Evelina SantangeloDa un altro mondo

Elena Tamborrino (Maglie)

C’è un’immagine che resta impressa nella mente dopo aver letto Da un altro mondo di Evelina Santangelo, ambientato in un futuro prossimo che è già presente: è il trolley rosso che il piccolo Khaled si trascina dietro, mentre attraversa l’Europa – da Bruxelles alla Sicilia – in cerca di un futuro, un trolley rosso che è come il cappottino della bambina di Schindler’s List di Steven Spielberg, il cappottino rosso che attraversa il dramma dei rastrellamenti nazisti in Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma se quel cappottino era il simbolo della speranza che moriva, il trolley di Khaled sembra poter contenere il miraggio di ricostruire una vita altrove, di diventare grande in un paese diverso dal proprio ma comunque capace di aprirsi e di offrire un futuro: nel trolley rosso che accompagna Khaled c’è tutto quello che il bambino possiede, da cui non può separarsi, anche se quello che contiene sfugge alla capacità raziocinante di una persona cosí piccola da non poter comprendere cosa è necessario lasciar andare, per potersi avviare con speranza verso il domani.

Un altro oggetto è importante in questo romanzo è il computer di Andreas, attraverso il quale sua madre Karolina scopre – dopo l’improvvisa scomparsa nel nulla del giovane, il mondo misterioso in cui il figlio si è immerso. Che Andreas sia coinvolto in un’organizzazione di estrema destra belga o che si sia fatto irretire e reclutare da terroristi jihadisti, ha poca importanza: quello che importa è la solitudine di una madre che cerca risposte e che attende il ritorno di suo figlio, mentre interroga un hard disk che le restituisce risposte che lei non vuole sentire, per quanto le sembrano improbabili, inimmaginabili.

Infine, a Palermo, un mistero turba una comunità scolastica e poi l’intera città, diffondendosi fino all’intera penisola attraverso i notiziari che raggiungono anche Orso, una guardia giurata ormai in pensione che vive in solitudine nella campagna della pianura padana emiliana dopo la morte della moglie: sono i bambini fantasma che si intrufolano nelle aule, non fanno nulla, solo guardano, osservano in silenzio e poi spariscono. Difficile non pensare a tutti i bambini che sono morti nei barconi affondati a largo delle coste siciliane negli ultimi anni.

Cosí, intrecciando le storie di Karolina e Khaled, Orso e Rambo – un violento giustiziere razzista che organizza raid punitivi – Khaled e il maresciallo Vitale – il carabiniere che trova il bambino su una panchina a Palermo, abbracciato al trolley rosso – come in una catena i cui anelli sono fatti di emozioni e sentimenti, paure e ostinazioni, Evelina Santangelo ci racconta un’attualità fatta di paura, razzismo e intolleranza, ma anche di coraggio, solidarietà e amore.

L’idea di questa storia a incastro, dove i brevi capitoli si inseguono spostando l’azione sui vari set delle vicende narrate, con un ritmo che si fa sempre piú veloce fino alla conclusione e al colpo di scena finale, viene spiegata dall’autrice nei ringraziamenti finali: questo libro ha avuto una gestazione lunga tre anni e in questi tre anni la realtà ha finito con il superare la fantasia. Quelle che a Santangelo sembravano «fantasie strambe su movimenti sinistri, pensieri sinistri, parole sinistre» si sono tradotti nella cronaca triste di una realtà sempre piú estremista e faziosa. Spiace dover aggiungere che, a pochi mesi dalla pubblicazione di Da un altro mondo, l’attualità continui a riservarci notizie che somigliano ai peggiori sogni immaginabili.

Elena Tamborrino insegna italiano e storia all’IISS A. Cezzi De Castro Moro di Maglie (LE).