Beppe FenoglioLa paga del sabato

Liceo Gian Domenico Cassini, Sanremo
Classe: V R
Docente: Francesca Rotta Gentile

La paga del sabato, Beppe Fenoglio, 1969. Leggo il libro poi la data di pubblicazione, il libro poi la data, il libro poi la data. Resto stupefatta. Fenoglio scrive questo libro alla fine degli anni 40 e viene pubblicato postumo solo nel 1969, io lo leggo oggi, gennaio 2024, e lo percepisco estremamente attuale.

Il singolare incanto di questo libro nasce dalla naturalezza con cui Beppe Fenoglio, in queste poche pagine, affronta tematiche di vita quotidiana per l’epoca e, seppur con una chiave di lettura diversa, attuali ancora oggi; d’altronde i grandi scrittori non muoiono mai. Fenoglio è un grande scrittore, con un carattere descritto da Baricco come estremamente piemontese e secondo me “piemontesizza” anche la sua fama, involontariamente, ma rendendola in qualche maniera riservata. Raramente questo romanzo viene citato a scuola, eppure leggendolo mi ha aperto un mondo, mi ha alienata da quella che era la mia realtà per farmi immergere completamente nelle vicende del libro. Mentre leggevo respiravo la stessa aria di Ettore, ero lí con lui, ma appena smettevo di leggere associavo le parole appena lette alle problematiche a me contemporanee.

Oltre all’immortalità delle tematiche, nella letteratura fenogliana troviamo contaminazioni letterarie anche provenienti da oltreoceano, primo fra tutti, e già ampiamente citato dalla critica, Hemingway. I due sono sempre stati molto legati al paesaggio della loro terra (le Langhe e il Midwest) e simili appaiono infatti gli sfondi dei loro racconti. Inoltre è lecito sottolineare come, dall’autore americano, Fenoglio riprenda, in questo libro, spunti tematici dal racconto Soldier’s Home, in particolare la caratterizzazione del difficile rapporto che lega il protagonista alla madre, tematica che apre il libro dell’autore italiano e che sembra ricalcare quella presente nel libro americano. L’autore, infatti, grazie alla descrizione del rapporto tra Ettore e le donne della sua vita (sua madre e Vanda, la sua fidanzata), descrive quasi con disinvoltura la violenza psicologica e non solo, di cui oggi tanto si parla, evidenzia il bisogno di urlare di chi non riesce a farsi ascoltare e di chi non vuole ascoltare, in questo caso Ettore. E quasi con le stesse parole e la stessa naturalezza questa tematica viene sviscerata nel film che negli ultimi mesi ha riscontrato un immenso successo C’è ancora domani di Paola Cortellesi, a dimostrazione dell’attualità del libro.

L’ispirazione delle tecniche narrative possiamo sempre ricondurla a Hemingway, con To have and have not, dove Fenoglio riprende il brusco cambio di narratore, introducendo due inserti narrati in prima persona da Ettore e da Palmo. La paga del sabato però presenta evidenti punti di contatto anche con il romanzo di Steinbeck Of Mice and Man. Infatti la coppia narrativa Ettore-Palmo può essere confrontata con quella di George e Lennie. La figura di Palmo appare molto vicino a Lennie; due personaggi che vengono messi a fuoco non in modo autonomo, ma sempre in rapporto al loro ‘doppio’, il compagno con cui si trovano a lavorare. Inoltre anche i due protagonisti evidenziano molti punti in comune, come questo grandioso sogno di libertà che entrambi esplicitano, che presto appare davvero vicino alla realizzazione, in nome del quale accettano i sacrifici loro imposti da una società in cui non riescono ad integrarsi.

Fin dalle prime pagine ci accorgiamo che il tema dell’integrazione farà da sfondo a tutta la vicenda anche se senza mai essere nominato esplicitamente. L’integrazione, un problema sempre stato parte integrate dell’Italia, nel primo dopoguerra con Mussolini, che strumentalizza questo bisogno di integrazione e identificazione creando figure come quelle degli arditi. Cosí, nel secondo dopoguerra, i partigiani, i soldati ma anche le persone che erano sopravvissute ai campi di concentramento, tornano in un’Italia che non li accetta e in cui loro non si riconoscono, e Fenoglio riesce a farsi portavoce di queste persone con grande maestria facendo immedesimare il lettore in questo bisogno di integrazione, descrivendolo attraverso il personaggio di Ettore e le decisioni che prende nella sua vita quotidiana. Fenoglio, allo stesso tempo, attraverso il tema dell’integrazione, rappresenta anche l’Italia di oggi, che ancora fatica a comprendere le persone bisognose che attraversano il Mediterraneo in cerca di speranza. Contemporaneamente accade che sentano questo bisogno di integrazione gli italiani stessi, primi fra tutti i giovani che non vedono l’Italia come un paese dove vivere e scappano all’estero.

Ettore invece non scappa dal suo paese ma scappa da se stesso fino a quando nel corso della narrazione il protagonista muta. Mentre leggevo ho subito associato questo cambiamento repentino nel comportamento di Ettore al fischio del treno di Pirandello, la follia che si manifesta improvvisamente nella vita grigia e monotona di personaggi pirandelliani, persone apparentemente “normali” che comprendono, in un momento di lucidità, la falsità della società che li circonda. Come Belluca dopo il fischio del treno si risveglia, cosí Ettore si accorge del mondo che lo circonda: improvvisamente è come se prendesse coscienza di ciò che sta facendo, come se si accorgesse di una verità che era sempre stata davanti ai suoi occhi ma coperta da un velo sottile, che finalmente cade permettendogli di liberarsi da quella vita.

Fenoglio in questo libro descrive un aspetto della vita quotidiana dei suoi tempi che era considerato la normalità, ma lo fa in modo che leggendolo si noti che qualcosa stona, che non è normale, e a quel punto da lettore ti viene voglio di urlare, di ribellarti ma non puoi, perché è “solo” un libro. Dopo aver messo in luce alcune delle liaisons che possiamo trovare all’interno del romanzo, vorrei concludere esortando i lettori non solo a leggere Fenoglio, perché se state leggendo la perfezione già siete a conoscenza di questo autore, io esorto chiunque a condividere i suoi magnifici libri, ricchi di tematiche intramontabili e di storie che lasciano un segno.

Giulia