Liceo scientifico Grigoletti, Pordenone
Docente: Alessandra Pavan
Classe: III ESCA
La matematica è politica è un pamphlet in cui Chiara Valerio cerca di esprimere un nuovo modo di vedere la matematica che, applicato alla realtà e al mondo in cui viviamo, può cambiare la percezione di molti aspetti a cui prima non facevamo caso o che davamo per scontato.
L’autrice ci accompagna in questo suo ragionamento molto complesso, in cui la matematica viene messa a confronto con la politica, piú precisamente con la democrazia. «La democrazia è un sistema lento e costoso, e va manutenuto. Come la comprensione, la democrazia non si sceglie una volta per tutte, va esercitata, rinnovata e verificata». Questa tesi affermata dell’autrice racchiude l’essenza di ciò che è veramente la democrazia, ossia un sistema in continuo mutamento, proprio come la matematica.
Nella storia dell’algebra è capitato molte volte che uno studioso formulando e verificando una tesi, riuscisse a cambiare e a rinnovare i concetti matematici che fino a quel momento venivano considerati veri, e non perché, sempre citando il libro «gli studiosi di duemila anni prima avevano sbagliato ed erano dei cretini», ma perché la matematica si evolve e cambia, come quando si è passati dai contadini che contavano con le dozzine al sistema decimale odierno. La stessa cosa accade con la politica: nella storia si è passati dalla monarchia all’oligarchia per poi arrivare alla democrazia ad esempio, e inevitabilmente ogni sistema politico andava in contrasto con quello precedente.
Ma perché Chiara Valerio si concentra di piú sulla democrazia? Questo sistema politico ha un’altra importante somiglianza con la matematica, ossia quello delle relazioni: nella democrazia, dato che i punti di vista sono importanti, quella che viene considerata la scelta giusta è l’unione di tutti i punti di vista, in cui questi ultimi si uniscono e si influenzano tra loro. Proprio come succede nella matematica: se cambiamo un valore all’interno di una formula matematica (il punto di vista) anche il risultato cambierà (la «scelta migliore»). Negli altri sistemi politici, come ad esempio la monarchia, nella nostra ipotetica formula matematica possiamo cambiare tutti i valori che vogliamo, ma il risultato sarà sempre lo stesso, e sarà deciso da una persona (il re) che lo imporrà come verità assoluta.
La democrazia è quindi il risultato di un cambiamento molto lento e piú umano che mai, ma nella concezione odierna noi diamo per scontata la sua esistenza, vedendo solo il risultato e non tutto lo svolgimento che ha portato a quella determinata conclusione. Non riusciamo a comprendere del tutto la democrazia perché sembra non essere umana, in quanto non ha un tempo e non ha un età, sembra essersi materializzata dal nulla andando oltre la ragione umana. E la matematica, per come viene insegnata ai giorni nostri ha lo stesso esatto problema: nei libri abbiamo centinaia di formule che sembrano non avere uno studio, ma sono state formulate da un matematico dopo aver avuto un lampo di genio. In realtà non è cosí: quel matematico avrà studiato a lungo quella formula, cambiandola e cercando di comprenderla basandosi sempre sulla realtà e non su qualcosa di astratto e inesistente, e probabilmente ha anche sbagliato molto prima di arrivare alla conclusione. Il fatto di non mostrare gli errori che hanno caratterizzato lo studio di un qualcosa, sviluppano nella società odierna prima di tutto un rifiuto verso lo sbaglio, che in realtà è alla base fondamentale dello studio e della comprensione, e anche un’ulteriore distanza tra l’umano e la matematica, dato che commettere errori è tipico di ogni persona. Di conseguenza, questi due aspetti potrebbero seriamente compromettere lo sviluppo e lo studio delle materie scientifiche nei prossimi anni, in quanto consideriamo come verità assolute ciò che già conosciamo e non ci permetteremo mai di metterle in discussione per paura di sbagliare.
In conclusione, la matematica e la politica sono molto simili tra loro: si basano su un sistema di regole ma sono mutabili, in quanto possono subire delle variazioni piú o meno importanti causate dai vari punti di vista. Questo lento mutamento è causato anche da errori, a prova del fatto che la matematica e la politica sono del tutto umane.
Pol Muzzin Joshua