Paolo GiordanoNel contagio

ITIS Galilei, Conegliano (TV)
Docente: Monica Marcon
Classe: IV C mae

Come hanno vissuto e stanno vivendo i ragazzi la pandemia da Covid-19? Ce lo raccontano in occasione dell’incontro con Paolo Giordano avvenuto dopo la lettura del saggio Nel contagio (I parte).

Da circa un anno tutta l’umanità sta vivendo un periodo molto buio, quasi di terrore, legato a questa pericolosa pandemia. Stiamo tutti combattendo ogni giorno contro un nemico invisibile, ma molto spietato, che miete molte vittime, oppure lascia segni indelebili al nostro fisico, come danni all’apparato respiratorio e agli organi annessi. Fin dall’inizio di questa emergenza, ci è stato raccomandato dagli istituzioni di governo regionali e nazionali di rispettare alcune stringenti regole, per diminuire il contagio, e sono state proprio queste regole ad aver sconvolto la vita di ogni singolo individuo, cambiando le sue abitudini radicalmente. Tutti noi, specialmente i giovani, ci siamo trovati in una situazione molto critica, con un futuro incerto, con diversi problemi scolastici e con una socializzazione pressoché nulla.

Personalmente sto vivendo questa pandemia in modo molto tranquillo, non mi spaventano le restrizioni, tanto meno la situazione scolastica, cerco nel mio piccolo di vivere la mia vita in maniera piú normale possibile, attenendomi rigidamente alle regole imposte, poiché è l’unico modo per debellare questo virus. Ho inoltre la fortuna di risiedere in una regione in cui al momento le scuole hanno la possibilità di riprendere la didattica in presenza al 50%, nonostante io mi sia adattato fin dall’inizio alla DAD, trovandomi molto bene e riuscendo quasi sempre a svolgere gli incarichi previsti. Molti ragazzi invece non la pensano allo stesso modo, alcuni sono meno propensi a questo tipo di istruzione, secondo me questo è molto soggettivo.

Da alcuni mesi a questa parte il sistema sanitario si sta impegnando per somministrare i vaccini alla popolazione, partendo dai soggetti maggiormente a rischio, fino ai dipendenti pubblici, agli insegnanti, e quant’altro, utilizzando varie tipologie di vaccino, sviluppate da diverse case farmaceutiche, come Sputnik, Pfizer, Astrazeneca.

Il vaccino Astrazeneca viene considerato di dubbia efficacia dopo le morti per trombosi, sembra avvenute dopo la somministrazione dello stesso. Ma come altri farmaci ha i suoi pregi e difetti, per farlo agire necessita di due somministrazioni distanziate, ha un rapporto benefici/rischi favorevole agli individui sopra i 18 anni, e un livello di protezione che si protrae per circa 12 mesi. C’è da dire che essendo ancora in fase di sviluppo non sarà efficace al 100%, però è già un buon passo verso la soluzione del problema. A parer mio è giusto il fatto di garantire la vaccinazione ai soggetti fragili, dato che sono persone a rischio oppure individui a contatto ogni giorno con molte persone, da cui potrebbe sprigionarsi un focolaio di Covid, ed è giusto proteggerli; come è giusto proteggere le fasce d’età piú a rischio della popolazione, partendo appunto dagli anziani, come stanno facendo. Ci tengo a precisare che il vaccino non dà un’immunità del 100%, per cui anche dopo aver ricevuto la somministrazione è necessario continuare ad avere un minimo di buonsenso, e usare le precauzioni che siamo abituati ad avere ogni giorno, come mascherina, gel igienizzanti, il mantenimento del distanziamento sociale tra persone quando si interloquisce.

Alessandro

 

Ho vissuto la pandemia in modi diversi in base ai periodi e alle restrizioni che lo stato ci ha imposto. Nella mia testa posso dividere quest’anno di pandemia in 4 periodi. Il primo, il vero e proprio lockdown quando in poco tempo ci sono stati tolti tutti i tipi di contatti sociali, dico tutti i tipi perché secondo me fare una chiamata o inviare messaggi non può essere definito un contatto sociale. In quel periodo mi sono trovato obbligato a stare a casa; cosí ho utilizzato il tempo per fare dei lavori in casa e quando poi ci hanno “liberato” ho potuto passare piú tempo con i miei amici.

Il secondo periodo riguarda l’estate, dove per fortuna c’è stata un po’ di tregua e tra vacanze con gli amici e serate a divertirsi siamo tornati a una specie di normalità.

Con novembre arriva il terzo periodo, quando ci viene imposto il coprifuoco: abbiamo detto addio alle serate e dopo poco ci hanno bloccato di nuovo in casa con la frase “si tornerà a festeggiare il Natale”. Ma il Natale si avvicinava e ci siamo trovati bloccati con la rassicurazione che saremmo tornati liberi dopo le vacanze. Cosí è stato per qualche settimana, quando con la scusa dei bar abbiamo potuto ritrovare i nostri amici.

Il quarto, si avvicina Pasqua: si decide di cambiare colore alle regioni in base al numero dei contagi, ci mettono in arancione e poi di nuovo in rosso. Secondo me rispetto al lockdown dell’anno scorso questo è stato molto meno restrittivo e le persone, stanche di stare a casa, con la scusa delle passeggiate o della spesa sono uscite.

Adesso i casi scendono e salgono e l’unica cosa che si può ancora sperare è che questa estate possa essere come quella passata. Penso che il vaccino sia l’unica speranza che abbiamo, sempre che veramente funzioni, dato che è stato creato in tempi record. Forse bisognerebbe velocizzare i tempi di vaccinazione.

Il vaccino come ogni medicina può avere effetti collaterali che forse non erano stati studiati proprio perché c’è stato poco tempo; secondo me visti il numero di morti per il vaccino e tutti i vaccinati non è un difetto del siero a provocare problemi, ma solo una risposta diversa del singolo individuo. Inoltre credo sia giusto che tra i primi ad essere vaccinati ci siano gli insegnanti, dato che stanno a contatto con molte piú persone per diverse ore al giorno in spazi ristretti. Spesso vedo gli anziani che escono come nulla fosse perché non sono tanto diversi da noi ragazzi, anche loro si trovano tra amici al bar o a fare qualche giocata a carte, però purtroppo sono loro quelli piú a rischio e forse costringendoli a stare a casa ci sarebbero state piú dosi per le vaccinazioni alle fasce medie di lavoratori che portano avanti l’economia, a differenza dell’anziano pensionato.

Alessio

 

La pandemia è stata un’esplosione virulenta che ha coinvolto il mondo intero. Si pensava che dopo qualche mese di lockdown sarebbe tornato tutto alla normalità, ma dopo piú di un anno ci ritroviamo ancora nell’intento di sconfiggerla. Personalmente ho affrontato le prime settimane di lockdown in maniera tranquilla, pur avendo paura di questo nuovo virus, ma dopo poco la situazione ha iniziato a peggiorare sempre di piú, cancellando ogni traccia di quotidianità. Ho vissuto molta negatività sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista mentale, il primo per l’assenza di contatto con le persone e di nuove conoscenze, mentre la seconda per lo stress in continuo incremento causato da una giornata fondata su una routine quotidiana sempre identica, all’interno delle solite quattro mura di casa e col pensiero di non uscirne piú. Inoltre la didattica a distanza a parer mio ha causato molte distrazioni nell’attenzione, senza contare i mal di testa serali causati da un continuo utilizzo di dispositivi elettronici.

Come soluzione a questa pandemia gli studi medici stanno proponendo e testando i vaccini, ma ora come ora non mi sentirei incoraggiato a farlo, perché stanno uscendo varianti di covid diverse e anche perchè secondo me non è ancora passato il tempo necessario per studiare un vaccino efficace al 100%; alcuni studiosi parlano di aspetti positivi, altri di aspetti negativi, senza avere una certezza di come il vaccino possa reagire all’interno di un individuo. A quanto detto sembrerebbe che alle persone anziane o di una certa fascia di età il virus causi problemi maggiori portandoli in qualche caso fino alla morte. Partendo da questa affermazione penso sia giusto vaccinare prima loro essendo appunto i soggetti piú a rischio.

Alex

 

Convivere con questa pandemia è stato molto difficile e lo è ancora oggi; ci siamo dovuti attenere alle regole imposte per contenere questo virus che inizialmente, nel lockdown di marzo 2020 erano molto restrittive: eravamo praticamente costretti a restare a casa tutto il giorno senza poter vedere nessuno al di fuori della nostra famiglia. Inizialmente è stato veramente impegnativo, anche solamente pensare di non poter vedere amici e parenti che eravamo abituati a visitare quotidianamente, quindi dopo una prima fase di ambientazione abbiamo dovuto trovare altri modi per sentire e parlare con amici e familiari, una di queste era proprio Houseparty, un’applicazione che tra noi giovani viene utilizzata per le videochiamate, anche di gruppo. Nel male della pandemia c’è stato anche un aspetto positivo: le nuove tecnologie ci hanno permesso in qualche modo di restare “connessi” con la vita di tutti i giorni. Pensandoci, se tutto questo fosse successo una decina di anni fa, come avremmo fatto?

Per quanto riguarda i vaccini non sono molto informato, però quello che posso dire è che sicuramente la fascia di persone che attualmente ha piú necessità è quella riguardante i dottori, medici e personale sanitario, senza poi dimenticare le persone anziane che hanno diritto piú di tutte a essere protette perché anche una semplice influenza sommata a tutte le varie problematiche che possono avere, potrebbe risultare letale.

Secondo me, comunque, le vaccinazioni possono essere un modo per tamponare temporaneamente questa situazione, ma non possono risolverla, perché non avremo mai l’immunità di gregge in tutto il mondo, quindi secondo me serve una cura che elimini il problema alla radice.

Andrea

 

Non avrei mai pensato di scrivere nella mia vita un pensiero riguardante una situazione cosí difficile a livello mondiale. Come non mi sarei mai aspettato che quello che succedeva nei film potesse accadere nella realtà. È passato ormai un anno da quando tutto ebbe inizio, un virus mortale che contagia le persone, portando via con sé gli individui più deboli.

In questo anno sono successe tantissime cose nonostante non si potesse far nulla. Il primo mese di pandemia l’ho vissuto quasi serenamente, eravamo a casa da scuola e l’abbiamo presa tutti come una mini vacanza, pensando che la situazione fosse temporanea, e in un certo senso lo era, perché la DAD non è partita molto piú tardi, ed è da allora che noi studenti abbiamo avuto i primi problemi, difficoltà a capire gli argomenti svolti a lezione, sovraccarico di compiti, verifiche e interrogazioni come se fossero all’ordine del giorno (non in tutte le materie per fortuna). Un altro momento difficile è stato quando mio papà ha dovuto chiudere l’attività insieme a molti altri imprenditori italiani, l’unico lato positivo è stato l’unità della famiglia, eravamo piú uniti e avendo la fortuna di avere un giardino passavamo piú tempo insieme e soprattutto all’aperto.

Arriva l’estate e la scuola finisce, la mia famiglia riprende a lavorare e cosí mi sono dato fare pure io. Ho trovato un lavoretto al mattino come animatore, mentre al pomeriggio davo una mano a mio papà in fabbrica.

La situazione epidemiologica stava migliorando sempre di piú, le morti e i contagi erano diminuiti e il ritorno alla normalità sembrava alle porte. Bar e ristoranti riaperti e la mascherina obbligatoria dalle 18 in poi. Si vedeva una luce in fondo al tunnel dal ritorno alla quasi normalità di tutti noi. Le scuole riaprivano e tutti i luoghi pubblici diventavano fonte di contagio, i positivi da Covid aumentavano e insieme a loro il numero dei decessi. Ciò provocò nuovamente una chiusura quasi totale della nazione e tra varie questioni e crisi di governo siamo arrivati a marzo 2021 che non sappiamo come uscire da questa pandemia, i danni provocati alle persone sono molteplici facendo cosí pensare che la vera malattia non sia il virus ma ciò che questo causa: depressione, suicidi, situazioni finanziarie difficili, perdita di familiari, paura per il proprio futuro e molto altro.

Sempre nel marzo 2021 sono partite le vaccinazioni per la fascia di età piú debole, come gli anziani, e per i dipendenti pubblici, come insegnanti, infermieri, oss, etc. Non voglio dilungarmi molto sulla questione vaccini perché non essendo virologo o scienziato non mi sento in dovere di dare risposte. Si sentono tantissime notizie in televisione e personalmente mi sono stancato di leggere articoli o sentire il telegiornale. È da un anno che parlano sempre delle stesse cose e sapendo com’è la velocità dello stato italiano nel compiere qualsiasi azione non voglio nemmeno immaginare tra quanto tempo toccherà a me fare il vaccino.

Cristian

 

Personalmente sto vivendo questo periodo di emergenza sanitaria un po’ come un militare dentro una guerra, ovvero come se il contagio lo si può prendere da tutte le parti. Questo innesca nel mio cervello uno stato di agitazione e attenzione costante.

Riguardo ai vaccini premetto che sono assolutamente a favore, poiché potrebbero non far ammalare, o nel peggiore dei casi, uccidere persone. Secondo me l’Italia nel campo dei vaccini è ancora un po’ arretrata rispetto ad altre nazioni, ma questo non vuol dire che non ci siano.

Sono molto fiducioso sul lavoro di tutta la sanità dello stato e spero che si possa uscire al piú presto da questo status di confusione epidemiologica e mentale.

Davide

 

Durante questa pandemia, che per molti sembra insopportabile e interminabile, io ho vissuto in realtà molto bene: vivendo in un comune piccolo e vivendo vicino alla maggior parte degli amici, non ho sentito molto la prigionia imposta dal lockdown, anzi, essendo a casa da scuola per la maggior parte dei giorni ho avuto parecchio tempo libero che prima utilizzavo per i viaggi di andata e ritorno e per alcuni compiti che prima erano decisamente di piú.

Per quanto riguarda le vaccinazioni, anche se vivo in una famiglia che le vede come Satana sceso in Terra, credo che siano invece necessarie per combattere il virus, soprattutto se non si vuole vivere per qualche altro anno in quarantena, e questo riguarda anche i nuovi vaccini, come il vaccino di Astrazeneca, e sono altrettanto d’accordo che i primi a usufruire di queste vaccinazioni siano le persone che piú ne hanno bisogno, quindi quelli piú inclini ad ammalarsi, e a personale che è sempre a contatto con le persone, come gli insegnanti. Dopotutto è molto piú facile che si ammali un anziano che un giovane, ed è meglio che sia vaccinato un insegnante che sta per ore al giorno a contatto con centinaia di persone piuttosto che una persona che viene a contatto con molta meno gente.

Stephan

 

Dall’inizio della pandemia di Covid, ormai è passato piú di un anno. Tutto è iniziato lo scorso febbraio, dopo le vacanze di carnevale (bello scherzo!) quando il governo ha vagliato un decreto legge che chiudeva le scuole per qualche giorno, a causa di questa emergenza sanitaria.

All’inizio ho pensato alla chiusura della scuola come una sorta di vacanza anticipata, ma ho sbagliato in pieno, da una situazione che gli studenti svogliati come me sperano accada, si è trasformata in un periodo carico di compiti e di esercitazioni.

Il covid non ha cambiato la vita solo degli studenti ma di tutte le persone, perché dopo la chiusura preventiva delle scuole, si sono fermate anche tutte le attività che non facevano parte dei beni di prima necessità.

Dopo un anno di convivenza con il virus le restrizioni si sono allentate e in piú ci sono i vaccini. Ultimamente si è parlato degli effetti collaterali del vaccino Astrazeneca, io non sono un medico quindi non ho le conoscenze per giudicare se sia nocivo o meno, ma a mio parere che un numero di persone muoia dopo essere vaccinato è normale per ogni vaccino; inoltre le persone che non si vogliono vaccinare a mio parere sono egoiste nei confronti di coloro che non si possono vaccinare a causa della loro salute cagionevole.

Gabriele