Cinquantadue capolavori per cinquantadue storie: un museo sempre aperto, rigoroso e anarchico insieme, al quale Melania Mazzucco aggiunge valore con il suo modo di raccontare l’arte, nuovo e originale, dimostrando che i capolavori hanno bisogno della grande letteratura per continuare a vivere ancora.
«Se sentirete anche voi voglia di vedere (o rivedere) questa o quell’opera coi vostri occhi, allora questo museo esisterà davvero e sarà nostro».
Ogni quadro, ogni opera, che sia stata vista in una chiesa, in un museo o esposta in una mostra, lascia qualcosa a chi la guarda. Ad essersi accatastate nel tempo, in un angolo, foto e cartoline che ne mantengono il ricordo. È cosí che Melania Mazzucco decide di iniziare a raccontare quei dipinti che tanto hanno colpito la sua sensibilità. Abbracciano cinque continenti e appartengono a un arco temporale che va dall’antichità ai giorni nostri, ma senza seguire un ordine cronologico. Da Ad Parnassum di Paul Klee a Susanna e i vecchioni di Artemisia Gentileschi, da Lirica di Vasilij Kandinskij al Cane di Francisco Goya, dalla Lattaia di Vermeer alle Cattive madri di Segantini, dalle Aringhe affumicate di Vincent Van Gogh alla Madonna dei Pellegrini di Caravaggio per arrivare, infine, alla scala dai gradini luccicanti d’oro della Presentazione di Maria al Tempio di Tintoretto.
Una selezione che nessun museo reale riuscirebbe mai a contenere, e che offre al lettore la possibilità di incontrare quelle opere che diventano presenza, emozione, scintilla di significato del mondo.
Leggi un estratto.
«Cinquantadue perle di diversa grandezza e luce. Una collana di quadri straordinari, eccentrici ed imprevisti» (Simona Maggiorelli, «Left»).
Melania Mazzucco parla del libro a Rainews24:
e a TV2000:
L’intervista all’autrice su Fahrenheit: