figli, annienta il rischio del disfattismo e combatte la minaccia della disperazione» (Gloria Maria Ghioni, illibraio.it).

Matteo Bussola racconta il romanzo al TG3: