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Riccardo GazzanigaNon devi dirlo a nessuno

Luca ha tredici anni ed è genovese. È l’estate del 1989 e la sua famiglia decide di trascorrere le vacanze estive a Lamon, un piccolo centro sulle montagne bellunesi. Al centro della storia c’è l’adolescenza, con i suoi rituali e le sue scoperte: i ragazzi che si sentono i padroni del mondo, le serate passate al campetto di calcio, le gare in bici, le ragazze, i primi baci, Luca che ha una cotta per Chiara, che ha una cotta per Samuele. Finché una sera, succede qualcosa di inquietante. Addentratosi nel bosco con il fratellino Giorgio, Luca si accorge che nel buio due occhi li stanno fissando.

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Beppe FenoglioUna questione privata

«Tu non devi sapere niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima».

Langhe, tempo di Resistenza. Fenoglio racconta temi a lui molto cari: le guerre partigiane, la Storia pubblica e militare, gli scontri a fuoco, i movimenti delle truppe e delle bande fasciste e antifasciste, la crudeltà e la morte che ne consegue. Ma non è tutto. A questo si intreccia una storia piú piccola, piú personale e intima, eppure vissuta in modo non meno tragico, che vede protagonista il giovane Milton, studente universitario ed ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome.

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Andrea De BenedettiLa situazione è grammatica

Accellerare o accelerare? Se stesso o sé stesso? Valige o valigie? Un pò o un po’?

Capita a tutti di commettere errori di grammatica. Per distrazione, per un riflesso condizionato, non necessariamente per ignoranza. A volte, strano ma vero, a sbagliare è proprio la lingua, con le sue prescrizioni illogiche e le sue regole irragionevoli. In questo piccolo e agile volume, non privo di ironia, il linguista Andrea De Benedetti ricostruisce la storia del vocabolario italiano attraverso gli errori più comuni, le distrazioni e i lapsus.

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Akhil SharmaVita in famiglia

La famiglia Mishra, padre, madre e due figli, si trasferisce dall’India frugale degli anni Settanta negli Stati Uniti. Tutto è nuovo ed entusiasmante: cose mai viste, odori sconosciuti, acqua corrente, ascensori, semafori, tv a tutte le ore, pubblicità; ma anche spaesamento linguistico e razziale e segregazioni incomprensibili e talora comiche. Tutto è una scoperta. Ajay cresce e va a scuola con ottimi risultati, ma è Birju, il primogenito, il vanto della famiglia: è un ragazzo eccezionale, viene ammesso in una scuola superiore prestigiosa, vuole diventare medico. È in lui che la famiglia Mishra ripone le speranze di integrazione e ascesa sociale. Ma all’improvviso questo universo in costruzione crolla. Tre minuti appena. Un tempo cosí breve, eppure sufficiente a deviare il corso di un’esistenza, azzerandone il futuro.

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Ester ArmaninoStoria naturale di una famiglia

Per cercare di capire il mondo degli adulti, Bianca lo osserva con gli occhi spalancati e con la curiosità di una piccola entomologa. Come attraverso la lente di un microscopio, cerca nei gesti affannati dei genitori e del fratello i movimenti ordinati e rassicuranti degli insetti, finendo per sovrapporre quel mondo in cui non esistono i tradimenti e le famiglie non si sfasciano a quello reale: «Mi vedevo piccoli uncini al posto delle mani, con quelli potevo rimanere arpionata alla terra e guardare le cose da lì, dove non era possibile cadere».

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Classe

Primo LeviLa tregua

IISS Cezzi De Castro Moro, Maglie (LE)
Classe: III A CAT
Docente: Elena Tamborrino

«Giunsi a Torino il 19 di ottobre, dopo trentacinque giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava».

Bastano queste poche parole per riconoscere il senso del viaggio maledetto di Primo Levi, all’epoca giovane chimico torinese di famiglia ebraica, iniziato in Se questo è un uomo dove si narra della deportazione e della prigionia ad Auschwitz, e terminato con il racconto di un ritorno a casa, ne La tregua, scritto tra il 1961 e il 1962 e pubblicato da Einaudi la prima volta nel 1963, ben diciotto anni dopo le terribili esperienze vissute dall’autore.

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Elena VarvelloLa vita felice

Elia ha sedici anni ed è un ragazzo solitario. Suo padre Ettore ha perso il lavoro e ora sembra perdere, giorno dopo giorno, anche la ragione: si chiude in garage, scrive lettere in cui denuncia un complotto di cui si sente vittima, sparisce per ore a bordo di un furgone. La madre Marta si aggrappa al ricordo di un marito che di fatto non c’è più. E così la routine famigliare si inceppa, fino a precipitare in una notte d’agosto.

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Paola MastrocolaL’amore prima di noi

I miti sono quel che resta dopo il tempo che passa, sono racconti favolosi con i quali gli uomini cercano di comprendere e afferrare grandi verità. Parlano a noi e di noi, per questo sono eterni. Con grande maestria Paola Mastrocola attinge alla mitologia antica e la riscrive, riempiendo gli spazi bianchi che ogni storia offre e restituendola al lettore carica di nuovi significati.

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Roberto VecchioniLa vita che si ama

«Non si è felici nell’imperturbabilità, ma nell’attraversamento del vento e della tempesta».

Che cos’è la felicità? Una cosa transitoria che incrocia la vita per brevi momenti, o un modo di essere e di affrontare l’esistenza, nonostante i dolori e le difficoltà quotidiane? È intuile chiederlo. Lo scrive un padre ai propri figli, Francesca, Carolina, Arrigo ed Edoardo: la felicità non è una questione di istanti, ma una presenza costante; il problema è saperla intravedere, imparando a non farci abbagliare. Il padre è Roberto Vecchioni, che decide di spogliarsi dei panni di cantautore per vestire quelli di uomo comune e affrontare la sfida dell’essere felici partendo dagli affetti più cari.

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Paolo CognettiLe otto montagne

«Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa».

Pietro è un ragazzino di città. La madre lavora in un consultorio di periferia, farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un solitario, e torna a casa ogni sera carico di rabbia. Ma sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.

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