Giacomo MazzariolMio fratello rincorre i dinosauri

Silvia Grima (Barletta)

«Prendevo quattro in matematica ma ero felice perché pensavo che avrei potuto prendere tre». Crescere, in fondo, significa questo. Significa imparare a guardare le cose da un altro punto di vista, possibilmente quello positivo. Come Robinson Crusoe che, sull’isola deserta dove è approdato, fa una lista del dare e dell’avere e scopre che, è vero, la situazione è grave («sono solo su un’isola deserta»), ma poteva andargli peggio («tutti gli altri dell’equipaggio sono morti tranne me»).

Giacomo Mazzariol cita proprio l’eroe protagonista del romanzo di Defoe, davanti a un tappeto di studenti e studentesse seduti per terra nell’auditorium del liceo scientifico Cafiero di Barletta. Una posizione non comoda, come Giacomo sa bene («quando andavo a scuola, mi facevo eleggere apposta rappresentante di Istituto cosí alle assemblee non ero costretto a stare per terra»), e per questo, dopo ogni domanda e risposta fa alzare tutti in piedi, per far sgranchire le gambe. Se qualcuno entrasse in uno di questi momenti, chissà cosa penserebbe. Eppure la scuola è questo, è anche questo: ragazzi e ragazze, giovani quasi quanto lo scrittore che sono venuti ad ascoltare, che hanno già amato il libro e che ora si mettono in gioco con il microfono a riempire di domande, di curiosità, di riflessioni, questa mattinata particolare.

Forse perché Mio fratello rincorre i dinosauri, primo romanzo di Giacomo Mazzariol, è un romanzo di formazione, e non un libro sulla disabilità. Parla di loro, di tutti gli adolescenti, non solo di chi ha avuto, come Giacomo, l’esperienza di un fratello down. Parla di quanto potrebbe essere difficile crescere se si rimane intrappolati nelle paure, nei condizionamenti degli altri, nei pregiudizi («la gente prende in giro ciò che non capisce, ciò di cui ha paura»). Parla, insomma, della battaglia che ognuno di loro sta conducendo per affermare la propria identità. Una battaglia che non si vince con i pugni ma con l’ironia: uno dei mali peggiori, dice Giacomo, è il pietismo: «Io mi sono sentito libero quando ho iniziato a entrare nel mondo di Gio e a conoscerlo senza piú pretendere che fosse uguale al mio mondo». Una lezione preziosa. Come questo libro.

Slvia Grima insegna al liceo Cafiero di Barletta.

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