«L’Agnese va a morire è una delle opere letterarie piú limpide e convincenti che siano uscite dall’esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire ai piú giovani e ai ragazzi delle scuole che cosa è stata la Resistenza: una guerra di popolo, la prima autentica guerra di popolo della nostra storia» (Sebastiano Vassalli).
Sembra di vederla l’Agnese, con la vestaglia a fiori, le sporte sulle spalle e i piedi gonfi infilati nelle ciabatte informi. L’Agnese che fa la lavandaia e vive con il marito Palita che impaglia fiaschi e costruisce scope e panieri. E che tra una giocata di carte e un bicchiere di vino aiuta i partigiani a organizzare i loro movimenti.
L’Agnese è all’oscuro dell’attività clandestina del marito, finché un giorno i tedeschi non lo portano via: Palita muore prima di arrivare a destinazione. È da questo momento, quasi senza rendersene conto, che l’Agnese si ritrova tra le fila dei partigiani delle Valli di Comacchio a fare da staffetta: una presenza indispensabile, «sempre piú grande, titanica», che si prodigherà fino alla fine per i suoi ragazzi.
L’Agnese va a morire ha vinto il Premio Viareggio nel 1949.
«Ho riletto dopo tanti anni (dalle mie parti era praticamente d’obbligo alle scuole medie) L’Agnese va a morire di Renata Viganò e devo dire che, personalmente, lo trovo il romanzo piú riuscito e incisivo sulla Resistenza» (Lorenzo Mazzoni, «Il Fatto Quotidiano»).
«Un libro da leggere e rileggere, e leggere ancora» (Giacomo Galanti, «Huffington post»).
Su RepTv, in occasione dei 75 anni dalla Liberazione, l’attrice Lunetta Savino ha letto un estratto dal romanzo.
A partire dal libro, il regista Giuliano Montaldo ha realizzato un film (1976):
Del romanzo e del film omonimo si è parlato su Radio 3: