Nadia TerranovaAddio fantasmi

Liceo Nomentano, Roma
Docente: Silvia Vitucci

Gentile Nadia Terranova, sono una ragazza di diciotto anni, vengo da Roma e grazie a un’imposizione, mi sono trovata il suo libro tra le mani. Sí, perché era un obbligo, un libro come molti che si danno da leggere a scuola per spingere i ragazzi a leggere. Sarò sincera: dire che il suo romanzo Addio fantasmi mi abbia colpito sminuirebbe l’effetto che mi ha prodotto leggerlo; mi ha letteralmente stravolta, ma in senso positivo.

All’inizio mentre lo leggevo a dire il vero non mi stava piacendo: lo consideravo cosí triste, non capivo che cosa avrei potuto trarre io dalla storia di Ida, cosí l’ho riposto su uno scaffale, uno dei tanti a casa su cui si trovano libri magari cominciati ma mai finiti. Solo ultimamente, avvicinandosi la data fissata per la lettura integrale del libro l’ho ripreso in mano. Ho ricominciato a leggerlo dall’inizio visto che non ricordavo nulla, ma è stato come leggere un libro totalmente nuovo. La prima volta che lo avevo letto odiavo Ida, la consideravo solo una donna abituata a vivere nell’ombra del fantasma del padre, incapace di andare avanti. Ero arrabbiata per la maniera in cui mandava all’aria la sua vita, il suo matrimonio, le sue relazioni con gli altri vivendo nel proprio passato. La sua vita sembrava essersi fermata alle sei e sedici di una mattina, con lei ancora tredicenne.

Ma questo all’inizio. Questa volta, al contrario della prima, ho continuato a leggere: pagina dopo pagina mi sono trovata faccia a faccia con una Ida adolescente, che il dolore ha imparato a tenerselo dentro, una ragazza incapace di comunicare ciò che veramente prova, una donna infelice, un’eco di quella che era stata una bambina felice, il cui mondo è stato sconvolto dalla scomparsa del padre. È stato lí che la mia rabbia nei suoi confronti si è riversata contro il padre, accrescendo in me una solidarietà che nasce tra coetanei: dov’eri quando lei aveva bisogno di te? Perché le hai abbandonate?Come hai potuto essere cosí egoista e vigliacco da non combattere per le persone che dicevi di amare?

Nonostante tutto però, ciò che mi ha stupito di piú in questo libro è stato il fatto che sono riuscita a rispecchiarmi in lei e in alcuni personaggi, come ad esempio Sara; non ho vissuto un’esperienza traumatica come quella di Ida, ma mi ha molto colpito il dialogo tra lei e Sara dopo molto tempo che non si vedevano: Ida presa dal suo dolore si dimentica che anche Sara possa soffrire. Strano come a volte le persone pensino che siano le uniche a soffrire, le uniche a provare un dolore incomprensibile agli altri e si dimenticano che anche gli altri ogni giorno affrontano le loro battaglie, i loro problemi, gravi e meno gravi, ma non per questo meno importanti dei propri. Questo aspetto è messo in risalto anche dall’incontro con Nikos: Ida per la prima volta dopo molto tempo si accorge di non essere l’unica a soffrire, ma sopratutto si accorge di non aver mai vissuto pienamente. Per questo un’altra scena che mi ha colpito molto è quella in cui butta la scatola rossa in mare; si lascia il passato alle spalle, sembra finalmente dire al fantasma di suo padre “Tu non controllerai piú la mia vita. Sei solo un’ombra del passato. Non sarò succube della tua vigliaccheria, dell’incapacità di rimanermi accanto. Io sono libera”.

Insomma il libro mi è piaciuto perché parla di qualcosa di reale, colpisce anche se non si è vissuta un’esperienza tragica come Ida, mostra come a volte un incontro possa cambiare una vita, come sia importante comunicare e non essere sordi e ciechi alla sofferenza di chi ci circonda. Con questo libro Lei ridona valore a tutti coloro che anche se non si sentono capiti, sono valorizzati perché vengono considerati come singoli importanti, ciascuno con le proprie problematiche. Questo libro non trasmette dolore, ma speranza: mostra come il passato non vada dimenticato, ma neanche vissuto come se fosse presente. Chi è schiavo del passato non vive! L’unica cosa che mi sento di dirle quindi è grazie, grazie per Ida, per Nikos e per aver aperto a tutti, sopravvissuti o meno a esperienze tanto dolorose, o anche solo a persone che combattono le loro piccole battaglie ogni giorno, le porte al futuro, ad un nuovo inizio.

Aleksandra