Dori Ghezzi, Giordano Meacci, Francesca SerafiniLui, io, noi

Liceo P. Virgilio Marone, Gioia del Colle (BA)
Classe: I A
Docente: Grazia Procino

Com’è stato l’incontro con De André?

Il nostro primo incontro avvenne mentre io arrivavo dal mio periodo di successi negli anni ’60; quando lo incontrai imparai qualcosa di importante: mi fece vedere come il mondo non è poi cosí diverso e che tutti noi parliamo uno stesso linguaggio. La genesi del libro non ha avuto intenzioni particolarmente definite. Mi sono raccontata agli amici, ho raccontato di me e Fabrizio e insieme ci siamo solo lasciati andare; mi piaceva l’idea di poter raccontare qualche aneddoto in ordine sparso, senza una cronologia precisa che facesse però capire il rapporto fra me e lui e fra lui e il mondo. Fabrizio aveva la necessità di raccontare al pubblico e voleva conoscere sempre: quando, infatti, lo si incontrava, non ci si sentiva mai a disagio; sapeva ascoltare e riusciva a capire, a modo suo, cosa avesse ciascuno dentro.

Come ha gestito il racconto nel film e il film nella narrazione?

Nel film non abbiamo avuto la pretesa di raccontare Fabrizio; egli si era già raccontato attraverso la sua arte. Volevamo, invece, raccontare il nostro De André. Il libro, come il film, non svela e non vuole svelare tutto, come il rapporto fra me e lui: non è necessario né opportuno sapere tutto, ma bisogna essere sempre curiosi. Posso solo dirvi che le nostre vite erano tre: le nostre due, separate, e una insieme.

Qual è la canzone che meglio rappresenta l’amore tra di voi?

Ufficialmente è Hotel Supramonte, poi lui sostiene di non avermene mai dedicate altre, quindi non saprei quale scegliere.

Il tragico evento del sequestro ha modificato i suoi rapporti con la famiglia e la società civile o è rimasto tutto immutato?

No, assolutamente, anzi forse il nostro legame è diventato piú forte di prima; innanzitutto, fortunatamente, ci è capitato in un periodo della vita in cui eravamo già adulti, sarebbe stato disastroso se fosse capitato a un minorenne, a un giovane; per quanto ci riguarda, invece, direi che abbiamo ricominciato a vivere apprezzando di piú la nostra libertà: quando si ha qualcosa non si riesce neanche a considerarla per quello che effettivamente vale.

Quando suo marito ha interrotto le prove del concerto a causa di forti dolori al petto, cosa ha provato?

Non ero lí, sapevo che stesse male ma si pensava a tutt’altro. Si rese conto, a un certo punto, che qualcosa non stava piú funzionando: suonava la chitarra e non era piú coordinato, metteva le dita in posizioni sbagliate. Ha preso e buttato la chitarra ed è stato accompagnato ad Aosta: lí è venuto fuori che si trattava del male peggiore e incurabile.

Nel libro descrive la casa in Sardegna come un luogo accogliente e ospitale anche dopo il rapimento. La nuova proposta di legge sulla legittima difesa prevede che si può reagire anche con armi da fuoco se si è violati nella proprietà privata. Qual è la sua opinione?

Le persone per bene non sono armate. Chi lo è, è un delinquente, e allora io cercherei di disarmare i delinquenti, invece che armare tutti gli altri.

Parlare di Fabrizio la aiuta a perpetuare nel tempo la sua grandezza e il vostro legame, ma quanto è difficile affrontare la vita dovendo convivere con un’assenza che non ha solo una dimensione intima, ma anche un risvolto pubblico? Quando una personalità arriva dritta al cuore, anche le emozioni si amplificano, è davvero cosí?

Si amplificano e si condividono, ecco cosa intendo per noi, l’importanza del noi. Per esempio, un giorno salgo su un taxi a Milano e mi accorgo che il tassista fa tutt’altra strada rispetto alla destinazione. Mi rendo conto che perde del tempo perché prima o poi deve riuscire a fare una delle classiche domande su Fabrizio, e questo avviene quotidianamente. Non c’è giorno in cui non si parli di lui e in qualche modo questo mi ha aiutato a superare tutto e a convivere con Fabrizio in un altro modo e in un’altra dimensione.

Quanto era importante per Fabrizio tenere uniti gli affetti della sua grande famiglia? C’era davvero un legame cosí forte tra la sua produzione e il desiderio di condividere il suo amore per la musica con gli amori della sua vita?

L’amore è amore, c’è un momento per una cosa e un momento per un’altra, senza il bisogno di soppesare. Certo, la famiglia è la famiglia, ma non potrebbe esistere una cosa senza l’altra. C’è bisogno di una cosa per capire quanto si ami l’altra, quello di cui non ti stai occupando al momento. Non potrà mai esistere un interesse solo o un solo amore.

Fabrizio De André è stato un «visionario della forma e del contenuto, un pioniere della lingua» che spiazzava.

Tutto partiva dal suo lavoro di ricerca, di recupero, d’altra parte l’arte è questo: la forma che gli artisti danno a qualcosa. Lui ha messo la sua curiosità a servizio degli esseri umani: prendeva la bellezza ovunque la trovasse, la metteva insieme e la trasformava in bellezza nuova.