Giorgio SciannaLa regola dei pesci

Istituto Galvani Iodi, Reggio Emilia
Classe: II D
Docente: Maria Giovanna Borsalino

Come potrebbe continuare La regola dei pesci?

I ragazzi, dopo aver inviato la cartolina ai genitori, si resero conto che, diversamente dall’inizio, avevano forme di pensiero e opinioni diverse. Cosí decisero di separarsi nuovamente, ma si promisero di incontrarsi ogni mese, per sapere come sarebbero continuate le loro vite. Ivan e Lorenzo decisero di andare a Londra per trovare Simone e cercare lavoro in una cittadina vicina così da riuscire a pagare gli studi e l’appartamento in affitto. Antonio decise di ritornare in Italia per studiare all’accademia militare di Modena. La promessa di vedersi ogni mese non fu mantenuta, sia per gli impegni lavorativi di tutti, sia perché ognuno di loro si era costruito una nuova vita. Purtroppo persero i rapporti, ma ognuno di loro conservava un ricordo legato all’adolescenza: una bellissima amicizia.

Yasmin, Eleonora, Sara

 

Lorenzo, la sera prima del funerale di Roberto, decise di entrare nella camera mortuaria di Roberto per rubare il suo corpo e chiese aiuto a Nadine. Il guardiano della struttura aveva già chiuso le porte principali. Lorenzo e Nadine lo osservavano da un cespuglio. Quando il guardiano si allontanò fino a scomparire, Nadine e Lorenzo cercarono di aprire le porte, ma non ci riuscirono e cosí andarono in cerca della porta di servizio. Riuscirono a trovarla e a entrare nella struttura. Camminando per il corridoio, dopo qualche tentativo, riuscirono a trovare la stanza di Roberto. Cercarono di prendere il corpo, ma fecero fatica, cosí presero una barella dallo stanzino di servizio per trasportarlo e uscirono dall’edificio. Lorenzo e Nadine riuscirono ad arrivare nel villaggio dove Roberto sognava di vivere, fingendo che lui fosse una persona disabile, cieca e sorda. Loro rispettarono cosí il desiderio di Roberto, che avrebbe voluto vivere in quel villaggio, e per stargli piú vicino restarono a vivere lí.

Agnese, Sabrina, Magda, Ameni

 

I ragazzi passarono la vigilia di Natale in una baita sulla spiaggia. Finite le vacanze, decisero di finire gli studi e raggiunsero Simone al college di Londra. Si riunirono di nuovo tutti insieme, nella casa che il padre di Simone aveva affittato per il figlio.Tutti e quattro decisero di finire la scuola e di restare con Simone. Arrivati all’ultimo anno, si diplomarono. Successivamente decisero di ritornare a casa e i genitori, felici di rivederli, organizzarono una festa. Nel bel mezzo della festa, cosí, improvvisamente, ci fu un tuono… Lorenzo si svegliò di soprassalto e solo dopo aver realizzato dove si trovava, si accorse che tutto ciò era stato solo un sogno…

Ikram, Yosra, Fatima, Oumayma

 

Ricevuta la cartolina, i genitori si sentono sollevati dal fatto che i loro figli siano ancora vivi e che stiano bene, ma allo stesso tempo sono tristi, perché sentono la loro mancanza. Nel frattempo, in Grecia, i ragazzi si stanno divertendo, perché finalmente sono liberi! I ragazzi cercano e trovano lavoro in un bar. Grazie al loro guadagno, riescono a comprare una casa. Una mattina, mentre servono a un tavolo, si innamorano perdutamente di tre belle ragazze. Si fanno coraggio per andarci a parlare. Cosí iniziano a scambiarsi alcune parole. A mano a mano che il tempo passa, si conoscono meglio e con il passare dei mesi si frequentano sempre di piú. Arrivano a fidanzarsi e decidono di fare un viaggio alle Maldive per sposarsi e celebrare là un bellissimo matrimonio. E vissero per sempre felici e contenti.

Marianna, Viola, Gloria, Eslie, Dorentina

 

14 LUGLIO

Ormai è passato piú un anno dalla nostra partenza. Dopo la cartolina inviata ai nostri genitori, ci sono arrivati tantissimi messaggi da parte loro, tuttora continuano a mandarceli, ma non hanno capito che vogliamo essere liberi. Adesso ci troviamo a Cuba, è il 14 luglio ed è il compleanno di Anto, che compie 20 anni. Ci troviamo in un locale molto affollato, con Maicol e Jason, due ragazzi conosciuti durante la nostra avventura in Messico. All’inizio è stato difficile per noi abituarci alla vita in Messico, procurarci cibo e l’essenziale per sopravvivere; i soldi rubati ai nostri genitori sono finiti molto presto. Sono stati molto d’aiuto Michael e Jason, che si trovavano lí già da due anni, perché come noi volevano essere indipendenti. Loro sono scappati di casa subito dopo i 18 anni, infatti sono piú grandi di noi di un anno. Abbiamo subito fatto amicizia e da lí è iniziata l’avventura di cinque ragazzi. In Messico non siamo riusciti a trovare un lavoro onesto per guadagnare dei soldi, cosí, dopo aver preso confidenza con i due ragazzi, ci siamo uniti a loro e al loro gruppo e li abbiamo seguiti nei loro affari. Jason e Mike gestivano una società segreta che vendeva macchine modificate a chi partecipava a gare clandestine. La maggior parte dei nostri clienti erano Americani, compravano da noi le macchine per poi andare in America e gareggiare. Per ingrandire la nostra società e guadagnare sempre piú soldi, ci siamo spostati qui a Cuba, dove le gare clandestine sono molto piú diffuse. Sono le 2:30 e tra mezz’ora Ivan dovrebbe arrivare con il regalo per Anto: questa volta abbiamo davvero superato noi stessi. Dopo qualche canzone e qualche cocktail, sono arrivate le 3:00 e finalmente fuori dal locale sentiamo il rombo di un motore: sarà appena arrivato Ivan. Usciamo fuori dal locale e Anto, vedendo Ivan uscire da una Lamborghini rossa, rimane a bocca aperta. «Pronto per la tua prima gara? È tua, divertiti!» dice Ivan, ghignando e lanciando le chiavi ad Anto che le prende al volo. «Mia? È uno scherzo?» «Nessuno scherzo, frà, ci abbiamo messo tanto a farla, quindi non rovinarla eh» «Grazie mille, frà, ma di quale gara stai parlando?» «La tua prima gara!» interviene Mike, e subito dopo continua J, dicendo «Quella che stai per fare, il premio è di 100.000 dollari in contanti, quindi impegnati a vincere!» «Ahaha, certo ma non contateci molto, non mi sono preparato per niente» «Tranquillo, il circuito è molto semplice, devi solamente stare attento ai movimenti degli altri e per darti una velocità maggiore, verso la fine, puoi attivare il pulsante blu alla tua destra, in caso tu ti trovassi troppo indietro; questo pulsante ti assicurerà la vittoria», dico io per rassicurarlo. «Io, a causa della mia gamba, non posso gareggiare, quindi mi occupo delle modifiche da fare alle varie macchine e alle informazioni da sapere sui partecipanti e sulla gara in sé. Successivamente prende parola J e dice: «Mi raccomando, stai alla larga della BMW nera, quelli lí creano solo problemi». «Ci sono anche loro?» chiede Anto, sbuffando. Ivan semplicemente annuisce. Vi starete chiedendo di chi stiamo parlando, vero? Bene, loro sono i Serpents, i nostri avversari. Li abbiamo conosciuti appena arrivati a Cuba e ci odiano, perché siamo riusciti a rubare loro quattro auto nel giro di una settimana e a vincere due gare molto importanti; come biasimarli, non è certo una passeggiata trovare delle auto del genere. Grazie alla sua adrenalina Anto riesce a vincere la sua prima gara.

4 OTTOBRE

Tiin. Sento il mio telefono emettere questo suono, mi è appena arrivata una notifica su whatsapp. Prendo il telefono, curioso di scoprire chi mi scrive e quando leggo il nome sullo schermo del mio telefono rimango a bocca aperta: Nadin. Nadin? Nadin che mi scrive? Non la sento da circa due anni, da quando mi ha prestato i soldi per partire, come mai mi ha scritto? Apro la chat, curioso di scoprire il motivo per il quale mi ha scritto. «Ciao» Trovo solamente questo scritto, ma del resto cosa mi aspettavo? Non ci sentiamo da due anni e ovvio che non mi abbia scritto un papiro. «Ciao, come stai?» rispondo subito, non ricordavo di avere nemmeno il suo numero. «Mah, insomma, la vita in Italia senza di voi è noiosa, e tu?» «Bene, dài, ma come mai hai deciso di scrivermi?» «Beh, sai, è da un po di tempo che sto pensando di scrivervi, ma non ho mai avuto il coraggio, dal momento che nessuno di voi mi aveva fatto avere vostre notizie. Ho pensato che avrei dovuto farmi gli affari miei, perché magari voi volete stare per conto vostro, ma non ho resistito» «Ma no, tranquilla, semplicemente ci siamo distaccati molto da tutto ciò che riguardava l’Italia e le nostre vecchie vite» Continuiamo a scriverci per tutta la notte, raccontandoci aneddoti accaduti durante i due anni in cui non abbiamo saputo nulla l’uno dell’altra. Io racconto a lei quello che abbiamo fatto in Messico, le racconto di Jason e Michael e delle gare a cui partecipiamo. Lei mi racconta di come nell’ultimo anno sia stata male e di come si sia isolata dalla classe e dalle sue amiche, facendo preoccupare i suoi genitori che l’hanno mandata da una psicologa. Successivamente, mi racconta che a causa della sua caduta fisica, ma soprattutto psicologica, ha perso un anno. I ragazzi durante tutta la notte si sono lamentati dei rumori e della luce del mio telefono, perché quando Nadin mi diceva qualcosa di divertente non riuscivo a contenermi dal ridere. Sono sicuro che i ragazzi si siano insospettiti vedendomi stare al telefono quasi tutta la notte, dato che durante questi due anni ho usato il telefono solo per affari e solo se necessario. Mi addormento intorno alle 5:30 del mattino, dimenticandomi di avere un impegno e perciò di dovermi svegliare alle 7:30. Quando sento la sveglia, mi alzo controvoglia, vado in bagno a farmi una doccia e guardandomi allo specchio noto le occhiaie. Dopo essermi lavato, vado in cucina e trovo Ivan seduto a fare colazione, mentre gli altri sono già usciti. Mi preparo la colazione e mi siedo di fronte a Ivan. «Con chi stavi parlando di cosí interessante questa notte?» Appena sento la voce di Ivan, impallidisco, non sapendo cosa rispondere. Non sono sicuro di volergli raccontare di Nadin, cosí decido di inventarmi qualcosa. «Soltanto con un venditore Giapponese, sai che mi servivano dei pezzi nuovi per l’auto arrivata ieri». «E come mai ti ho sentito ridere?» «Non ricordo, mi sa che stavo guardando dei video su Instagram». «Va bene, Lore. Dài, su, muoviti che i ragazzi ci stanno aspettando». «Sì, sì, adesso mi vesto e arrivo».

4 GENNAIO

Sono passati esattamente tre mesi da quando io e Nadin abbiamo iniziato a scriverci. Come già detto il primo giorno, non ero molto sicuro di voler dire ai ragazzi di Nadin, cosí dopo qualche giorno ho espresso il mio dubbio a lei. Non mi aspettavo quella risposta. Mi ha detto di non dire nulla agli altri, soprattutto a Ivan; ha detto di avermi scritto perché aveva bisogno di parlare con qualcuno di cui si fidava davvero e dopo quegli anni non era piú sicura di potersi fidare di Ivan. Inoltre non voleva farlo star male. Infatti molto probabilmente Ivan, sapendo che la sua ex ragazza invece di scrivere per primo a lui aveva scritto a me, si sarebbe arrabbiato molto. Ma a distanza di tre mesi non ce la faccio piú a tenere nascosto a tutti questa faccenda, anche perché ormai passo un sacco di tempo a parlare con lei e i ragazzi iniziano ad insospettirsi. Cosí ho deciso di parlare con J. In questi anni ho legato moltissimo con lui, lo considero il mio migliore amico e dal momento che non ha mai conosciuto Nadin e non sa niente della nostra vita in Italia con lei, tranne ovviamente il fatto dei video e della nostra fuga, mi è sembrata la persona piú indicata con cui confidarmi. In questo momento sono le 19:00 e come al solito J dovrebbe essere in cucina per preparare qualcosa, è un ottimo cuoco. Mi dirigo verso di lui e mi siedo su un sedia. Non sono piú tanto sicuro di volergli parlare, mi sto agitando… Non so che fare. Sentendo il rumore della sedia, J si gira verso di me e con un cenno del capo mi saluta, poi si rigira verso i fornelli e mi dice: «Amico, la cena non è ancora pronta», mi metto a ridere e gli rispondo: «Lo so, lo so, non sono qui per la cena». J si gira verso di me e mi guarda con un’espressione confusa, cosí continuo: «Devo raccontarti una cosa, ma deve rimanere tra noi». Smette subito di cucinare, sentendo la mia voce un po’ preoccupata, e si siede vicino a me. Inizio cosí il mio racconto: gli dico di come io e Nadin abbiamo fatto amicizia in Italia, di come abbiamo legato e di come ci stiamo legando sempre di piú con i nostri messaggi. Gli mostro anche qualche messaggio per rendere maggiormente l’idea e, dopo aver finito il racconto, mi sento finalmente piú libero. Sapevo che avrebbe capito e che non mi avrebbe accusato: mi rassicura, ma dice anche che a un certo punto dovrò per forza dire agli altri di questa situazione.

17 APRILE

Non ho ancora il coraggio di parlare agli altri, soprattutto perché è piú di un mese che J mi dice delle frasi che mi fanno pensare molto a tutta questa situazione e nascondere tutto mia fa stare sempre piú male. Anche adesso J mi ha detto che quando messaggio con lei ho sempre il sorriso, ma un sorriso diverso dai miei soliti e non voglio che questo sia vero.

22 MAGGIO

Mi sono finalmente deciso a dire ai ragazzi, a tutti, anche ad Ivan, che parlo con Nadin. Ho detto tutto qualche giorno fa, dopo l’ennesimo discorso di J. Ho detto loro che è stata lei a scrivermi e che inizialmente ci scrivevamo molto poco, un messaggio a settimana, per sentire solamente come stava l’altro e come andavano le cose nel luogo in cui ci trovavamo, nulla di che. Successivamente ho detto loro che abbiamo iniziato a parlare sempre di piú. Come mi aspettavo, quello ad arrabbiarsi di piú è stato Ivan, ma dopo averlo rassicurato sul fatto che tra me e lei non ci fosse niente, ma solo una semplice amicizia e rispetto, si è tranquillizzato e mi ha perdonato. Oggi ho lavorato tantissimo alla macchina che userà Michael nella gara di domani. Ormai la nostra società è sempre più grande e facciamo sempre piú soldi. Ogni settimana partecipiamo a una gara e ogni volta ci scontriamo contro i Serpents, non li sopporto per niente. Bisogna ammettere però che sono forti almeno quanto lo siamo noi: infatti, le gare vengono sempre vinte o da noi o da loro.

30 GIUGNO

Sono sempre più preoccupato riguardo a Nadin. La vedo sempre piú triste e sola, tutto ciò che mi racconta mi fa stare male e ho davvero paura che combini qualche cavolata. Sempre piú spesso mi dice che vuole partire, lasciare l’Italia e raggiungerci, ma io ogni volta le dico che lei può fare di meglio nella vita, noi adesso abbiamo una società illegale, ogni giorno rischiamo di essere scoperti e di essere portati in carcere e questa non è la vita che si merita lei.

31 LUGLIO

A nulla sono servite le mie parole. Nadin non mi ha voluto ascoltare e domani dovrebbe arrivare qui da noi. Ha detto ai suoi genitori che partirà per andare in un’università molto prestigiosa di Manhattan, ha detto che starà in un college e per abituarsi e per sistemarsi nella nuova città ha deciso di partire prima dell’inizio della scuola. Ovviamente non è vero. Verrà qui da noi, a Cuba, e ha intenzione di aiutarci con la società. Quando l’ho detto ai ragazzi, si sono tutti esaltati all’idea di avere anche lei qui con noi. Mike e J non vedono l’ora di conoscerla e Anto e Ivan di rivederla, soprattutto Ivan. Spero che non succeda nulla tra di loro mentre lei starà qui. Non posso credere però che a nessuno interessi del suo futuro: lei potrebbe davvero andare in un’università prestigiosa di Manhattan invece di rovinarsi la vita con questi affari illegali.

1 AGOSTO

Mancano 13 minuti all’arrivo di Nadin. Sono cosí in ansia, non vedo l’ora di vederla… Siamo tutti e cinque in aeroporto e stiamo aspettando di scorgere Nadin tra la folla. Finalmente la vedo in lontananza, non ricordavo che fosse cosí bella. La sua figura si avvicina a noi con un passo leggero, ma con gli occhi bassi. Posso vedere anche da qui le sue guance tingersi di rosa e il suo evidente imbarazzo di essere in un nuovo posto. Il primo ad avvicinarsi a lei, ovviamente, è Ivan. Le va incontro e subito la abbraccia. Appena vedo questo, distolgo lo sguardo infastidito e J mi appoggia una mano sulla spalla. Guardo, ritorno con gli occhi sulla scena, noto con piacere che lei non ricambia pienamente l’affetto dimostrato da Ivan. Si avvicina a noi e il secondo a salutarla è Anto, dopo di che si presenta a Mike e J e solo alla fine si avvicina a me. Con uno slancio si butta tra le mie braccia: inizialmente rimango sorpreso da tanta energia, ma subito dopo avvolgo anche io le braccia intorno a lei. Dopo i saluti e le presentazioni, andiamo a casa e lasciamo Nadin a sistemarsi nella camera degli ospiti che adesso diventerà la sua camera. La sera ci prepariamo e per festeggiare l’arrivo di Nadin andiamo in un locale. Spero di non ubriacarmi troppo e di non fare cavolate.

20 SETTEMBRE

Non riesco a capire cosa stia succedendo tra me e Nadin. Ogni giorno mi sveglio e non vedo l’ora di arrivare in cucina per fare colazione vicino a lei. Ivan continua a starle appiccicato e ogni volta che si avvicina sento il fastidio montarmi dentro. Sempre piú spesso la sera ci ritroviamo sul divano a guardare un film e parliamo della nostra giornata.

9 OTTOBRE

Non posso crederci. O mio dio. L’ho appena baciata. Io, Lorenzo, ho baciato Nadin. Eravamo come al solito sul divano; stavamo parlando e lei era davvero troppo vicina, cosí non ho resistito e l’ho baciata. Vi state chiedendo quale sia il problema. Beh, dopo averla baciata, sono letteralmente scappato. Mi sono alzato dal divano e sono corso in camera mia. Ora sono steso sul mio letto con le braccia sotto la testa a guardare il soffitto, sono troppo imbarazzato.

31 OTTOBRE

Io e Nadin ci siamo ufficialmente fidanzati. Tutta la mia vita sta andando per il meglio. La società e i soldi vanno a gonfie vele, inoltre adesso viviamo in una villa tutti insieme e da due settimane si sono trasferite con noi le ragazze di Anto e di Jason. Stasera siamo ad una festa per la sera di Halloween e dopo tanto tempo finalmente io e Nadin ci siamo decisi a metterci insieme. Per il momento non vogliamo dire nulla a nessuno: Ivan ci rimarrebbe troppo male. In questi mesi l’interesse di Ivan verso Nadin è stato evidente, ma lei lo ha sempre respinto.

27 NOVEMBRE

Siamo in cucina a preparare la pizza per tutti quanti. Siamo soli a casa e i ragazzi dovrebbero arrivare tra non meno di un’ora, perciò siamo tranquilli. Continuiamo a cucinare, facendo battute e ridendo tra di noi. Mi allungo verso di lei per darle un bacio, ma proprio in quel momento sbucano dal nulla Jason, Michael e Anto. Come ho fatto a non sentire la porta aprirsi? «Staccatevi subito prima che vi veda Ivan, è sulle scale e sta salendo in questo momento» dice Mike che ci guarda con uno sguardo sorpreso e di rimprovero. Imbarazzati ci allontaniamo e finiamo di preparare la cena mentre un ignaro Ivan fa il suo ingresso in casa.

31 DICEMBRE

Scoppiano i fuochi d’artificio alle 00:00 e il cielo si illumina di mille colori. Ecco un altro anno passato, abbiamo faticato molto per arrivare fino a qui, ma adesso tutti insieme siamo pronti per continuare al meglio le nostre vite. Prendo la mia ragazza per i fianchi e le do un lungo bacio che sembra durare ore. Non mi importa se Ivan ci può vedere, voglio essere libero e vivere la mia vita serenamente. «Cosa sta succedendo qui?» esclama Ivan. Mi stacco da Nadin e punto i miei occhi in quelli di Ivan. Non ho paura di lui e non voglio piú nascondermi, «Senti, è da un po’ che volevamo dirti una cosa, ma non abbiamo mai avuto il coraggio. Sappiamo benissimo che provi ancora qualcosa per lei ma, adesso non voglio piú nascondermi e penso sia giunto il momento di dirti tutta la verità. Io e lei stiamo insieme», rispondo io. Dopo aver sentito la mia frase, Ivan lascia cadere il bicchiere di champagne a terra che si rompe in mille pezzi. «Insieme? E da quanto, si può sapere? Perché io sono sicurissimo che non sia una cosa successa pochi giorni fa. Da quanto va avanti questa cosa, eh?» dice Ivan con tono sempre piú alto, arrivando quasi a urlare. «Da due mesi» risponde a bassa voce Nadin. «Due mesi? Da due mesi va avanti questa cosa e io ne ero all’oscuro?» urla e successivamente si gira verso gli altri tre che fino ad ora sono rimasti zitti. «E voi non dite niente? Voi… Voi lo sapevate, vero?» chiede e senza aspettare risposta continua «Certo che lo sapevate, oddio come ho fatto a fidarmi di voi, pensavo foste miei amici. I miei migliori amici. A quanto pare mi sbagliavo» Detto ciò si gira e inizia ad andare via, sempre piú arrabbiato. Vedendolo andare via, Anto gli urla dietro e gli dice di aspettare, di tornare indietro e che non volevamo deluderlo, ma avevamo paura della sua reazione. Ovviamente lui non ha ascoltato nessuna parola e se ne è andato… Forse non tornerà mai indietro.

Stefania, Martina