Paolo GiordanoNel contagio

ITIS Galilei, Conegliano (TV)
Docente: Monica Marcon
Classe: IV C mae

Come hanno vissuto i ragazzi la pandemia da Covid-19? Ce lo raccontano in occasione dell’incontro con Paolo Giordano avvenuto dopo la lettura del saggio Nel contagio (II parte).

Il periodo della pandemia credo di averlo vissuto in modo simile a tutte le altre persone: con la paura di contagiarmi e con la speranza di uscirne al piú presto.

Penso che le vaccinazioni oggi siano il primo passo per tornare alla vita di prima. Primo, ma non unico passo, perché occorre aiutare la rinascita della società con nuove tecnologie, in modo da non piegarsi piú di fronte a un futuro virus.

Ritengo che la paura nei confronti dei vaccini sia contenuta tra le persone, ma ingigantita dai media. Credo che le persone contrarie al vaccino Astrazeneca siano poche, sicuramente condizionate dalle notizie “scoraggianti”. Un fumatore abituale ha un rischio di morte (93000 decessi annui in Italia) neanche paragonabile con il rischio di trombosi di un paziente (1 su 2,5 milioni). Anche non avendo conoscenze mediche specifiche, confrontare i dati può dare una visione molto chiara della situazione odierna.

Se fosse il mio turno vaccinale, accoglierei qualsiasi prodotto farmaceutico, perché credo nei vaccini, ma soprattutto nella scienza. Sono convinto che la volontà di farsi iniettare un vaccino non sia soltanto un’occasione per uscire da questa situazione, ma anche un obbligo morale nei confronti di chi non può meritarsi questo diritto (per esempio gli immunodepressi). Proprio per questo, penso che i no-vax siano degli egoisti, in quanto sprechino un’occasione unica, soprattutto a discapito dei piú fragili.

In questo momento, dopo aver protetto il personale sanitario, penso che la priorità di vaccinazione debba andare per classi d’età.

Secondo me, è stato un errore dare precedenza al personale scolastico. Da settembre si sente dire che la scuola è il posto piú sicuro dove stare (distanziamento dei banchi, orario alternato in presenza, igienizzazione obbligatoria), ma allora perché si è voluto vaccinare il personale docente e ATA? Perché si è voluto vaccinare i docenti universitari, se i corsi vengono svolti completamente a distanza? Non sarebbe piú opportuno vaccinare chi ne ha realmente piú bisogno, in base alla data di nascita o al suo passato sanitario?

Luca

 

Tra il 2020 e il 2021 il popolo italiano è stato “rinchiuso” svariate volte. Il primo lockdown è stato, a mio avviso, molto impegnativo e stressante, perché essere costretti a casa da un giorno all’altro per un paio di mesi senza poter vedere amici e parenti è stata dura. Mentre i successivi lockdown, secondo me, sono stati più tranquilli perché ormai ci avevamo fatto l’abitudine e anche perché non sono stati cosí limitanti rispetto al primo.

Parto dal fatto che non so nulla dei tecnicismi della questione vaccinale, non sono un virologo e sinceramente non sono piú aggiornato quotidianamente sulla questione COVID-19, perché sentire ogni giorno parlare delle stesse cose mi ha nauseato. Quindi preferisco non espormi in questo ambito. Però una domanda che mi pongo è: perché paesi come il Regno Unito oppure gli Stati Uniti riescono a vaccinare milioni di cittadini al giorno mentre qui in Italia non succede?

Gherardo

 

Per fortuna la pandemia non l’ho vissuta direttamente, anche se il Coronavirus ha colpito un po’ di persone attorno a me, senza nessuna conseguenza grave.

La cosa peggiore è il modo in cui la gente sottovaluta questo virus e non rispetta le norme che tutti dovremmo applicare per poterci riprendere da questa situazione. Ora finalmente sono iniziate le vaccinazioni in tutto il mondo, però comunque i problemi non sono spariti perché alcune persone hanno da ridire anche sulle priorità con cui sono state effettuate le vaccinazioni; ritengo giusto vaccinare prima la gente che possiede un maggior rischio di contagio, per età, patologie o tipologie di lavoro. Però è anche vero che il modo con cui sono distribuiti e assegnati molte volte non corrisponde a quello che sentiamo dire in tv o alla radio.

Leonardo

 

La pandemia è iniziata a febbraio, durante le vacanze di carnevale dello scorso anno scolastico (uno scherzo di carnevale veramente pesante…); inizialmente ho visto il lato positivo della cosa, il fatto di restare a casa, poter stare tranquilli. L’ho presa come una sorta di vacanza momentanea, guardando sempre il lato positivo della realtà. Fortunatamente poi con l’estate si è calmata la situazione e ci è stato permesso di uscire con gli amici e andare in vacanza. Con il rientro a scuola è sembrato che tutto fosse tornato alla normalità, abbiamo ripreso la scuola, gli sport, gli adulti il lavoro; purtroppo però questa situazione è durata poco, subito dopo un mese eravamo tutti di nuovo a casa, questa volta però di lati positivi non c’è ne erano piú, eravamo appena riusciti a vedere la luce che subito ce l’hanno tolta.

Il secondo periodo di lockdown è stato difficile, penso per tutti, per il fatto che eravamo e siamo ancora oggi stanchi di questa situazione, di dover indossare sempre la mascherina e di non poter fare molte cose.

Non sono contrario ai vaccini, però penso che questa fretta con cui li hanno creati e sperimentati ha portato con sé troppa superficialità nel valutare le conseguenze, e questo si è visto con il vaccino Astrazeneca che ha causato disguidi in tutto il mondo, facendo morire diverse persone a cui è stato sottoposto. Una mossa corretta è stata quella di suddividere la popolazione in fasce d’età in modo da dare la priorità alle persone che sono piú a rischio, gli anziani, gli infermieri, gli insegnanti e tutti gli altri gruppi di lavoratori che per continuare il loro lavoro devono sottoporsi al vaccino e avere la propria dose prima di altri in modo da poter riprendere il prima possibile tutte le attività. Anche se penso che il vaccino a cui ci stiamo sottoponendo ora non valga molto, dato che nascono nuove mutazioni e quindi in futuro si dovranno fare nuovi vaccini. L’unica cosa che spero in questo momento è quella di tornare alla normalità, alla vita di prima, di sempre, perché all’inizio è stato bello stare a casa, ma ora sta diventando un’ossessione.

Matteo

 

Inizialmente la pandemia mi ha suscitato una leggera paura nell’uscire di casa, visto che non si conosceva ancora molto riguardo l’effettivo pericolo del coronavirus. Si sentivano notizie differenti rispetto a ciò che poteva provocare alla nostra salute un eventuale contagio, quindi, in generale c’è stata una diffusa confusione che successivamente ha provocato ansia nell’uscire di casa.

Con il continuo aumento dei contagi e del sovraffollamento degli ospedali in un breve lasso di tempo siamo stati costretti a rimanere chiusi in casa, per rallentare la curva epidemica.

All’inizio del lockdown, ho avuto una sensazione di reclusione, con il passare dei giorni il mio entusiasmo andava scemando e tutto ciò che mi dava piacere nel mio piccolo è diventato monotono. Con l’arrivo del caldo e di una riduzione della curva epidemica, finalmente, si è potuto ricominciare a uscire e rivedere i propri amici, cosa che mi ha fatto riprendere dai 2 mesi di reclusione, i quali mi hanno fatto stare male fisicamente per via della maggiore sedentarietà.

Oggi penso che le vaccinazioni siano l’unica speranza di un vago ritorno alla normalità, perché attualmente sembra essere l’unica soluzione effettiva per la riduzione della mortalità, soprattutto nelle fasce piú sensibili della popolazione.

Purtroppo per via di numerosi problemi politici e tecnici, la somministrazione del vaccino sta andando a rilento, soprattutto in Italia, dove oltre ai problemi che stanno rallentando il processo, un’inadeguata gestione della vaccinazione di massa sta creando pericolosi assembramenti, con lunghe code nei centri di vaccinazione che mettono in pericolo la fascia sensibile della popolazione che è attualmente la prima nella coda delle vaccinazioni, creando un rischio sia per la salute delle suddette persone, ma anche per gli ospedali.

Inoltre vi è stata anche una generale speculazione della situazione da parte di alcuni che risiedono ai vertici politico-finanziari, i quali hanno approfittato della confusione generale a loro vantaggio, arrecando ulteriori danni all’economia.

Da ciò che ho letto e sentito, sembra che il vaccino AstraZeneca stia creando controversie, per via del rischio di provocare trombosi, ma solo in rari casi. Anche se i benefici di AstraZeneca superano i rischi, molte persone non vogliono assumersi questo rischio. In un modo o nell’altro, penso che sarebbero comunque emerse problematiche e ripensamenti da parte dell’opinione pubblica che avrebbe criticato entrambe le decisioni prese dal governo. Da una le decisioni del governo potrebbero aver rallentato i tempi di vaccinazione per via della lentezza nell’esecuzione per una fascia di popolazione sensibile come gli anziani o portatori di malattie particolari, anche se, eliminare il prima possibile la difficoltà maggiore, potrebbe velocizzare il tutto per la fascia meno sensibile.

Personalmente, se mi capitasse una dose di AstraZeneca, la accetterei, per via del fatto che potrei contribuire a far accelerare un ritorno alla normalità, anche se sono sicuro che il mio possibile contributo non servirebbe comunque a molto, in quanto l’opinione generale verso il vaccino non sembra molto positiva e ciò comporta un rifiuto dell’AstraZeneca da parte della gente.

Paul

 

Il lockdown dell’anno scorso è stato difficile, poiché improvvisamente c’è stato negato di vedere amici e parenti, e non potendo vederli spesso, ciò mi ha reso triste.

Quest’anno invece, quando sono state imposte nuove restrizioni, ero già preparato, e anche se non posso vedere i miei amici e parenti come prima, mi mancano meno rispetto all’anno scorso, in qualche modo mi sono abituato alla loro lontananza. È cambiato il modo di pensare la vita, sotto un certo punto di vista, e abbiamo trovato altri modi per comunicare e vedersi, anche se non dal vivo ma a distanza. Quello che è mancato di piú in questa pandemia sono le relazioni con le persone, non possiamo piú imparare dagli altri oppure possiamo farlo limitatamente.

I vaccini secondo me possono essere un modo per ridurre di molto il fattore di contagio, senza mai dimenticare però che possiamo contrarre ugualmente il virus e quindi mettere a rischio amici e parenti a cui teniamo. Questi vaccini devono essere somministrati per età e non mettere in pericolo la vita di coloro che li assumono. È inoltre giusto ed essenziale preservare le persone piú a rischio come anziani e coloro che hanno molti contatti (dottori, farmacisti, insegnanti, persone con malattie gravi, etc) e devono avere la precedenza su coloro che sono meno a rischio.

Nonostante l’Italia si stia impegnando molto però non è pari ad altre nazioni come gli Stati Uniti, i quali vaccinano milioni di persone ogni giorno; i vaccini ci sono, ma c’è un problema a livello politico.

Riccardo

 

L’inizio del primo lockdown l’ho vissuto con un mix di emozioni; inizialmente ero frustrato perché volevo festeggiare il carnevale con i miei amici in discoteca, ma pochi giorni dopo mi sono reso conto che quel periodo di tempo di due settimane era da sfruttare per cercare di ricaricare le energie nel caso ci fosse stata la scuola a distanza.

E infatti cosí è stato, dopo 2 settimane circa sono riprese le lezioni, ma a distanza e non tutti i professori erano pronti a questo imprevisto e quindi con alcuni si sono saltate parti importanti del programma annuale. Proprio durante le assenze di alcuni professori mi allenavo in sollevamento pesi in casa e riuscivo ad essere produttivo e costante nel tempo.

Inizialmente non ero preoccupato della situazione e pensavo che tutto questo sarebbe passato nel giro di qualche mese e tutto sarebbe tornato alla normalità. Invece adesso ho perso la voglia di fare palestra in casa e non per questioni di tempo, ma proprio perché questo periodo storico mi sta facendo perdere la voglia di fare qualcosa di produttivo e purtroppo la speranza che questa cosa finisca in poco tempo è svanita.

Attualmente sono stati introdotti i vaccini, ma prima che tutte le persone siano vaccinate ci vorrà tempo, oltretutto il vaccino Astrazeneca è stato oggetto di denuncia per alcune morti sospette in Italia e nel mondo, nonostante ciò sono convinto che si debbano continuare le vaccinazioni e ritengo sia giusto somministrare i vaccini prima al personale sanitario e pubblico e poi anche a noi giovani, il prima possibile.

Samuele

 

Quando si parlava del Coronavirus si pensava che fosse solo un problema della Cina, nessuno avrebbe mai immaginato come con la globalizzazione il virus avrebbe invaso tutto il mondo. Quando tutto ebbe inizio in Italia non la presi tanto bene, perché vidi tutti i miei obiettivi (in ambito sportivo) sfumare tutti uno dopo l’altro, vedevo sparire pian piano tutti i sacrifici fatti.

Allora c’era una paura immane perché il nemico, che era sempre in agguato, non si poteva vedere. Abitando in campagna e avendo anche un vigneto cercavo dopo le videolezioni di non pensarci, facendo tutti i lavori possibili immaginabili e son riuscito a passare, “quasi” senza alcuna noia, il periodo fino a giugno. In quel periodo quando tutti erano rinchiusi in casa vedevo molte persone anche di città (che conoscevo) scappare dalla propria abitazione per fare una passeggiata. Per la prima volta nella mia vita, senza alcuna automobile che correva sulla strada, sentivo il silenzio che veniva rotto solo dal ronzio delle api e dal garrito delle rondini che facevano il nido sulla stalla.

Delle vaccinazioni che al momento stanno caratterizzando a pieno questo periodo non ho nulla da dire nello specifico per il fatto che non essendo uno scienziato non so nulla, cosa opposta di molte persone che parlano senza sapere niente, creando solo confusione; posso solo dire che le vaccinazioni ci fanno vedere una luce in fondo al tunnel, al momento sono l’unica speranza di vita. C’è ancora moltissimo da migliorare e scoprire nell’ambito dei vaccini e penso che gli scienziati siano al lavoro incessantemente in questo anche perché la pazienza è la virtù dei forti.

Stefano

 

Durante questa pandemia sono stato costretto a rimanere a casa per piú di un anno, la mia famiglia di origini cinesi era particolarmente terrorizzata e i miei genitori mi hanno imposto un divieto assoluto di vedere altre persone.

Ora esco da casa solo per andare a scuola; da quando è iniziato la pandemia di Coronavirus non sono piú uscito con gli amici, non sono piú andato in centro città o nei negozi.

Di questo tipo di vita mi sono già stancato e vorrei molto tornare alla vita di prima, piú velocemente possibile.

Inoltre trovo diverse difficoltà facendo lezione a casa con la DAD, non è la stessa cosa di fare scuola, di essere in classe.

Oggi, sentendo le notizie delle vaccinazioni, sono molto felice, perché questo significa la fine della pandemia e ritorno della libertà. Ma non ci si può fidare di tutti perché ho visto molti telegiornali che dicono che ci sono una parte di persone che dopo aver fatto la vaccinazione, sono morte.

Yu Qiang Cai