Liceo Nomentano, Roma
Docente: Silvia Vitucci
Classe: V M
Nel suo La matematica è politica, Chiara Valerio tratteggia un originale confronto tra due discipline all’apparenza molto lontane, quasi incompatibili, dimostrando come esse siano in realtà, per certi aspetti, sovrapponibili. Matematica e politica sono in continua evoluzione: entrambe presuppongono dedizione, applicazione, innovazione, sete di rivoluzione, entrambe vanno costantemente esercitate, rinnovate e verificate e sono estranee ad ogni tipo di prevedibilità e determinismo.
Le riflessioni dell’autrice in proposito vertono in grande misura sul concetto di verità: le due “discipline protagoniste” rifiutano allo stesso modo il principio di autorità e si fondano sulla convinzione secondo cui la verità non si possiede da soli ma, al contrario, per essere definita tale, essa deve essere partecipata, ovvero accessibile a tutti. La matematica viene presentata infatti come un esercizio di democrazia. Cosí come una teoria scientifica non è definita da singoli numeri o enti geometrici ma dalla relazione tra essi, un sistema democratico deve necessariamente basarsi e costruirsi a partire dall’interazione e dall’incontro pacifico tra individui. Scienziati e politici condividono quindi un compito fondamentale, il quale risiede nel tentativo di avvicinare per analogia questioni distanti e di identificare le corrispondenze essenziali che caratterizzano il reale e ne sono alla base. Affinare la propria capacità di ragionamento, attraverso l’esercizio della matematica, perciò, può aiutare ad assumere comportamenti sempre piú corretti anche a livello sociale, ad agire e giudicare nel rispetto delle regole comuni, le quali vanno continuamente interpretate e ridiscusse. Inoltre, matematica e democrazia costituiscono due sistemi molto complessi, che necessitano di tempo e di intenzione e che si sviluppano a partire da processi lunghi, lenti e imprevedibili, fatti di trasformazioni costanti che affiancano nuove verità a quelle già esistenti. Cosí come in matematica svolgere un semplice calcolo può rappresentare un primo passo verso la rivoluzione, in ambito politico è possibile che un’idea apparentemente banale divenga la scintilla della metamorfosi improvvisa di un intero sistema. Gli scienziati, dice Chiara Valerio, vengono spesso assimilati erroneamente a prodigi invincibili, mentre anch’essi, cosí come coloro che si occupano di politica, sono «umani» e fallibili, e i loro errori rappresentano uno dei modi per «proseguire la ricerca, raddrizzare il procedimento o addirittura cambiarlo».
Naturalmente l’autrice ha potuto individuare anche alcune inevitabili differenze tra matematica e politica. Mentre teoremi e postulati, infatti, si fondano su elementi prevalentemente astratti, intangibili e invisibili, ma che nel contempo hanno lo stesso valore per tutti, le opinioni politiche, che variano da individuo a individuo, nascono invece a partire da questioni e situazioni reali e sono quindi, per la maggior parte, destinate a trovare un’applicazione concreta, che possa trasformare in meglio il sistema sociale corrente. L’identità politica perciò è da considerarsi del tutto soggettiva, al contrario della matematica la quale, secondo Chiara Valerio, è del tutto non fraintendibile, poiché essa si erge su una base di elementi e conoscenze condivise. Mentre, infine, in matematica non esistono tiranni, politicamente essi sono esistiti e potrebbero continuare a farlo. Per certi versi si potrebbe dire che in politica una verità assoluta sarebbe rasserenante, a dispetto delle cosiddette fake news e di tutte quelle dichiarazioni e affermazioni infondate che tutti i giorni inondano il web. Nonostante questo, però, la condivisione delle idee, cosí come il riconoscimento e la fiducia reciproca, costituisce un primo traguardo da parte di tutti per diventare cittadini migliori. Si potrebbe anche dire che il ruolo della matematica e di coloro che della matematica fanno una professione al giorno d’oggi non viene apprezzato come dovrebbe, in una società dove, come dice Chiara Valerio, il solo esercizio di cui si sente parlare e al quale si dà importanza e quello fisico. In realtà però, anche se il piú delle volte non ce ne rendiamo conto, la geometria, l’aritmetica e la scienza sono tutt’altro che discipline “asettiche”, ma stanno alla base dell’organizzazione della nostra società e costituiscono uno degli strumenti fondamentali attraverso i quali l’essere umano da sempre progredisce. Possiamo affermare quindi che queste due discipline, da molti ritenute antagoniste, influenzano in egual misura la nostra concezione del mondo.
Federica